episodi della vita di San Francesco d'Assisi
Il ciclo pittorico narra, in ventinove lunette che si susseguono sui quattro lati del chiostro, la vita di San Francesco dalla nascita fino alle esequie. Le composizioni, la cui decorazione ha inizio sulla parete meridionale e procede in senso orario rispettando la sequenza degli episodi agiografici del Santo, sono connotate da un'impostazione semplice e austera, rispecchiando così, nel rigore formale e nelle notazioni pauperistiche, la vita e i dogmi francescani. Il programma iconografico, riflettendo il pensiero espresso dai movimenti degli Spirituali e degli Osservanti (corrente a cui appartenevano i Frati minori di Ognissanti), richiama le idee manifestate secoli prima dall'abate Gioacchino da Fiore e palesate nella sua celebre frase "Erunt duo viri" incisa sull'architrave del portale di accesso al chiostro. Tale frase, allusiva alla collaborazione dei due fondatori degli ordini mendicanti, chiarisce la presenza della figura di Domenico, che, in più di un'occasione, viene effigiato all'interno del ciclo insieme a Francesco. Gli affreschi, i cui singoli episodi sono scanditi da citazioni tratte dalle "Rime" di Andrea Grillo, hanno come probabile fonte letteraria un testo di Marco da Lisbona diffuso in Italia a partire dal 1582: le "Chronicas" (cfr. Conigliello 1989)
- OGGETTO dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Ligozzi Jacopo (1547/ 1626): disegnatore/esecutore
Mannozzi Giovanni Detto Giovanni Da San Giovanni (1592/ 1636): esecutore
Tarchiani Filippo (1576/ 1645)
Ferrucci Nicodemo Di Michelangelo (1574/ 1650)
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'intero ciclo decorativo venne commissionato dai frati minori al veronese Jacopo Ligozzi, autore, come attesta la firma autografa nella seconda e quinta scena, della parete meridionale, di quella occidentale e degli episodi quali "L'incontro di San Francesco, San Domenico e Sant'Angelo Carmelitano in San Giovanni in Laterano" e "San Francesco riceve le stimmate". A lui subentrarono, in un secondo momento, Giovanni Mannozzi, Galeazzo Ghidoni, Filippo Tarchiani e Nicodemo Ferrucci che portarono a compimento la parte restante del ciclo, avvalendosi, per alcune scene (è questo il caso della "Cacciata dei diavoli"), di disegni preparatori che lo stesso Ligozzi aveva lasciato. Il 1599, anno delle "Rime" di Andrea Grillo, testo da cui il Ligozzi avrebbe tratto le citazioni presenti sotto ogni singolo episodio entro cartigli o cornici, è stato fissato come termine post quem per l'inizio dei lavori del ciclo (Conigliello 1989). Ipotesi avvalorata dalla presenza di due date trascritte dal pittore veronese negli episodi de "Il dono del mantello" e "La rinuncia ai beni paterni", rispettivamente 1600 e 1602. Se poi consideriamo un pagamento avvenuto nel 1605 da parte di un certo Balì Roberto Pucci per una della lunette del chiostro e che la sesta storia venne ripresa tra il 1604 e il 1607 dal Poccetti in uno degli affreschi dell'Annunziata (Conigliello 1989), possiamo proporre anche un arco cronologico per le prime scene ligozziane compreso tra il 1600, anno tradizionalmente riconosciuto dalla letteratura (a partire da Giuseppe Richa) come inizio della decorazione, e il 1607. A distanza di quasi un decennio subentrò, nella parete settentrionale, il pittore Toscano in arte conosciuto come Giovanni da San Giovanni che dipinse le prime cinque storie (Baldinucci 1846). Fu la volta di Galeazzo Ghidoni con l'episodio del "San Francesco che resuscita un bambino annegato" e di Filippo Tarchiani con il "Miracolo di San Francesco che converte l'acqua in vino". Le successive scene, ventitre e ventiquattro, si devono nuovamente al Ligozzi che lasciò definitivamente il posto a Nicodemo Ferrucci, autore delle cinque lunette conclusive del ciclo francescano. Il termine della decorazione può essere considerata, come riferisce il Terrinca (1691), la data 1624 (Matteoli 1973; Conigliello 1990). Nonostante la sua matrice cinquecentesca con richiami dichiaratamente manieristi, gli affreschi del Ligozzi, come sottolinea Lucilla Conigliello (1989), si differenziano dalla tradizione cinque-seicentesca di Andrea del Sarto piuttosto che Bernardo Poccetti, non soltanto per spazi meno scenografici e figure che si proiettano in primissimo piano, ma anche per una grande attenzione ai particolari che denotano il gusto per l'ornato (elemento distintivo della sua attività di decoratore) e per l'introduzione di elementi di novità che creano nello spettatore effetto di meraviglia. La sua pittura nitida e arcaizzante, che bene si fonde con la vita francescana e costituisce un modello per il fedele, si rivolge piuttosto, nell'organizzazione degi spazi riprodotti come scatole prospettiche e nelle tipologie fisionomiche, agli artisti del secolo XV (Ghirlandaio, Signorelli)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900655765-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0