Guerra di Troia

decorazione plastico-pittorica, 1538-1539
Andrea Conti (attribuito)
notizie 1528/ 1538 ca

Sala di pianta rettangolare, con volta a padiglione affrescata, dotata di due accessi al centro delle pareti maggiori e due finestre su ciascuna delle due pareti minori: al centro della parete orientale, tra le finestre, si colloca un camino. Il registro superiore delle pareti, delimitato da un cornicione in stucco corrente all'imposta della volta, reca un apparato plastico-pittorico costituito da scene a fresco entro cornici in stucco dorato; lungo i bordi laterali e superiore di ciascuna finestra, apparato plastico-pittorico composto da partizioni dipinte a monocromo e rilievi in stucco

  • OGGETTO decorazione plastico-pittorica
  • MATERIA E TECNICA stucco/ modellatura a stampo
  • ATTRIBUZIONI Giulio Romano (1499 Ca./ 1546): disegnatore
    Rinaldo Mantovano (1502/ 1540): pittore
    Ghisoni Fermo Detto Fermo Da Caravaggio (1505 Ca./ 1575): decoratore
    Scaletti Luca Detto Figurino (?/ 1539 Ca): scultore
    Anselmo Guazzi (attribuito)
    Andrea Conti (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 26/ Sala di Troia
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La sala di Troia costituisce il culmine, dal punto di vista sia spaziale sia tematico, dell'appartamento di Troia, i cui lavori di decorazione, diretti da Giulio Romano, si svolsero negli anni 1536-1539: la sala, in particolare, fu decorata tra 1538 e 1539. L'intero ambiente è dedicato alla celebrazione del tema della vittoria degli Achei sui Troiani, nel corso della celeberrima guerra di Troia. B. Talvacchia (1988) ha chiarito che il programma iconografico, approntato dall'umanista di corte Benedetto Lampridio, prevede una compresenza di soggetti tratti da fonti diverse: l'Iliade innanzitutto (in particolare il V libro, principalmente per le scene della volta), il “Fabularum Liber” di Igino (per le scene non omeriche alle pareti) e un commentario all'Iliade di Eustazio di Tessalonica. L'esaltazione dei temi bellici e l'impronta filoellenica del racconto sono funzionali alla celebrazione del ruolo politico del committente Federico II Gonzaga che, grazie all'alleanza con l'imperatore Carlo V d'Asburgo, e al conseguente matrimonio con Margherita, ultima discendente della dinastia greca dei Paleologi, potè annettere ai propri possedimenti il territorio del Monferrato. La decorazione pittorica e plastica della sala spetta ai collaboratori di Giulio Romano su disegni di quest'ultimo: i documenti riferiscono i nomi dei pittori Luca da Faenza (Luca Scaletti, detto anche Figurino), Fermo Ghisoni e Rinaldo Mantovano. Gli stucchi sono da taluni attribuiti ad Andrea del Gonfo (Andrea Conti?), mentre Anselmo Guazzi è documentato in relazione alla decorazione pittorica delle finestre. La volta è il luogo da cui prende avvio il racconto: dipinta senza soluzioni di continuità, essa simula una vasta apertura sul cielo, abitato dagli dei dell'Olimpo; alla base delle vele si sviluppano episodi di scontro e battaglia, secondo un andamento fluido e circolare reso possibile dall'assenza di partizioni e dall'inserimento di alberi dipinti agli angoli della volta. Il cornicione sottostante opera un netto stacco tra copertura e pareti, il cui spazio è regolarmente scandito da cornici in stucco dorato ospitanti scene dipinte: sulle pareti maggiori si osservano due lunghe scene separate da un quadro minore, posto sopra la porta; sulle pareti brevi, di cui l'orientale con camino in marmo rosso veronese, un'unica scena centrale è collocata nello spazio tra le due finestre, caratterizzate da un articolato apparato decorativo in stucco bianco e dipinti a monocromo simulanti il bronzo. Per quanto riguarda l'attribuzione delle varie scene ai collaboratori di Giulio Romano, dai documenti emersi si apprende che a Luca da Faenza spettano una “fazada” e una “testada”; a Fermo una “testata”; a Rinaldo una “fazada”. La critica è sostanzialmente concorde nell'individuare, quindi, nei tre dipinti della parete meridionale la mano di Luca da Faenza; le tre scene della parete settentrionale spetterebbero, invece, a Rinaldo Mantovano. A quest'ultimo, probabile autore del gruppo centrale di divinità, e a Fermo Ghisoni si deve gran parte degli affreschi della volta, sulla quale tuttavia intervenne anche Luca da Faenza. La “Morte di Aiace sullo scoglio” dipinta sulla testata orientale è generalmente attribuita a Luca da Faenza, mentre “Achille che indossa le armi” della testata occidentale spetterebbe a Fermo Ghisoni. Sul registro inferiore delle pareti e, precisamente, ai lati delle due porte della sala (pareti nord e sud), all'estrema destra della parete nord e all'angolo inferiore destro della scena “Teti consegna le armi ad Achille” (centro della parete ovest) si osservano lacerti di decorazione pittorica a intarsi marmorei, dubitativamente attribuiti a un intervento seicentesco (i rilievi di I. Andreasi del 1567, tuttavia, registrano la presenza di una decorazione di questo tipo)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267711-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • ISCRIZIONI Camino, architrave - Fed[ericus] dvx Mant[uae] p[rimus] et mar[chio] Monfer[ati] - a solchi - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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