Il crocifisso di San Damiano parla a San Francesco
L'affresco rappresenta due momenti della vita del Santo. In primo piano è descritto Francesco in abiti cortesi all'interno della chiesa di San Damiano che, in ginocchio, con la mano sinistra sul petto e l'altra aperta, prega il Crocifisso collocato sopra la mensa d'altare. Sullo sfondo, a sinistra della lunetta, è rappresentato il momento in cui, il Santo, accompagnato dalla figura di un prete, lascia un'offerta all'interno di una nicchia, per il restauro dell'edificio. Nonostante lo stato conservativo di questa lunetta non sia dei migliori, si può apprezzare con quanta cura il Ligozzi descriva l'interno della chiesa: particolari accuratamente riprodotti come la mensa d'altare, le cui gambe finemente scolpite sorreggono un piano su cui poggiano un vaso di fiori e un candeliere, piuttosto che una tavola dal soggetto sacro ("dipinto nel dipinto"), creano un'atmosfera intima, adatta per il raccoglimento e la preghiera. Anche nel modo di concepire lo spazio vista prospettico il pittore riesce a dare prova della sua abilità riproponendo quelle scatole prospettiche tanto care agli artisti del Quattrocento
- OGGETTO dipinto murale
-
MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
-
ATTRIBUZIONI
Ligozzi Jacopo (1547/ 1626): disegnatore/esecutore
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'intero ciclo decorativo venne commissionato dai frati minori al veronese Jacopo Ligozzi, autore, come attesta la firma autografa nella seconda e quinta scena, della parete meridionale, di quella occidentale e degli episodi quali "L'incontro di San Francesco, San Domenico e Sant'Angelo Carmelitano in San Giovanni in Laterano" e "San Francesco riceve le stimmate". A lui subentrarono, in un secondo momento, Giovanni Mannozzi, Galeazzo Ghidoni, Filippo Tarchiani e Nicodemo Ferrucci che portarono a compimento la parte restante del ciclo, avvalendosi, per alcune scene (è questo il caso della "Cacciata dei diavoli"), di disegni preparatori che lo stesso Ligozzi aveva lasciato. Il 1599, anno di edizione delle "Rime" di Andrea Grillo, testo da cui il Ligozzi avrebbe tratto le citazioni presenti sotto ogni singolo episodio entro cartigli o cornici, è stato fissato come termine post quem per l'inizio dei lavori del ciclo (Conigliello 1989). Ipotesi avvalorata dalla presenza di due date trascritte dal pittore veronese negli episodi de "Il dono del mantello" e "La rinuncia ai beni paterni", rispettivamente 1600 e 1602. Se poi consideriamo un pagamento avvenuto nel 1605 da parte di un certo Balì Roberto Pucci per una della lunette del chiostro e che la sesta storia venne ripresa tra il 1604 e il 1607 dal Poccetti in uno degli affreschi dell'Annunziata (Conigliello 1989), possiamo proporre anche un arco cronologico per le prime scene ligozziane compreso tra il 1600, anno tradizionalmente riconosciuto dalla letteratura (a partire da Giuseppe Richa) come inizio della decorazione, e il 1607. A distanza di quasi un decennio subentrò, nella parete settentrionale, il pittore Toscano in arte conosciuto come Giovanni da San Giovanni che dipinse le prime cinque storie (Baldinucci 1846). Fu la volta di Galeazzo Ghidoni con l'episodio del "San Francesco che resuscita un bambino annegato" e di Filippo Tarchiani con il "Miracolo di San Francesco che converte l'acqua in vino". Le successive scene, ventitre e ventiquattro, si devono nuovamente al Ligozzi che lasciò definitivamente il posto a Nicodemo Ferrucci, autore delle cinque lunette conclusive del ciclo francescano. Il termine della decorazione può essere considerata, come riferisce il Terrinca (1691), la data 1624 (Matteoli 1973; Conigliello 1990). Come sottolinea la studiosa Lucilla Conigliello (1989), gli affreschi del Ligozzi si differenziano non solo dalla tradizione cinque-seicentesca di Andrea del Sarto piuttosto che Bernardo Poccetti per spazi meno scenografici e figure che si proiettano in primissimo piano, ma anche per una grande attenzione ai particolari che denotano il gusto per l'ornato (elemento distintivo della sua attività di decoratore) e per l'introduzione di elementi di novità che creano nello spettatore effetto di meraviglia. La sua pittura nitida e arcaizzante, che bene si fonde con la vita francescana e costituisce un modello per il fedele, si rivolge piuttosto, nell'organizzazione degi spazi riprodotti come scatole prospettiche e nelle tipologie fisionomiche, agli artisti del secolo XV (Ghirlandaio, Signorelli)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900655765-4
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
- ISCRIZIONI in basso, in corrispondenza del santo che prega entro un cartiglio - OH TRE VOLTE FELICE./ POI CHE TRE VOLTE INCHINA/ ATE QUEL CHE SOSTIENE IL CIELO E DICE./ SOVRASTA A' SANTA CHIESA ALTA RUINA,/ INSPIRISI DIVINA/ VIRTU', PER FARNE LA TUA MAN SOSTEGNO/ E' NCORONARTI NEL SUPERNO REGNO - Angelo Grillo (Rime) - lettere capitali - a pennello nero - volgare
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0