Pompei

a cura di Dalila Segoni, pubblicato il 26/02/2023

Autore non identificato, Pompei - insediamento, area urbana, insediamento urbano (Età del Ferro-Età imperiale), 1500919864 Catalogo Generale dei Beni Culturali
Autore non identificato, Pompei - insediamento, area urbana, insediamento urbano (Età del Ferro-Età imperiale), 1500919864

dal Catalogo

«Una nube si formava e non era chiaro all'osservatore da quale monte s'innalzasse (si seppe, poi, essere il Vesuvio), il cui aspetto, fra gli alberi, era vicino a quello del pino. Essa, infatti, levatasi verticalmente come un altissimo tronco, s'allargava poi a guisa di rami, probabilmente perché, sollevata grazie alla spinta di una corrente ascendente e poi abbandonata a sè stessa per il cessare di quella, o cedendo al suo stesso peso, si allargava lentamente: a tratti bianca, a tratti nera e sporca a causa della terra e della cenere che trasportava[1]

Con queste parole, Plinio il Giovane racconta nella celebre epistola indirizzata a Tacito l’eruzione del Vesuvio, avvenuta nel 79 d.C. Sappiamo dalle fonti e dai ritrovamenti archeologici, che si trattò di un evento particolarmente violento: le città di Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabia furono distrutte anche a causa di forti terremoti e in questa occasione, trovarono la morte tantissime persone.

La città di Pompei rimase sepolta sotto la coltre di cenere e lapilli per secoli. Nonostante gli esigui ritrovamenti di monete e architetture nel corso del tempo, bisognerà attendere la metà del XVIII secolo, quando Carlo III di Borbone (1716-1788) fondò l’Accademia Ercolanese e s’iniziò a scavare e descrivere i reperti, riunendoli prima nel Museo della Reggia di Portici, e in un secondo momento, al Real Museo di Napoli.

Grazie ai Borbone, una parte significativa della città venne riportata alla luce, furono ritrovati il tempio della Fortuna Augusta e le Terme del Foro: numerosi intellettuali provenienti da tutta Europa, rimasero incuriositi dai numerosi ritrovamenti. Raggiunsero Pompei per studiare in quello che poteva essere considerato uno dei musei a cielo aperto più bello, con tantissimi reperti ancora da scoprire.

Ancora oggi Pompei regala ai suoi visitatori emozioni uniche. Passeggiare tra le sue strade, ammirare le splendide pitture conservate e immergersi nella sua storia, è come tornare indietro nel tempo e guardare da vicino le testimonianze di questa splendida città romana.



[1] Plinio il Giovane, Lettere ai familiari, VI, 16, si veda  https://docenti.unimc.it/giovanna.digiacomo/teaching/2015/15531/files/plinio-il-giovane-epistole-vi-16-e-20-eruzione-del-vesuvio

Fotografo non identificato, Pompei - Scavi archeologici, Casa del Fauno, colonne dell'atrio dopo il restauro, 1941-1960, gelatina ai sali d'argento, MPI6059590 Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Fotografo non identificato, Pompei - Scavi archeologici, Casa del Fauno, colonne dell'atrio dopo il restauro, 1941-1960, gelatina ai sali d'argento, MPI6059590

Fotografo non identificato, Pompei - Scavi archeologici, Antiquarium durante i lavori di restauro, 1941-1960, gelatina ai sali d'argento, MPI6059584 Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Fotografo non identificato, Pompei - Scavi archeologici, Antiquarium durante i lavori di restauro, 1941-1960, gelatina ai sali d'argento, MPI6059584

Mentnafunangann, Via dell'Abbondanza a Pompei, 2009, fotografia digitale Mentnafunangann, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Mentnafunangann, Via dell'Abbondanza a Pompei, 2009, fotografia digitale

Mentnafunangann, Casa di Marco Lucrezio Frontone - MIBACT, 2014, fotografia digitale Mentnafunangann, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Mentnafunangann, Casa di Marco Lucrezio Frontone - MIBACT, 2014, fotografia digitale

sébastien amiet, Pompei, 2016, fotografia digitale sébastien amiet;l, CC BY 2.0, Wikimedia Commons
sébastien amiet, Pompei, 2016, fotografia digitale

Mentnafunangann, Granai del Foro - MIBACT, 2014, fotografia digitale Mentnafunangann, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Mentnafunangann, Granai del Foro - MIBACT, 2014, fotografia digitale