Il tardo Barocco a Noto
Noto viene considerata come la Capitale del Barocco per le bellezze artistiche e architettoniche che la contraddistinguono. Nel 2002 è stata iscritta nella Lista dei siti UNESCO e considerata Patrimonio Mondiale dell'Umanità, insieme alle altre città tardo barocche del Val di Noto.
Distrutta dal terribile terremoto del 1693, la città venne subito ricostruita ex novo in un'area non distante dal sito originario, sulla base di un progetto urbanistico del tutto particolare e di una tradizione architettonica locale che fece propri gli influssi dell'architettura barocca romana, francese e spagnola per dar vita a un ambiente urbano di incredibile bellezza, simbolo della richezza della società civile e religiosa netina del Settecento.
Il ricorso alla tenera pietra calcarea locale, di colore rosato e dorato, come materiale da costruzione, che conferisce agli edifici eleganza e un'uniformità cromatica, unita alla sapienza scultorea con la quale è stata modellata, rendono la città un luogo suggestivo, molto apprezzato dai turisti e dai registi che scelsero Noto come set cinematografico per girarvi numerosi film.
Archivi fotografici ICCD, GFN
Gabinetto Fotografico Nazionale, Buratta, Fabrizio - Stocchi, Albino, Noto - Palazzo Nicolaci di Villadorata, facciata, particolare balcone, 2005, fotografia digitale, DGT003414
La Noto che vediamo oggi, situata su una parte collinare ai piedi dei monti Iblei, è frutto della ricostruzione avvenuta subito dopo il terremoto che nel 1693 distrusse completamente il sito originario dell'antica città, distante 8 km da quello attuale.
Nel 1700 il Consiglio della città stabilì di ricostruire la Nuova Noto chiamando a collaborare alla definizione dell'impianto urbanistico diverse personalità tra tecnici, architetti, ingegneri e artisti. Tra questi vi furono l'ingegnere militare olandese Carlos Grunembergh, il matematico netino Giovanni Battista Landolina, l'architetto gesuita Angelo Italia, l'architetto Rosario Gagliardi e il suo allievo Vincenzo Sinatra, Paolo e Bernardo Labisi, il pittore Antonio Mazza e poi, capimastri e scalpellini che diedero un nuovo volto alla città ispirandosi alla corrente barocca e rococò spagnola, francese, romana e siciliana, caratterizzata da un accentuato decorativismo e da un forte impatto scenografico.
L'assetto urbanistico progettato per la Nuova Noto, su disegno dell'architetto Angelo Italia, presenta un impianto rigorosamente geometrico del tutto particolare, ispirato ai rapporti armonici dei trattati architettonici antichi, utilizzati dagli architetti del Sei e Settecento.
Disposta a terrazze sul declivio del colle Meti, la città viene divisa in due aree: l'area del potere e delle istituzioni, della Chiesa e dell'aristocrazia, con gli edifici nobiliari e i complessi religiosi che si sviluppano lungo gli assi portanti costituiti dalle vie Salicano e Corso Vittorio Emanuele nella parte bassa della città, e l'area sede del popolo, costruita con maglia a scacchiera sulla spianata alta del colle Meti.
Come materiale da costruzione venne impiegata la tenera pietra locale, di colore rosato e dorato, che conferisce alle architetture un senso di eleganza e uniformità.
Il forte carattere scenografico delle architetture, che spesso si presentano come vere e proprie quinte urbane, insieme al ricco apparato decorativo scultoreo che caratterizza il prospetto di molti edifici civili e religiosi e alla ricchezza degli arredamenti e dei cicli decorativi ad affresco che contraddistinguono gli ambienti interni, sono espressione dello stile Barocco e Neoclassico adottato dai protagonisti di quella stagione, ma anche il simbolo della ricchezza e dell'erudizione della società aristocratica e degli Ordini religiosi netini del Settecento.
Protagonista dello stile barocco in architettura fu Rosario Gagliardi, che progettò e realizzò i più importanti edifici netini, spesso portati a compimento dal suo allievo e collaboratore Vincento Sinatra o da altri architetti del posto. Esperto conoscitore del Barocco romano e austriaco e del Neoclassicismo francesce, Gagliardi può essere considerato come il più originale e innovativo tra gli architetti dell'epoca, in grado di fondere gli influssi derivati dall'architettura europea al linguaggio barocco locale. Alla sua morte, nominò suo procuratore Vincenzo Sinatra, che portò avanti la tradizione barocca e neoclassica inaugurata da Gagliardi attraverso nuove declinazioni.
Altra figura protagonista dell'architettura tardo barocca netina fu Francesco Paolo Labisi che, nella seconda metà del Settecento, ricoprì la carica di architetto ufficiale di Noto e, insieme al figlio Maria Bernardo Labisi, lavorarò in diversi cantieri della città.
Dall'analisi e dallo studio delle architetture netine emerge un problema storiografico di attribuzionismo ancora tutto da risolvere, e che attende nuovi contributi scientifici per una più precisa definizione delle responsabilità. Non sempre è infatti possibile rilevare o definire con certezza l'autore del progetto o dell'esecuzione materiale degli edifici. Di conseguenza, è opportuno considerare le notizie storiografiche esistenti sui diversi edifici, nella consapevolezza dell'impossibilità di attribuire con assoluta certezza ad un singolo autore l'opera in esame, talvolta frutto di una collaborazione tra diverse maestranze.
Tuttavia, grazie al lavoro di catalogazione dei principali edifici netini condotto dal Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione della Regione Sicilia nei primi anni Novanta, è oggi possibile disporre di una base di conoscenza utile, anche in merito alle attribuzioni, per lo studio e l'analisi dell'architettura tardo barocca netina, nonché per la valutazione dello stato di conservazione degli immobili nel tempo.
Alle schede di catalogo si aggiungono, come fonti di conoscenza, le serie fotografiche conservate negli Archivi fotografici dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), che ritraggono i principali monumenti netini e i particolari dell'apparato decorativo e liturgico degli edifici religiosi e civili della città. Tra queste vi è la campagna fotografica realizzata da Fabrizzio Buratta e Albino Stocchi per conto del Gabinetto Fotografico Nazionale (GFN) nel 2005, la serie di cartoline storiche appartenenti al Fondo Fotografico Ferro Candilera, le fotografie del Fondo Fotografico del Ministero della Pubblica Istruzione (Fondo MPI).
Il patrimonio fotografico e catalografico dedicato alla città di Noto rappresenta, dunque, una fonte preziosa non solo per la conoscenza, ma anche per la conservazione dei valori culturali, storici e materiali di un patrimonio culturale continuamente esposto al rischio di distruzione, essendo la Sicilia sud-orientale considerata ad alto livello sismico. La storia del Val di Noto, infatti, è una storia scandita da ripetuti eventi sismici che hanno determinato le condizioni della nascita delle Capitali del Barocco e, al tempo stesso, della loro esistenza.
Oltre al patrimonio artistico e architettonico, Noto conserva un complesso patrimonio immateriale costituito da feste religiose e tradizioni popolari che enfatizzano l'aspetto barocco delle città. Ogni anno nel mese di maggio si svolge la manifestazione Primavera Barocca, che prevede l'allestimento di un'infiorata lungo la scenografica Via Nicolaci, mentre nel giorno della festa del Santo Patrono della città, San Corrado Confalonieri, il 19 febbraio, ha luogo la processione religiosa in occasione della quale l'Arca argentea cinquecentesca contenente le spoglie del Santo viene portata a spalla dai membri della Confraternita "Società Fedeli e Portatori di San Corrado".
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