elementi decorativi vegetali, zoomorfi e antropomorfi
La grotta, accessibile dal secondo terrazzamento del giardino, si sviluppa in un ambiente a pianta cruciforme: è un ninfeo a camera con impianto a croce che si articola nel vestibolo d’entrata in una coppia di nicchie parietali, nel corpo centrale in due fontane e in una loggia coperta affacciata a sud-ovest. Seppur largamente interessato da lacune e perdite, il complesso decorativo a mosaico rustico polimaterico (pietre mischie, incrostazioni di conchiglie, graniglia di pasta vitrea, impiego di concrezioni calcaree per la resa delle fontane), completato dall’utilizzo dello stucco per i rilievi figurati e le cariatidi canefore, ricopre interamente le pareti e il soffitto della grotta, andando a sconfinare nella loggetta. Lo splendido pavimento originario in mattonelle di maiolica dipinta si è conservato solo davanti alle due fontane, collocate rispettivamente nelle pareti est e sud. Derivati dalle Metamorfosi di Ovidio, i temi iconografici identificati si legano alla mitologia classica con gli episodi di Perseo e Andromeda, del Ratto d’Europa, di Diana e Atteone, di Apollo e Dafne, di Minerva e Nettuno e di Minerva e le Muse, sino alla recente restituzione della vicenda dei Niobidi nella volta presso la loggia. L’apparato decorativo polimaterico è frammentato da innumerevoli partiture con cassettoni, girali, candelabre, tropaion, emblemi araldici riferiti alla casata estense (i gigli dorati e l’aquila bianca), mascheroni e cornucopie in un ricchissimo repertorio ornamentale tenuto assieme dall’ubiquo motivo del melo intrecciato con i pomi dorati delle Esperidi. Se entro la partizione decorativa della volta si trovano riquadri e ovali con scene e figure mitologiche, nel registro parietale dei bracci di sinistra e destra sono modellati a rilievo in grandi scomparti alcuni degli episodi ovidiani, mentre nel vestibolo di accesso la coppia di nicchie vuote custodiva in origine sculture antiche. La parete di fondo con la fontana maggiore, arricchita ai lati da coppie di canefore, ospita il ninfeo dedicato a Diana, mentre la fontana minore del braccio sinistro accoglieva la copia romana di Athena Promachos, ora ai Musei Capitolini
- OGGETTO decorazione plastico-pittorica
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MATERIA E TECNICA
conchiglia/ mosaico
- AMBITO CULTURALE Manifattura Italia Centrale
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ATTRIBUZIONI
Ligorio Pirro (attribuito): progettista
Calandrino Paolo (notizie Seconda Metà Sec. Xvi): decoratore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Maccarone, Curzio
- LOCALIZZAZIONE Villa d'Este
- INDIRIZZO Piazza Trento, 5, Tivoli (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La Grotta di Diana, parte di quel meraviglioso complesso che è il giardino di Villa D’Este voluto dal cardinale Ippolito II (1509-1572) e costruito sulle possenti sostruzioni dei terrazzamenti digradanti con alti salti di quota nel luogo di captazione delle acque dell’Aniene, trova collocazione nell’angolo di sud-ovest del giardino, sotto la Gran Loggia. La creazione dell’articolato e vasto insieme incontrava precise rispondenze in un programma iconologico unitario del palazzo e del giardino, secondo costanti riferimenti alla mitologia classica con temi simbolici, allegorici e celebrativi volti ad esaltare le virtù del governatore di Tivoli e della sua casata. Eppure “la coerenza e l’unità sostanziale tra contenuti simbolici e forma visibile” esistente nel complesso cinquecentesco è andata via via perdendosi nei secoli seguenti per l’abbandono e le modifiche avvenute, così il tessuto iconologico dei “numerosi filoni interrelati” risulta oggi di difficile lettura (Paquini Barisi in Cazzato/Fagiolo/Giusti 2001). Sin dall’anonima Descrittione di Tiuoli, manoscritto databile al 1571 ca. con il piano originario dei lavori giunto in doppia copia nelle biblioteche nazionali di Parigi e Vienna (si farà riferimento alla versione francese edita nel 1960 da Coffin), la Grotta di Diana, “dedicata al piacer honesto et alla Castità” viene contrapposta a quella di Venere “dedicata all’appetito, et al piacere voluttuoso” (Coffin 1960, Appendice A, f. 252r). Da questo legame presentato nella menzionata fonte diretta, Coffin elaborò il tema allegorico del conflitto tra Virtù e Vizio, contrapponendo - tramite la celebre immagine dell’Ercole al bivio - la salita all’isolata Grotta di Diana, collocata all’estremità sud-ovest del giardino, alla facile passeggiata piana verso l’opposto fianco di nord-ovest dove si apre la Grotta di Venere. Alla lettura di Coffin si è affiancata la proposta di Marcello Fagiolo con la messa in luce, accanto al bivio di Ercole, del “trivio” che scompone la figura di Venere in celeste, terrestre e lussuriosa; secondo l’interpretazione di Fagiolo: “per la sua posizione e per il suo significato, la Grotta di Venere […] non va identificata con la lussuria bensì con la Venere generante, per le sue connessioni con la Sibilla in quanto Mater Matuta e con la Diana Efesina che trionfano nelle maggiori fontane del settore orientale, il quale dunque si colloca per intero sotto il segno della Virtù” (Fagiolo 1981, p. 182). La proposta di Coffin è stata inoltre messa in discussione da Maria Luisa Madonna, che, sulle premesse di Fagiolo, ha evidenziato la vicinanza della Grotta di Venere alle fontane della stessa dea eponima e di Bacco nel piazzale antistante l’accesso: “Le due divinità [Afrodite e Dioniso] sono state fin qui erroneamente assimilate, sulla base della Descrittione, al piacere disonesto e all’ebrezza (opposti al piacere honesto rappresentato, sempre secondo questa fuorviante interpretazione, dalla Grotta di Diana). Ma in primo luogo Venere è qui divinità salutifera connessa col materno elemento dell’acqua […] generante come Ino, come Diana sive natura genitrix” (Madonna in Fagiolo 1981, p. 208). A ben vedere risulta perfettamente credibile che in una supposta opposizione tra Diana e Venere, debba giocarsi non già una netta contrapposizione ma piuttosto identificarsi una via per la complementarità speculare delle due figure. [IL TESTO PROSEGUE IN OSSERVAZIONI]
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201254204-0
- ENTE SCHEDATORE Villa d'Este-Tivoli
- DATA DI COMPILAZIONE 2019
- ISCRIZIONI fontana maggiore, iscrizione estesa su tre plinti di sostengno delle cariatidi - [...]INO/ DE BONONIA/ OPVS - a mosaico - latino
- STEMMI soffitto; pareti; pavimento - gentilizio - Stemma - Ippolito II d'Este - giglio dorato
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0