pulpito di Giovanni Pisano (sec. XIV)

pulpito, 1302 - 1310

Il pergamo si presenta come una struttura architettonica a base circolare, con un prolungamento posteriore dove si raccordava alla scala originaria. Sulla base tonda sorreggono la struttura undici sostegni, due colonne stilofore, cinque colonne figurate (l' Ecclesia, Ercole, S. Michele Arcangelo, Cristo, e al centro le Virtù Teologali), e altre quattro colonne. Gli archi che si formano tra le colonne sono costituiti da mensole figurate, con al centro le statuette delle Sibille. Al di sopra si sviluppa come superficie circolare continua il ballatoio, formato da nove rilievi figurati, sette convessi e due piani, raffiguranti la vita di Cristo. Tra i rilievi delle colonnine figurate (profeti, la Genealogia di Cristo, S. Paolo tra S. Pietro e S. Giacomo, e il Cristo giudice). Sopra la balaustra un leggio a forma di aquila

  • OGGETTO pulpito
  • MATERIA E TECNICA MARMO GRECO
    MARMO BIANCO
    GRANITO
    PORFIDO
  • ATTRIBUZIONI Giovanni Pisano (1248 Ca./ 1314-1319)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il pergamo di Giovanni venne commissionato nel 1302 dall'Opera del Duomo, e venne terminato nel 1310. Durante l'esecuzione nel 1304 ci fu una disputa tra l'artista e l'operaio Burgundio, sorta per il pagamento non conforme al contratto di Giovanni, che portò prima all'assegnazione della cura dell'esecuzione dell'opera a Nello Falconi, e poi all'appianamento del rapporti tra i due nel 1312-1313. Era collocato in origine all'esterno del coro sul lato destro, quasi addossato alla colonna che precede il pilastro cruciforme sud-est. Quì rimase fino al tragico incendio del 1595, che colpì la cattedrale, e che lo danneggiò. L'opera così danneggiata venne smantellata e rimossa nel 1599; iniziò così la lunga e travagliata perigrinazione dei vari pezzi del pergamo. I primi reimpieghi si hanno nel 1623, quando i rilievi figurati venne inseriti nella balaustra della controfacciata, il Poggiolo delle Relique (40001066). Un inserimento che comportò una loro drastica pulitura e alcune integrazioni ad opera dello scultore Francesco Cioli. Nel 1626 vennero reimpiegati nel nuovo pulpito della cattedrale, dell'artista Chiarissimo Fancelli, le due colonne stilofore, quattro statuette (Genealogia di Cristo [40001161.15], e tre profeti), l'Ecclesia (40001161.2), e varie mensole vennero utilizzate come gradini della scala per il pulpito. Al 1689 risale invece la realizzazione di una acquasantiera per il transetto sud, nella quale fu utilizzata come sostegno il gruppo degli Evangelisti (40001161.7.1) privato del Cristo. Nel 1707 il leggio dell'aquila (40001161.29) fu posto sul lato sinistro del coro, sopra una base di Giuseppe Bambi. Tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 alcuni pezzi del pergamo furono trasferiti nel Camposanto, connotato come museo delle memorie artistiche pisane. Nel 1828-30 l'Ecclesia venne rimossa dal pulpito del Fancelli, come pure i rilievi narrativi dal Poggiolo delle reliquie. Con essi si era progettato di realizzare due amboni simmetrici ai lati del coro, progetto poi fallito. Il rilievo degli Eletti (40001161.26) era invece stato murato sopra la porta della sacrestia nord del Duomo. I due rilievi piani erano confluiti nei parapetti dei nuovi organi del coro. L'idea di una ricomposizione cominciò a circolare nella seconda metà del XIX sec. Si deve allo scultore Fontana la prima ricomposizione con calchi del pergamo, che venne esposta all'Esposizione Universale di Parigi (1867). Al 1872 risale invece la costituzione della commissione per la ricomposizione istituita dal Comune di Pisa, ne facevano parte Martolini G., Lanfredini A., Tanfani Centofanti L. Il modello Fontana aveva alcune mancanze non riconosceva: l'appartenenza al pergamo dei due rilievi piani, e delle mensoli della scala del pulpito Fancelli, e l'estraneità della base quattrocentesca del gruppo degli Evangelisti. Nel 1873 il Comune pisano acconsentì ai lavori di ricomposizione affidando allo scultore Tito Sarrocchi l'esecuzione delle parti mancanti. Il progetto non venne però realizzato. Nel 1892 esce un articolo di Supino, che attacca il progetto Fontana, confutandone l'originarietà dei sostegni figurati, la mancanza della base circolare, e l'arbitrarietà di alcune integrazioni. Tutto ciò porta il trasferimento dei vari pezzi del pergamo nel nuovo museo civico, la Chiesa di S. Francesco. Nel 1902 Supino si ricrede su alcune sue affermazioni, e riconosce come pertinenti al pergamo i due rilievi piani. Di un progetto di ricostruzione si ritorna a parlare nel 1911, ad opera di Ferdinando Puntoni. Nel 1922 l'Opera stanzia dei fondi per la ricostruzione e istituisce una commissione per questo (Puntoni, Bacci, Vaglini, Zucchelli, Simoni). E' in questa occasione che si stabilisce la collocazione odierna del pergamo. All'aprile del 1923 risale invece l'istituzione della commissione governativa (Bacci, Pogliaghi, Supino). Nella riunione congiunta delle due commissioni si era deciso di provare varie soluzioni ricostruttive, nella realtà dei fatti il Bacci aveva provato solo la sua idea ricostruttiva. Visto che la tesi Bacci riscuoteva l'appoggio generale anche il Puntoni vi si adeguò. Nel marzo del 1926 si giunge alla ricostruzione, inaugurata il 25 maggio. La ricostruzione non fu così fedele come era stato proclamato, rimasero fuori alcuni pezzi come gli angeli suonatori, le due sibille di Berlino oggi scomparse, il Tetramorfo, ed il frammento dell'altro leggio del Cristo in pietà. Ugualmente criticabile è la disposizione dei sostegni figurati relegati alla parte posteriore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665649-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI sul bordo del basamento - In pede pulpiti maioris/ circuit hic amnes mundi partesque iohannes/ plurima temptando gratis discenda parando/ queque labore gravi nunc clamat non bene cavi/ dum plus monstravi plus hostita damna probavi/ corde sed ignavi penam fero mente suavi/ ut sibi livorem tollam mitigemque dolorem/ et decus indignum reprobans diademate dignum/ sic hunc q(ue)m reprobat se reprobando probat - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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