Lo spazio urbano della memoria
La memoria e la voglia di ricominciare al termine del conflitto mondiale: alla ricostruzione funzionale si affiancano nuove costruzioni commemorative.
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Umbria
Monumento ai caduti ad obelisco di Diano Domenico Umberto
dal Catalogo
La memoria passa anche attraverso il territorio: al termine di un conflitto mondiale molteplici sono le ferite al tessuto urbano e diffusa è la voglia di ricominciare. Alla ricostruzione funzionale si affiancano nuove costruzioni commemorative, volte a ricordare impegnati nella causa bellica. Espressione di questo sentimento è il monumento di San Giustino dove la volontà celebrativa contribuisce alla determinazione di spazi che da privati diventano pubblici, aperti alla cittadinanza. Vengono fondati comitati per l’erezione dei Monumenti che si occupano dell’espropriazione di terreni a privati cittadini come a Cannara, Spoleto o Montecastrilli o di trattative di cessione a titolo gratuito come il caso del Marchese Bufalini a San Giustino. In altre occasioni viene fatta richiesta al Comune per ottenere le aree individuate, come a Ripa e Mugnano. Si dibatte a lungo a proposito del luogo di fondazione del monumento ed erano molteplici le voci che vengono considerate: frequentemente era il comitato a decidere ma abbiamo anche testimonianza in cui è l’autore ad individuare l’area, un esempio è il caso di Assisi, dove il Giovannetti si preoccupa che venga scelto un luogo che “possa reggere il confronto e armonizzare col grande muraglione del giardino pubblico”. Casi analoghi sono quelli di Bevagna e San Giustino dove viene interpellata la cittadinanza tramite pubblica adunanza. Numerosi i casi di zone che vengono modificate per accogliere il monumento nella superficie prevista dalla fase di progetto. A Costacciaro si decise di rinunciare ad una delle due porte medioevali del paese in favore di una piazza ritenuta più consona ad ospitare il monumento e a Magione si ritoccò la scala ottocentesca nei pressi di piazza Carpine per creare uno slargo che potesse accogliere il ricordo marmoreo; qualcosa di simile avvenne anche a Città della Pieve dove l’esigenza di posizionare l’opera scultorea diede luogo a Piazza della Vittoria. A Spoleto, a seguito di lunghe trattazioni, si decise di fondere il Comitato per la realizzazione del Parco con quello che si occupava del Monumento, così da poter realizzare un vero e proprio Parco della Rimembranza, così come a Torgiano, dove la via che collega piazza Matteotti alla Torre Baglioni, adornata di cipressi con targhe a memoria dei caduti, si apre con un’area che ospita il monumento. Di frequente i monumenti trovano posizione in aree dedicate, coeve al monumento o frutto di ricollocazioni: si consideri il caso di Trevi dove dall’angusta piazza Mazzini si sposta nella più ampia piazza Garibaldi o a San Gemini e Torgiano dove le ricollocazioni avvengono negli anni ’50 per ragioni di traffico urbano. I casi di Gualdo Tadino e di Deruta sono senz’altro le migliori dimostrazioni di riposizionamento del monumento in spazi panoramici e significativi: la collocazione del monumento ai caduti di fronte ad istituti scolastici come ad Umbertide, sottende dei chiari fini educativi tesi ad accentuare la memoria dei fatti storici per le nuove generazioni.
BibliografiaL. Gentili, L. Giacchè, B. Ragni, B. Toscano,, L'Umbria. Manuali per il terrirorio, Spoleto, Roma, 1978
Bibliografia in rete
Pietre della memoria, 03/12/2020 (LINK)