gradula, frammento di Giovanni Pisano (bottega), Tino di Camaino (bottega) (secc. XIII/ XIV)
gradula
1297 - 1308
Giovanni Pisano (bottega)
1248 ca./ 1314-1319
Tino Di Camaino (bottega)
1285 ca./ 1337
Frammenti di forma rettangolare in calcare di San Giuliano ognuno dei quali si presenta diviso frontalmente in un numero variabile di formelle scolpite con teste umane e figure di animali
- OGGETTO gradula
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MATERIA E TECNICA
pietra calcarea/ scultura
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ATTRIBUZIONI
Giovanni Pisano (bottega)
Tino Di Camaino (bottega)
- LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
- INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'esecuzione del vasto basamento (che tanto impressionava i visitatori antichi della piazza) è attestata dalla prima delle iscrizioni apposte sul primo pilastro verso la facciata del lato meridionale della cattedrale (cfr. scheda 00000270): " In (n)omi(n)e D(omi)ni am(e)n Borghongno / di Tado operai dell'opera di / S(an)c(t)a Maria fece fare tucti q/uesti gradi liquali sono in/torno a questa eccl(es)ia del/lo duomo et funo inchomincia/ti an(n)i D(omi)ni Cr(isti) M CC LXXXXVIII/ furo finite an(n)i D(omi)ni MCCC". L'iniziativa si deve quindi al grande Operaio Burgundio di Tado, e il periodo di esecuzione coincide con la prima fase dell'attività di Giovanni Pisano quale capomaestro dell'Opera (le date riportate nell'iscrizione vanno forse intese secondo lo stile pisano, e quindi considerate come marzo 1297-marzo 1298 per l'inizio dei lavori, marzo 1299-marzo 1300 per la loro conclusione). Nonostante quanto affermato nell'iscrizione si può ritenere che i lavori siano proseguiti anche dopo l'ultima data citata. Secondo un'altra iscrizione (cfr. 00000458), infatti, risalirebbe al 1303 (marzo 1302-marzo 1303) lo spostamento e la ricollocazione in posizione elevata del sarcofago di Beatrice di Canossa, nel lato meridionale della tribuna, rimosso in occasione graduum fiendorum [...] circa ecclesiam [nell'occasione della costruzione delle "gradule" [...] attorno alla chiesa]. Una parte cospicua delle "gradule", inoltre, risulterebbe documentariamente messa in opera solo tra il 1307 e il 1308 (la notizia è in Caleca, Fanucci Lovitch 1991, p. 78). Il gruppo di sei frammenti di gradule ospitato nella sala 8 presenta infine tipologia diversa (con inserimento di formelle con motivi vegetali) e una definizione stilistica che rimanda, più che a Giovanni Pisano, a Tino di Camaino, successore di Giovanni nella carica di capomaestro (anche le dimensioni in altezza sono diverse, oscillando tra cm 17 e 26; le "gradule" sono comunque più danneggiate rispetto a quelle giovannesche); questo fa pensare a un lungo protrarsi del gigantesco lavoro decorativo. Le "gradule" rimasero al loro posto fino al 1857, quando vennero gradatamente rimosse nel corso dei lavori progettati dall'ingegnere Pietro Bellini per una nuova sistemazione dell'imbasamento del Duomo (Piancastelli Politi 1986, pp. 59-61). La conformazione delle gradule è comunque testimoniata dagli alzati del Duomo riprodotti da Cresy e Taylor (1829) e da un'incisione di W. Eden Nesfield relativa allo stato del transetto meridionale (Piancastelli Politi 1986, p. 63, fig. 61). I frammenti conservati dopo la loro rimozione vennero esposti alla fine dell'Ottocento nei chiostri del Museo Civico (Supino 1894 a, p. 13; Bellini Pietri 1906, p.1) dal quale passarono in questo dopoguerra al Museo Nazionale di San Matteo, per trovare sede definitiva nel 1986 nel Museo dell'Opera del Duomo. Giovanni Pisano ebbe sicuramente la direzione dei lavori di realizzazione delle "gradule", alle quali dovettero lavorare direttamente i diversi scultori e lapicidi attivi alle sue dipendenze nella "taglia" dell'Opera, che operarono secondo le proprie diverse capacità (si notano evidenti differenze qualitative fra i vari frammenti). Non è naturalmente nella discontinua qualità esecutiva che risiede l'interesse delle formelle scolpite (alcune delle quali, comunque, di notevole livello per quanto consente di capire il loro stato di conservazione), quanto nel valore di repertorio tipologico di bottega che assumono ai nostri occhi in rapporto anche con le altre creazioni di Giovanni. La vasta parata di teste virili e femminili, di volti di bimbi, di animali (aquile, leoni, cani, asini, pecore), di mostri, variamente caratterizzati e atteggiati senza nessun apparente intento iconografico complessivo, compone quasi un taccuino di bottega di soluzioni tipologiche possibili che trova molti riscontri e agganci (a più alto livello ideativo ed esecutivo) nelle altre opere di Giovanni, a cominciare dalla ricca e variata umanità che affolla i rilievi del pergamo pisano. E' proprio a questo repertorio che sembrano ispirarsi i seguaci pisani di Giovanni, formatisi magari alle sue dipendenze proprio in questo periodo, i quali, incapaci di riprendere e sviluppare le più alte invenzioni formali del maestro, si limitano a replicarne e citarne, spesso deformandole, le più "facili" e immediate invenzioni di "tipi" ironici e grotteschi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665601
- NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665601
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0