L'affresco descrive il momento in cui San Francesco, ungendo per tre volte consecutive con la propria saliva gli occhi di una fanciulla, le ridona la vista. Purtroppo le condizioni della lunetta, nonostante i sapienti restauri intrapresi negli anni '50, sono assai precarie, ed è grazie ad un'incisione ottocentesca di Francesco Spagnoli, che possiamo recuperarne la lettura (Conigliello 1989). Dal disegno, con le figure disposte a semicerchio secondo una sapiente prospettiva, apprendiamo come il pittore, non solo si fosse specializzato nella realizzazione della figura umana appresa durante l'alunnato presso la bottega fiorentina di Matteo Rosselli, ma come, memore degli insegnamenti dello scenografo, prospettico e incisore Giulio Parigi, riusciva ad organizzare gli spazi a sua disposizione. Tali caratteristiche sono ravvisabili in tutte le lunette a lui attribuite fin qui descritte, dove possiamo apprezzarlo anche come disegnatore di architetture e d'interni (si veda per esempio l'episodio con la "Cacciata dei diavoli da Arezzo" e la scena con il "Miracolo del fanciullo resuscitato")