monumento ai caduti. allegoria della vittoria come donna armata che incorona un soldato morente come eroe antico

monumento ai caduti ad emiciclo, 1926 - 1926

Il monumento, completamente realizzato in marmo, si caratterizza per l’articolata struttura, ricca di elementi epigrafici. Il basamento centrale, dominato dal gruppo scultoreo, è inserito all’interno di un emiciclo poligonale, in cui sei lapidi si alternano a paraste. Lapidi più recenti, invece, sono state inserite sia presso l’elemento centrale dell’emiciclo, sporgente rispetto alla cortina e coronato da un frontone, sia lungo il perimetro interno. Due piedistalli, scanditi da tropaion ad altorilievo, chiudono l’emiciclo in corrispondenza della piazza. Il piedistallo centrale, poggiante su un gradino con l’indicazione dell’anno di posa, presenta la superficie scanalata, eccezion fatta per la fronte, caratterizzata da un’iscrizione dedicatoria. La firma dell’autore, invece, è presente sul retro. Il gruppo scultoreo raffigura la vittoria, nelle vesti di Atena che, sollevando una corona d’alloro in bronzo, sostiene un soldato morente. Questi, è rappresentato nudo e con i tratti ispirati all’ideale classico dell’eroe. La pedana su sui si colloca il monumento è sopraelevata di tre gradini rispetto al piano di calpestìo della piazza

  • OGGETTO monumento ai caduti ad emiciclo
  • MATERIA E TECNICA Bronzo
    Marmo
  • ATTRIBUZIONI Cataldi Amleto (1882/ 1930)
  • LOCALIZZAZIONE Piazza Plebiscito
  • INDIRIZZO Piazza Plebiscito, Lanciano (CH)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dopo la fine della guerra, la città di Lanciano decise di organizzare le necessarie commemorazioni istituendo una commissione, che avrebbe avuto anche il compito di redigere un albo d’oro dei caduti. Nel 1922 era già stato istituito il Comitato Esecutivo pro monumento ai caduti e, durante la seduta del 15 novembre, il Consiglio Comunale stabilì di contribuire con diecimila lire ai lavori. L’iniziativa ebbe una grande eco popolare, anche perché il verbale della seduta fu diffuso a mezzo stampa e tramite affissioni in città. Il 1° settembre 1923, il Comitato scrisse al Commissario Prefettizio per richiedere che il monumento fosse collocato nel luogo indicato dallo scultore incaricato, Amleto Cataldi, che aveva scelto piazza Plebiscito, nel pieno centro cittadino. Il Comitato, inoltre, allegò al documento la relazione che sanciva il mandato a Cataldi, datata 23 agosto 1923, nella quale l’artista si impegnava a realizzare l’opera nel volgere di un anno. La relazione stabiliva, inoltre, che il bozzetto in gesso del monumento venisse collocato nella sala comunale, per permettere alla cittadinanza di ammirarlo. Non solo il luogo di collocazione, concesso poi dal Comune con delibera del 12 ottobre 1923, ma anche l’opera del Cataldi, scatenarono ben presto un acceso dibattito cittadino. Ad esempio, il periodico quindicinale “il Fuoco”, nel numero del 7 ottobre del 1923, pubblicò un articolo fortemente critico nei confronti dello scultore dando voce, sembrerebbe, a molti cittadini lancianesi. Il Consiglio Comunale, decise infatti, con delibera del 20 dicembre 1924, di istituire una commissione per dirimere le questioni relative alla collocazione del monumento, sollevate dal dr Eduardo De Arcangelis e da due sottoscrizioni cittadine. Nel frattempo, il Comitato promosse numerose iniziative per raccogliere fondi, come la vendita di cartoline – ricordo, una pesca di beneficenza e le richieste di contributo agli emigrati. “Il corriere frentano”, il primo gennaio del 1925, pubblicò un numero speciale dedicato al monumento, con in copertina una riproduzione del famoso bozzetto. Nel periodico vennero pubblicate due lettere: una di De Arcangelis, che auspicava l’indizione di un referendum popolare per decidere dove collocare il monumento, e l’altra dello stesso Cataldi. L’artista, che nel frattempo aveva ultimato la commissione, vi racconta delle proprie scelte artistiche, nonché dello spirito che aveva animato la realizzazione di un’opera destinata alla terra natìa della madre. Amleto Cataldi si ispirò al mondo classico, scegliendo forme nitide, pure, cariche però di un pathos profondo, trattenuto sotto la superficie, che nulla concede al realismo. Il soldato, “il piccolo grande Eroe della più Grande Italia”, è il contadino, il lavoratore comune che esprime nelle ideali forme del corpo, tutta la sua integrità morale. Immancabile, per questa composizione, è il riferimento alla raffigurazione della Pietà cristiana, indicata quale universale invito alla riflessione. Il 23 aprile del 1926, il Commissario Prefettizio scrisse al Dirigente dell’Ufficio tecnico comunale per comunicare le condizioni alle quali era subordinata la cessione dell’area per il monumento. Il comitato, infatti, si impegnava a sostenere tutte le spese e a completare i lavori entro un anno dalla cessione del suolo. Alla fine, nonostante le polemiche, il monumento fu collocato proprio in piazza Plebiscito, al posto di una fontana, oggi visibile nella Villa Comunale. Tuttavia, già nel 1927 si rendevano necessari ulteriori lavori poiché, per mancanza di fondi e di tempo, non erano stati realizzati né il rivestimento del basamento, né la pavimentazione dell’area. Infatti, il monumento, inaugurato il 13 settembre del 1926, venne posato in pochi giorni, in modo da poter essere inaugurato insieme ad altre opere pubbliche, dal principe Umberto Di Savoia. La fretta e il venir meno di molti sottoscrittori causarono un ingente deficit nel bilancio di gestione amministrativa per la sistemazione del monumento, tanto da spingere il Comitato a chiedere un nuovo contributo al comune. Attraverso due deliberazioni del Consiglio, si apprende che il comune concesse la cifra di 6.000 lire, e che stanziò altre 9.500 lire per i lavori al monumento. L’opera di completamento venne affidata allo scultore ortonese Gildo Ricci. Si segnala, inoltre, che i versi in latino presenti sulla fronte, furono dettati dal poeta Cesare De Titta. In seguito, lungo il perimetro interno dell’emiciclo, furono posate le lapidi con i nomi dei caduti durante il secondo conflitto mondiale, mentre, al centro dell’emiciclo, fu realizzato il timpano dalla ditta “Paolini e Cianciosi”. Nel 1948, infine, vi fu apposta la lapide a ricordo dei Martiri ottobrini. Per le fonti si veda: “Il corriere frentano”, numero straordinario Pro Monumento ai Caduti Lancianesi, anno XXIII, n°1/1/1925; “il Fuoco”, periodico quindicinale, anno IX, n°250, Lanciano 7/10/1923
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300283073
  • DATA DI COMPILAZIONE 2014
  • ISCRIZIONI emiciclo/ parete interna/ lato sinistro/ primo scompartimento da sinistra - AMOROSO DOMENICO / AMOROSO GIUSEPPE / AMOROSO LUIGI /ANDREOLI ANTONIO / ANDREOLI NICOLA / ANTONILLI DOMENICO / AUDACE COMILLO / AUGUSTO ELORINDO / BACCANTE UGO / BAZZONI DOMENICO / BATTISTELLI CARMINE / BELLISRAIO ENRICO / BETTOLI GIOVANNI / BETTOLI RAFFAELE / BEVILACQUA ENRICO / BEVILACQUA GIUSEPPE / BIONDI OTTORINO / BOCACHE MANLIO / BOCCONGELLA CARMINE / BOMBA NICOLA / BOMBA DOMENICANTONIO / BOMBA MICHELE / BOMBA VINCENZO / BUCCI CAMILLO / BUCCI NICOLA / BUCCI PASQUALE / BUSSOLO AGOSTINO / BUSSOLO CAMILLO / CAIMANO DOMENICO / CAMPITELLI NICOLÒ / CAPORALE ALFONZO / CAPORALE DOMENICO / CAPORALE MICHELE / CAPORALE NICOLÒ / CAPORRELLA DOMENICO / CAPORRELLA LUIGI / CAPORELLA MICHELE / CARABBA RICCARDO / CARAFA ANTONIO / CARDILLO ANTONIO / CARULLI TOMMASO / CASALANGUIDA F : PAOLO / CASALANGUIDA GIOVANNI / CASTALDI GIANTOMMASO / CASTIGLIONE GIUSEPPE / CAVACINI CARMINE / CAVACINI CONSIGLIO / CAVACINI VINCENZO / CAVALLETTI FELICE / CERRONE ANTONIO - a incisione - latino
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA deliberazione consiglio comunale (1)
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  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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