Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti della I Guerra Mondiale: iconografia della Vittoria alata - La Vittoria su globo
Un numero considerevole di lapidi e monumenti ai caduti della Prima Guerra Mondiale presentano all’interno del proprio apparato iconografico almeno un’immagine di Vittoria alata: ad oggi se ne possono contare 476 esempi tra sculture, rilievi, mosaici e incisioni relativi ai monumenti schedati sul Sistema Informativo Generale del Catalogo. Gli artisti si ispiravano perlopiù alle rappresentazioni greche e romane. Questi tipi, ben noti e tradizionalmente riconosciuti come simbolo di successo, conquista e trionfo, furono spesso riprodotti senza alcuna rielaborazione o originalità.
dal Catalogo
Il modello di Vittoria classica più riprodotto sui monumenti ai caduti della Prima Guerra Mondiale è la Vittoria su globo del Museo Nazionale di Napoli. Si tratta di una figura femminile frontale, avanzante con il piede sinistro su un piccolo globo e il piede destro arretrato. La dea ha grandi ali aperte e indossa il peplo; il braccio destro proteso e quello sinistro piegato sostenevano presumibilmente una corona e un vessillo. Il modello è quello della statua in bronzo dorato sottratta dai Romani a Taranto dopo il trionfo del 272 a.C., che più tardi Augusto volle fosse collocata su un altare al centro della Curia nel Foro Romano. Con l’aggiunta di attributi quale la corona d’alloro, il globo e lo stendardo, essa simboleggiò per secoli l’affermazione di Roma sull’Oriente. L’iconografia della Vittoria augustea era già familiare agli artisti che operavano alla fine del primo conflitto mondiale (se ne contano ben 15 sul monumento a Vittorio Emanuele II). Tuttavia, la lunga storia della Vittoria di Taranto, per secoli esposta in uno dei luoghi più importanti dell’Impero Romano, era probabilmente ignota ai più. La scelta del modello sembra essere avvenuta più per motivi pratici che ideologici: dal 1870 la partenopea Fonderia Chiurazzi aveva avuto autorizzazione a eseguire calchi di reperti conservati al Museo Nazionale di Napoli. Dopo aver realizzato il calco di un bronzetto pompeiano copia della Nike di Taranto che faceva parte della collezione, la ditta aveva avviato una intensa produzione in serie: solo in Campania questo modello si ritrova in almeno 20 repliche. Riprodotta in numerosi esemplari per i monumenti ai caduti di molti altri comuni italiani, essa venne impiegata il più delle volte in copie del tutto uguali al modello. Qualche piccola variante si trova nella scelta degli attributi stretti tra le mani (la ghirlanda, la palma, la fiaccola, la spada) e nella posizione delle braccia, a volte portate entrambe al cielo. Raramente la resa stilistica della figura (soprattutto delle ali e del panneggio) differiva dall’originale. La Vittoria veniva rappresentata da sola sulla fronte o in cima a monumenti di diversa tipologia (a colonna, a obelisco, ad ara, a cippo) oppure all’interno di un gruppo statuario, il più delle volte come simulacro nelle mani di un soldato o della personificazione della Patria, protesa al cielo e messa in evidenza per il suo valore simbolico inequivocabile.
BibliografiaG. Cresci Marrone, Ecumene Augustea, 1993
M. R. Nappi, La Campania e la Grande Guerra. I monumenti ai caduti di Napoli e Provincia, Roma, 2011
V. Vidotto – B. Tobia – C. Brice (a cura di), La memoria perduta. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Roma e nel Lazio, Roma, 1998
V. Vidotto, La Vittoria e i monumenti ai caduti, Mélanges de l’école française de Rome, 112, 2, 2000