Il percorso di un artista ciociaro attraverso i monumenti ai caduti della Grande Guerra: Amleto Cataldi
«Tra gli artisti protagonisti della realizzazione dei monumenti ai caduti appare interessante la figura di Amleto Cataldi relegato nel secolo scorso ad un “ingiusto oblio”», come titola un articolo apparso su «La Repubblica».
Amleto Cataldi nasce a Napoli nel 1882 ma ha origini ciociare: la sua famiglia, infatti, vive tra Roccasecca e Castrocielo prima di trasferirsi a Roma, dove il giovane Amleto intraprende gli studi e la carriera artistica aderendo ad un ideale di bellezza classica. Il suo esordio ufficiale risale al 1907 partecipando con successo alla rassegna degli amatori e cultori delle belle arti in cui l’artista presenta un gruppo scultoreo intitolato “L’ultimo gesto di Socrate”. Nello stesso anno è vincitore di un concorso per la cattedra di Plastica ornamentale presso l’Istituto San Michele a Roma. L’anno successivo inaugura la partecipazione a importanti rassegne internazionali: Bruxelles (1908), Parigi (1908), Monaco (1909), Buenos Aires (1910). Nel 1909 prende parte a tutte le Biennali di Venezia. Nel 1923, a Parigi, il suo talento artistico riceve gli apprezzamenti di Auguste Rodin. Nella variegata e multiforme produzione artistica di Amleto Cataldi rilevante è l’attenzione rivolta alla ritrattistica.
Il percorso di un artista ciociaro attraverso i monumenti ai caduti della Grande Guerra: Amleto Cataldi. PROGETTO "Grande Guerra" / Programma "500 GIOVANI PER LA CULTURA"
dal Catalogo
Amleto Cataldi idolatra il ritratto perché ritiene “[…] che sia la forma più energica e soddisfacente con la quale uno scultore possa esprimersi e la ragione di questa predilezione bisogna ricercarla nel fondo del suo animo, nella febbre che lo prende, nell’operosità che lo tormenta e lo divora”. Il ritratto, quindi, può dare voce all’animo dell’artista esprimendone emozioni, sentimenti, passioni. Ne sono un esempio le figure femminili dalle armoniche forme protese verso gli ideali classici di grazia e bellezza. La Fanciulla con anfora (1912), acquistata dal Comune di Roma per ornare un lembo del Pincio e collocata nella fontana a scogliera di Villa Borghese. Nel maggio 2014 il largo antistante la Casina Valadier è stato intitolato all’artista.
L’anfora è un oggetto rappresentativo della cultura “ciociara”, utilizzato dalle donne per attingere l’acqua dalle fontane pubbliche. In questo gesto semplice e quotidiano si condensa un realismo di forme e di identità. Di questa scultura la Fototeca nazionale dell’Istituto centrale del catalogo e della documentazione conserva una cartolina storica.
Dell’opera “La Danzatrice”, colpiscono il ritmo della danza, la resa sapiente del movimento, lo sguardo sospeso tra la pudicizia e il rapimento. Appare interessante ricordare in questa sede che l’opera è stata acquistata all’asta, negli Stati Uniti, da un collezionista arpinate, Michele Santulli, che ne ha omaggiato la città di Frosinone. La Danzatrice, infatti, è stata accolta nell’atrio del Palazzo della Provincia a sottolineare il legame di Cataldi Amleto con il territorio ciociaro.
La “Portatrice d’acqua” (1921) della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Francesco Geraci ha definito, infatti, Amleto Cataldi, “poeta della vita” in quanto “Pochi artisti comprendono, come il Cataldi, il linguaggio muto e misterioso dell’estetica delle forme e nessuno meglio di lui sa rendere nella creta informe e massiccia il più piccolo fremito umano. Coniugando il nudo e il ritratto egli esprime una stretta unione fra l’animo e il corpo”. Auguste Rodin nel 1923, in occasione dell’esposizione dell’artista a Parigi, “elogiava l’espressione viva della sua arte, mai disgiunta dalla ritmica armonia”. Il giudizio espresso era riferito in particolare a La Danzatrice più sopra descritta. Nel primo dopoguerra Amleto Cataldi partecipa attivamente alla realizzazione dei monumenti ai caduti. Si segnalano di seguito le città in cui l’artista ha lavorato:
Bovino (Fg)
Amleto Cataldi realizza, intorno alla prima metà del 1918, la lapide commemorativa oggi collocata sulla facciata del Museo civico C. G. Nicastro.
L’incarico gli viene affidato dal Comitato per l’erezione del monumento che apprezza la capacità dell’artista di interpretare il gusto della borghesia e della classe dirigente del primo dopoguerra secondo la retorica nazionalista e celebrativa della vittoria. L’opera riesce a sfuggire alla requisizione della campagna fascista del bronzo del 1942 grazie all’intervento del podestà che ordina una perizia in cui si legge che:
«[…] il monumento ai caduti è opera dello scultore Amleto Cataldi; presenta un certo interesse artistico e non vi è molta possibilità di sostituire la statua con altra di marmo […] si chiede che non venga fatto luogo alla sua rimozione.»
San Severo (Fg)
Il monumento è inaugurato il 4 ottobre 1923 ed è una delle opere meno formali realizzate in Italia negli anni 1920-1930. I soggetti coinvolti sono una Minerva italica ed un oplita nudo con spada e clipeo che suscitò l’indignazione del clero.
San Benedetto del Tronto (Ap)
Il monumento ai caduti è inaugurato il 14 agosto 1921. La paternità dell’opera per lungo tempo è stata attribuita a Mario Castaldi; soltanto studi recenti hanno consentito di riconoscere la mano dell’artista Amleto Cataldi.
Fossacesia (Ch)
L'opera viene inaugurata nel 1926 alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia in memoria di molti giovani fossacesiani caduti in combattimento. Oggi il monumento è dedicato ai caduti di tutte le guerre.
Lanciano (Ch)
Il monumento è inaugurato nel 1926 alla presenza del principe Umberto di Savoia.
Bassano di Sutri (Vt)
L’opera dello scultore è visibile in una cartolina del 1927 del Fondo Ferro Candilera conservato presso la Fototeca nazionale dell’Istituto centrale del catalogo e della documentazione.
Foggia
L’opera viene commissionata all’artista nel 1928. La sua realizzazione effettiva, però, si discosta dall’originale a causa dell’intervento del vescovo vicario della città, Fortunato Maria Farina che, rivolgendosi al prefetto, censurò la nudità delle figure protagoniste del monumento. Nel bozzetto originario, infatti, il soldato e il lavoratore appaiono nudi: in seguito alla protesta vescovile il lavoratore che impugna il martello fu coperto da un sottile perizoma mentre il soldato dal cingulum di cuoio di tradizione etrusco-romana. Interessante notare che nel gruppo scultoreo rappresentato Cataldi intende esprimere, mediante le immagini del lavoratore e della donna con in braccio il bambino, l’idea della famiglia italiana che affianca il soldato.
Vico del Gargano (Fg)
È interessante notare la scelta del soggetto, un fante colto nell’atto di lanciare una bomba che riflette, probabilmente, un adeguamento dell’artista al gusto dominante in quegli anni tendente all’esaltazione del militarismo.
Roma
Nel 1929 l’artista vince il concorso per la realizzazione del monumento ai finanzieri caduti per la patria nel quartiere Nomentano, tra via Carlo Fea e viale XXI Aprile.12 Si tratta di una delle ultime opere realizzate da Amleto Cataldi che si spegnerà nel 1930, a soli quarantasette anni, pochi giorni prima della sua inaugurazione.
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Fig. 1: Fanciulla con anfora
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Fig. 3: La danzatrice
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Fig. 4: La portatrice d'acqua
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Fig. 6: Magliano Sabina, Monumento ai caduti
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Fig. 10: Fossacesia, Monumento ai caduti di tutte le guerre
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Fig. 11: Fossacesia, Monumento ai caduti di tutte le guerre
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Fig. 20: Vico del Gargano, Monumento ai caduti
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Fig. 21: Roma, Monumento ai finanziari
G. Piemontese, La memoria degli uomini nel bronzo e nella pietra,
B. Coccia, Le caserme storiche della guardia di finanza nel Lazio, Roma, 2008
F. Geraci, Artisti contemporanei: Amleto Cataldi, Emporium, vol. XLV, num. 267, 1917
Bibliografia in rete
Profilo biografico dell'artista, tratto dal "Dizionario Biografico degli Italiani" - Treccani, (LINK)
Il monumento ai Caduti. Guerra 1915 -1918, (LINK)
G. Merlini, Il monumento al fante e i caduti della Grande guerra, (LINK)
A. Venditti, Amleto Cataldi, romano d’adozione, (LINK)
M. Lodoli, L'ingiusto oblio di Amleto Cataldi. Articolo tratto da "La Repubblica", (LINK)