nascita di San Francesco d'Assisi

dipinto murale, post 1599 - ca 1607

Il ciclo, che ha inizio sulla parete meridionale di fianco all'arcone di accesso al chiostro con l'intervento di Iacopo Ligozzi, descrive la vita di San Francesco in pieno accordo con quella del Cristo, non solo nella conformità degli episodi che sono gli stessi a ripetersi, ma nelle circostanze in cui si svolgono i fatti (miracoli dei morti resuscitati, manifestazione delle delle stigmate ricevute sul monte della Verna, etc...). E' questo il caso della prima lunetta con la nascita di San Francesco in cui l'evento narrato ricalca per molti aspetti (tra cui la riproposizione della stalla e la raffigurazione dei due animali sullo sfondo), la venuta al mondo del Redentore. In primo piano al centro, la puerpera viene assistita da un nutrito gruppo di donne. L'episodio, descritto accuratamente nella sua intimità religiosa, richiama, in particolar modo nelle figure della balia e del piccolo appena nato, la coeva "Natività della Vergine" che lo stesso Ligozzi aveva dipinto per l'abbazia di Monte Oliveto maggiore (Conigliello 1989). Per l'impianto compositivo della lunetta sembra invece che il pittore veronese abbia ripreso l'omonima scena dall'incisione di Francesco Villamena tratta dalla serie delle stampe del 1594 illustranti la vita di San Francesco (Prosperi Valenti Rodinò, 1982)

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Ligozzi Jacopo (1547/ 1626): disegnatore/esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'intero ciclo decorativo venne commissionato dai frati minori al veronese Jacopo Ligozzi, autore, come attesta la firma autografa nella seconda e quinta scena, della parete meridionale, di quella occidentale e degli episodi quali "L'incontro di San Francesco, San Domenico e Sant'Angelo Carmelitano in San Giovanni in Laterano" e "San Francesco riceve le stimmate". A lui subentrarono, in un secondo momento, Giovanni Mannozzi, Galeazzo Ghidoni, Filippo Tarchiani e Nicodemo Ferrucci che portarono a compimento la parte restante del ciclo, avvalendosi, per alcune scene (è questo il caso della "Cacciata dei diavoli"), di disegni preparatori che lo stesso Ligozzi aveva lasciato. Il 1599, anno di edizione delle "Rime" di Andrea Grillo, testo da cui il Ligozzi avrebbe tratto le citazioni presenti sotto ogni singolo episodio entro cartigli o cornici, è stato fissato come termine post quem per l'inizio dei lavori del ciclo (Conigliello 1989). Ipotesi avvalorata dalla presenza di due date trascritte dal pittore veronese negli episodi de "Il dono del mantello" e "La rinuncia ai beni paterni", rispettivamente 1600 e 1602. Se poi consideriamo un pagamento avvenuto nel 1605 da parte di un certo Balì Roberto Pucci per una della lunette del chiostro e che la sesta storia venne ripresa tra il 1604 e il 1607 dal Poccetti in uno degli affreschi dell'Annunziata (Conigliello 1989), possiamo proporre anche un arco cronologico per le prime scene ligozziane compreso tra il 1600, anno tradizionalmente riconosciuto dalla letteratura (a partire da Giuseppe Richa) come inizio della decorazione, e il 1607. A distanza di quasi un decennio subentrò, nella parete settentrionale, il pittore Toscano in arte conosciuto come Giovanni da San Giovanni che dipinse le prime cinque storie (Baldinucci 1846). Fu la volta di Galeazzo Ghidoni con l'episodio del "San Francesco che resuscita un bambino annegato" e di Filippo Tarchiani con il "Miracolo di San Francesco che converte l'acqua in vino". Le successive scene, ventitre e ventiquattro, si devono nuovamente al Ligozzi che lasciò definitivamente il posto a Nicodemo Ferrucci, autore delle cinque lunette conclusive del ciclo francescano. Il termine della decorazione può essere considerata, come riferisce il Terrinca (1691), la data 1624 (Matteoli 1973; Conigliello 1990). Nonostante la sua matrice cinquecentesca con richiami dichiaratamente manieristi, gli affreschi del Ligozzi, come sottolinea Lucilla Conigliello (1989), si differenziano dalla tradizione cinque-seicentesca di Andrea del Sarto piuttosto che Bernardo Poccetti, non soltanto per spazi meno scenografici e figure che si proiettano in primissimo piano, ma anche per una grande attenzione ai particolari che denotano il gusto per l'ornato (elemento distintivo della sua attività di decoratore) e per l'introduzione di elementi di novità che creano nello spettatore effetto di meraviglia. La sua pittura nitida e arcaizzante, che bene si fonde con la vita francescana e costituisce un modello per il fedele, si rivolge piuttosto, nell'organizzazione degi spazi riprodotti come scatole prospettiche e nelle tipologie fisionomiche, agli artisti del secolo XV (Ghirlandaio, Signorelli)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900655765-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • ISCRIZIONI in basso, al centro della lunetta entro una finta cornice - NON IN PURPUREO LETTO/ MA (I)N VIL PRESEPIO IL RE DI GLORIA NACO/ A RASSE(M)BRARLO IL GRA(N) FRANCESCO ELETTO/ NASCENDO TRA GIUME(N)TI GIACQ/ [---]COVE/ [---]O I(M)PERA - Angelo Grillo (Rime) - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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