Noto - Cattedrale di San Nicolò
La Cattedrale di San Nicolò è l'edificio più rappresentativo di Noto e del linguaggio tardo barocco locale. Dall'alto della sua scenografica scalinata, domina la Piazza del Municipio, che segna il punto centrale del principale asse viario della città, Corso Vittorio Emanuele. La sua posizione frontale e centrata rispetto a Palazzo Ducezio, sede della Municipalità, simboleggia l'armonia tra il potere religioso e il potere civile nella città.
Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Noto - Cattedrale e Corso Vittorio Emanuele, 1926, cartolina, FFC011509
La Cattedrale di Noto, intitolata a San Nicolò, vescovo di Myra, è l'edificio più importante e più visitato di Noto. E' stato dichiarato Monumento nazionale nel 1940 ed elevato a Basilica minore nel 2012 da Papa Benedetto XVI. Sorge nell'area della Majoris Ecclesiae, che ospita i principali edifici civili e di culto della città, secondo il progetto urbanistico di Angelo Italia e del Duca di Camastra per la Nuova Noto, ricostruita ex novo dopo il terremoto del 1693.
La storia dell'edificio risale al 1693, quando nell'area dell'attuale Chiesa fu posta l'Arca di San Corrado, patrono della città, per segnare il sito di fondazione della Chiesa Matrice di Noto. I lavori di costruzione iniziarono negli anni Quaranta del Settecento ad opera di maestranze locali ma, con alterne interruzioni dovute soprattutto alla mancanza di fondi, si protrassero fino alla fine del Settecento, con il completamento della facciata sotto la direzione dell'architetto Bernardo Labisi. Grazie al contributo delle nobili famiglie locali, che intervennero con donazioni e lasciti, l'edificio poté essere ultimato. In particolare, Giovanni Di Lorenzo, Marchese del Castelluccio, fu il più importante finanziatore della fabbrica e, a proprie spese, fece costruire nel 1771 la scenografica scalinata a tre rampe che precede la facciata della Chiesa.
Nel 1818 la Chiesa venne consacrata dal Vescovo di Siracusa e, nel 1844, fu elevata a Cattedrale da Papa Gregorio XVI.
Per quanto riguarda la paternità del progetto, per lungo tempo attribuita allo stesso Angelo Italia, architetto palermitano appartenente all'Ordine dei Gesuiti, che collaborò insieme al Duca di Camastra alla ridefinizione urbanistica dei centri del Val di Noto colpiti dal terribile evento sismico del 1693, appare oggi plausibile l'attribuzione del progetto a Rosario Gagliardi, attivo già nel 1728 nella fabbrica del Duomo per la sistemazione delle campane. Tuttavia, il prolungarsi dei tempi di costruzione dell'edificio e il susseguirsi di diverse personalità nell'avanzamento dei lavori, rende tuttora dubbiosa la paternità dell'opera rispetto all'originario progetto gagliardiano.
Le incongruenze linguistiche che appaiono nel disegno della facciata sono, ad esempio, da considerare sia alla luce degli eventuali ripensamenti intervenuti in corso d'opera, sia come sintesi di ispirazioni e influssi stilistici molteplici, rendendo ancor più difficile la ricostruzione dell'unità progettuale originaria.
Nella presenza delle due torri in facciata e, più in generale, nella conformazione del prospetto, è stato individuato un riferimento al modello chiesastico francese, in particolare alla Chiesa di Saint Luis di Versailles o di Saint Roch a Parigi, che a loro volta ripresero la tipologia di facciata turrita di epoca normanna. E' stato poi identificato un richiamo al Barocco romano nel finestrone al centro del prospetto, inquadrato da una cornice a orecchie e nei portali di forma neocinquecentesca. Infine, è possibile interpretare in chiave autoctona e locale la conformazione delle nicchie e lo slancio verticale del corpo centrale del prospetto, che ricorda il modello di facciata turriforme, che conobbe grande diffusione nell'architettura chiesastica del Val di Noto dopo il terremoto del 1693.
La soluzione finale della facciata ha previsto, dunque, una particolare sintesi degli elementi che interagiscono per dar vita a un capolavoro dell'architettura tardo barocca.
Oggi la facciata si caratterizza per la scenografica scalinata a tre rampe che la precede. E' articolata in tre corpi, quello centrale e i due laterali che includono la torre campanaria a sinistra e quella dell'orologio a destra. E' suddivisa in due ordini separati da un cornicione fortemente aggettante. L'ordine inferiore, continuo nel suo sviluppo orizzontale, è caratterizzato dalla presenza di colonne libere con capitelli corinzi nel corpo centrale e da paraste e controparaste che delimitano i corpi laterali. Al centro, il portale principale è sormontato da un timpano circolare, sul quale campeggia lo stemma della città di Noto, ed è impreziosito dalla porta in bronzo realizzata dello scultore Giuseppe Pirrone nel 1983 con gli episodi della vita di San Corrado. Ai lati, i due portali che danno accesso alle navate laterali, replicano l'impianto decorativo del portale principale e sono sormontati da nicchie.
L'ordine superiore, suddiviso in tre corpi, replica la scansione dell'ordine inferiore, con colonne libere nel partito centrale, coronate da capitelli corinzi, e paraste binate nei corpi laterali. Il corpo centrale termina con un frontone spezzato sormontato da una croce in ferro e da pinnacoli. Quattro sculture raffiguranti gli Evangelisti, realizzate nel 1796 dallo scultore Giuseppe Orlando, delimitano il partito centrale in prossimità del basamento del secondo ordine.
Tra gli elementi caratteristici del linguaggio gagliardiano rintracciabili nella facciata della Cattedrale di San Nicolò vi è il ricorso alle colonne libere, ripetuto nella facciata della Chiesa di San Domenico e di San Carlo Borromeo, entrambe a Noto. Si tratta di una soluzione di matrice barocca, che restituisce un suggestivo effetto di movimento plastico e crea un gioco di ombre che enfatizza la plasticità degli elementi.
La sobrietà e la misurata geometria che conferisce eleganza alla struttura complessiva del prospetto, è riconducibile invece al linguaggio neoclassico, lontano dall'eclettismo decorativo tipico del Barocco.
L'interno della Cattedrale è articolato in tre navate distribuite su una pianta a croce latina, che terminano con un transetto che taglia trasversalmente lo spazio e un catino absidale semicircolare. L'ambiente si caratterizza per l'aspetto disadorno, privo del ricco apparato decorativo tipico dell'architettura chiesastica tardo barocca locale. I diversi danni subiti dall'edificio in seguito ai ripetuti eventi sismici e ai difetti strutturali, hanno infatti causato la perdita della conformazione originaria dell'ambiente interno. Dell'originaria decorazione della Cattedrale si sono salvati solamente alcuni dipinti settecenteschi e ottocenteschi, un Crocifisso ligneo proveniente dalla Noto Antica, un'acquasantiera e il mausoleo funebre di Giovanni di Lorenzo, Marchese del Castelluccio, in marmo policromo. Tuttavia, l'opera di maggior pregio conservata nell'edificio, anche per il suo valore simbolico e religioso di connessione con la comunità locale, proveniente dalla Noto Antica, è la preziosa Arca argentea cinquecentesca contenente le spoglie di San Corrado Confalonieri, patrono della città e della diocesi di Noto, conservata nella cappella di fondo della navata destra e resa visibile solo in occasione delle festività dedicate al Santo (che ricorrono ogni anno il 19 febbraio), quando viene mostrata ai fedeli e portata in spalla per le vie della città.
La storia della Cattedrale di San Nicolò, come anticipato, è stata segnata da continui crolli causati da eventi sismici e difetti strutturali, seguiti da numerosi interventi di restauro e consolidamento delle strutture portanti. Nel 1848 un terremoto causò il crollo della cupola, delle due cappelle laterali e dei due altari della Croce. I lavori di ricostruzione della cupola (databili tra il 1854 e il 1861) furono affidati all'ingegnere Luigi Cassone. Altri interventi di consolidamento delle strutture, di restauro e decorazione degli ambienti interni, furono avviati all'inizio del Novecento e interessarono la Cappella del SS. Sacramento, la pavimentazione del presbiterio e la costruzione dell'altare maggiore e della cattedra vescovile.
In seguito al terremoto del 1990, la Cattedrale subì nuovamente dei danni strutturali che imposero nuovi interventi di restauro e consolidamento, che non bastarono, tuttavia, ad evitare il crollo del soffitto della navata centrale, della navata destra, del transetto e della cupola nel 1996, a causa di un grave difetto costruttivo ai pilastri della navata centrale. Nel 2000 iniziarono i lavori di ricostruzione delle strutture crollate e di consolidamento di quelle preesistenti. Vennero adottate tecniche costruttive e tipologie di materiali fedeli agli originali utilizzati dalle maestranze locali nel Settecento, coniugando la tradizione con l'innovazione, soprattutto nel garantire una funzionalità antisismica all'edificio. I lavori terminarono nel 2007 con la riapertura della Cattedrale al culto, mentre il rifacimento dell'apparato decorativo terminò nel 2011, con gli affreschi della cupola raffiguranti La Pentecoste e dei pennacchi con le immagini degli Evangelisti.
Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Noto - Urna d'argento contenente il corpo di S. Corrado, eremita protettore della città, 1905, FFC011515
Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, Servizio per i Beni Architettonici (a cura di), Le città tardobarocche del Val di Noto nella World Heritage List dell’UNESCO, Palermo, 2008 (PDF)
Saggi introduttivi di M. Muti, G. Susan, C. Cresti, M. Giuffrè; Testi di S. Piazza; Fotografie di L. Rubino
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Archivio storico delle schede di catalogo, Scheda di catalogo "Chiesa di San Nicolò (Duomo) - Noto (SR)", 1989
Bibliografia in rete
Wikipedia, Cattedrale di Noto, 08/06/2021 (LINK)
Comune di Noto, Capitale del Barocco. Cattedrale di San Nicolò, 08/06/2021 (LINK)
BeWeb, Chiesa di San Nicolò, 08/06/2021 (LINK)
Info Point Noto, Info e visita di Noto, Cattedrale di Noto - Basilica di San Nicolò, 08/06/2021 (LINK)