decorazione plastico-pittorica,
Giulio Romano (1499 Ca./ 1546)
1499 ca./ 1546
Rinaldo Mantovano (1502/ 1540)
1502/ 1540
Anselmo Guazzi (attribuito)
1503 ca/ 1553
Andrea Conti (attribuito)
notizie 1528/ 1538 ca
Conti Biagio (attribuito)
notizie 1528/ 1538 ca
Camerino di pianta rettangolare, dotato di due accessi e di una finestra; la volta a specchio reca brani di decorazione pittorica; alla base della volta corre un cornicione continuo in stucco; il registro superiore delle pareti reca cornici in stucco entro le quali sono collocati undici dipinti mobili (tre sulle pareti nord-sud-ovest, due sulla parete est), alternate a lesene (pareti brevi) e nicchie (pareti lunghe) in stucco modellato e dipinto
- OGGETTO decorazione plastico-pittorica
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MATERIA E TECNICA
stucco/ modellatura a stampo
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ATTRIBUZIONI
Giulio Romano (1499 Ca./ 1546): disegnatore
Rinaldo Mantovano (1502/ 1540): pittore
Anselmo Guazzi (attribuito): decoratore
Andrea Conti (attribuito): scultore
Conti Biagio (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 24/ Camerino dei Cesari
- INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il camerino dei Cesari è uno degli ambienti che costituiscono l'appartamento di Troia, i cui lavori di decorazione, diretti da Giulio Romano, interessarono gli anni 1536-1539. La denominazione di questo camerino (o gabinetto) deriva dalla serie di undici ritratti su tela di imperatori che Federico II Gonzaga commissionò a Tiziano Vecellio nel 1536: la serie, completata forse nel 1540, venduta alla Corona inglese nel 1627 e poi passata nelle collezioni reali spagnole fu distrutta nel corso dell'incendio che nel 1734 devastò l'Alcazar di Madrid. Il camerino presenta una volta a specchio interamente affrescata, oggi in stato di frammento, alla base della quale corre un cornicione continuo in stucco: esso funge da coronamento dell'articolato apparato plastico-pittorico del registro superiore delle pareti, entro il quale si collocavano i ritratti di Tiziano, oggi sostituiti da copie della fine del XVI secolo che ne rispettano le originarie collocazioni (dalla parete est, in senso orario: Cesare e Augusto; Tiberio, Caligola e Claudio; Nerone, Galba e Otone; Vitelio, Vespasiano e Tito). Alle undici copie dei ritratti tizianeschi si aggiunge un Domiziano di artista mantovano (1590-1600 ca.). La compresenza, in un unico ambiente, di più tecniche decorative è ulteriormente ribadita dalle nicchie alternate ai ritratti lungo le pareti maggiori del camerino, destinate ad accogliere piccole sculture lapidee e in bronzo, nonché dal registro inferiore delle pareti, oggi totalmente spoglio ma originariamente articolato in fasce in stucco dipinte e ornate da medaglioni incornicianti dipinti su tavola dedicati alle storie dei Cesari alternati ad altri, sempre su tavola, con figure di “Soldati (o imperatori?) a cavallo”, opera di collaboratori su disegni di Giulio Romano. Alla ricostruzione dell'originario assetto decorativo del camerino soccorre la testimonianza offerta dai disegni eseguiti da Ippolito Andreasi su commissione di Jacopo Strada (1567-1568), conservati a Düsseldorf; il rilievo della parete sud evidenzia la presenza di un camino sotto il ritratto centrale. I motivi dipinti a grottesche sono attribuiti ad Anselmo Guazzi mentre l'esecuzione degli stucchi è da taluni assegnata ai fratelli Andrea e Biagio Conti. Autore degli affreschi della volta è Rinaldo Mantovano che, su disegno di Giulio Romano, qui rappresentò le allegorie dei Venti e alcune divinità (si riconosce Diana): il recente confronto con gli affreschi della torre di Corte Castiglioni a Casatico di Marcaria (Mantova), che ripropongono, in parte variandola, l'iconografia del gabinetto, consente di completare i soggetti perduti e di ipotizzare la presenza di Apollo sulla testata opposta a Diana e degli dei Giunone, Giove, Minerva e Venere nella parte centrale della volta. Per quanto riguarda i dipinti su tavola già collocati alle pareti, sotto la serie dei Cesari, undici erano le corrispondenti “storie” ispirate a Svetonio, di numero incerto invece le tavolette con figure di cavalieri ad esse alternate: probabilmente undici, con l'aggiunta di una Vittoria presso un cavallo, per un totale di dodici tavole. La critica ha finora individuato alcuni dei disegni preparatori di Giulio Romano e alcuni dipinti di mano dei suoi allievi originariamente collocati nel camerino. L'acquisto e la collocazione della serie tardocinquecentesca dei ritratti dei Cesari avvennero sul finire degli anni Venti del secolo scorso, quando l'intero ambiente fu restaurato sotto la direzione di Clinio Cottafavi: Umberto Filippini e Aldo Fiozzi furono allora impegnati nella ripresa dell'apparato decorativo in stucco, con le relative parti dipinte, mentre ad Arturo Raffaldini spettò il restauro degli affreschi sulla volta, dei quali “continuando il motivo originale di nubi, attenuò l'impressione delle moltissime perdite”
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267709-0
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0