Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens

a cura di Valentina Santoro, pubblicato il 01/01/2016

Come spiega Virginia Properzi descrivendo i monumenti ai caduti nella provincia di Roma, «sono fondamentalmente tre le tipologie di monumenti ai caduti che si incontrano nella provincia romana – come nel resto d’Italia – con poche varianti: la prima tipologia è quella della lapide con iscrizioni e qualche elemento iconografico funerario; la seconda predilige un obelisco, o una colonna oppure un’ara posti su un piedistallo con l’aggiunta di qualche elemento iconografico allegorico; la terza tipologia consiste in una vera e propria scultura o in un gruppo scultorei preferibilmente in bronzo».

Ciò che colpisce è come in ciascuno di questi tre tipi di monumenti molto frequentemente domini una raffigurazione di Vittoria alata. Unica protagonista o inserita all’interno di una scena complessa insieme ad altri personaggi (quali un soldato o la Patria), oppure come statuina nelle mani di un altro soggetto, la Vittoria viene rappresentata per lo più mentre incede con la mano destra tesa a offrire una corona d’alloro, secondo il modello cosiddetto “su globo”. Per circa il 7% dei monumenti ai caduti fu scelta l’iconografia della Vittoria alata e l’1% di queste raffigura la Vittoria su globo: se ne contano 57 esempi su 476 Vittorie alate che adornano i monumenti schedati ad oggi sul Sistema Informativo Generale del Catalogo (SIGECweb) (7351 in totale). Oltre a poche eccezioni, in cui la figura femminile alata è coinvolta all’interno di una composizione originale o presenta caratteristiche insolite e innovative, le restanti rappresentazioni di Vittoria rispondono a canoni iconografici ben noti e piuttosto banali. L’artista non esprime il proprio estro con nuove idee o rielaborazioni, ma sembra copiare frettolosamente modelli classici famosi, riproducendoli in esemplari del tutto uguali o, al massimo, aggiungendo elementi simbolici quali fiaccole, stendardi, palme, ghirlande, ecc. 

Nel corso di questo studio sarà preso in esame uno dei modelli iconografici classici più famosi a cui si ispirarono gli artisti del secondo dopoguerra: la Vittoria che scrive sullo scudo.

Particolare dei monumenti commemorativi di Bolsena, opera di Parlante e/o Giuseppe Tonnini (da Gnisci 2001, vd. Nota 8), e Carcare (SV), opera di Enrico De Barbieri. Quest’ultimo monumento è in mediocre stato di conservazione ed è privo di elementi quali l’elmo, lo scudo e lo stilo tra le dita della Vittoria. L’epigrafe riporta la data del 03/11/1919, data del primo anniversario di Vittorio Veneto. Istituto centrale per il catalogo e la documentazione
Particolare dei monumenti commemorativi di Bolsena, opera di Parlante e/o Giuseppe Tonnini (da Gnisci 2001, vd. Nota 8), e Carcare (SV), opera di Enrico De Barbieri. Quest’ultimo monumento è in mediocre stato di conservazione ed è privo di elementi quali l’elmo, lo scudo e lo stilo tra le dita della Vittoria. L’epigrafe riporta la data del 03/11/1919, data del primo anniversario di Vittorio Veneto.

La Victoria in clipeo scribens.

 

Il tipo iconografico della Vittoria con clipeo iscritto viene comunemente definito “Vittoria tipo Brescia”, dall’esemplare più antico e noto che presenta questo schema iconografico. Si tratta di una statua bronzea di dimensioni leggermente maggiori del vero ritrovata nel corso degli scavi nell’area archeologica del Capitolium di Brescia nel 1826 (Fig. 2). La figura femminile alata presenta una postura molto particolare: essa doveva trattenere tra la mano e la gamba sinistra piegata uno scudo (oggi perduto) mentre con uno stilo tra le dita della mano destra ha appena terminato di incidere il nome di una persona importante, di un vincitore o di un personaggio ragguardevole. Al di sotto del piede sinistro doveva esserci l’elmo di Marte, il dio della guerra, riferimento della forza di questa divinità. La statua è vestita con un chitone, un abito molto leggero, che lascia scoperta la parte superiore ed è bloccato sulle spalle da due fibbie, scendendo aderente al corpo con un effetto quasi di panneggio bagnato. Le gambe invece sono coperte da un mantello molto più pesante che aiuta a creare contrasto tra la parte superiore e quella inferiore della figura. Il modello originale rappresentava Afrodite, la dea amante del dio della guerra, che ha vinto con la forza dell’amore Ares e lo ha convinto a spogliarsi delle sue armi. La rappresentazione, secondo un’impostazione tipica dell’età ellenistica, coglieva un’istantanea del momento successivo alla vittoria ormai conseguita: Afrodite si è impadronita dell’armatura di cui Ares si è già spogliato e tiene in mano lo scudo usandolo come specchio, mentre poggia il piede sull’elmo del dio (Fig. 3). 

Successivamente, mediante modifiche, aggiunte e sottrazioni di attributi, forse avvenute attraverso contaminazioni da altre,tipologie, la figura di Afrodite subì una trasformazione e nel I secolo d.C. diventò una “Victoria in clipeo scribens” e in questa veste, fu collocata nel foro di Brescia da Vespasiano (Fig. 4). Questo tipo iconografico ebbe grande fortuna in età romana: gli esemplari in cui la Nike viene rappresentata in atto di scrivere sullo scudo le lodi del vincitore o il nome dell’imperatore sono così numerosi che non è stato difficile riconoscere e ricostruire l’aspetto originario della scultura in bronzo più tardi ribattezzata “tipo Brescia” (Fig. 5).

La Victoria in clipeo scribens, ad esempio, fu scelta come figura chiave all’interno del famoso rilievo a spirale della Colonna di Traiano, monumento simbolo voluto dall’imperatore all’interno del foro fatto erigere per celebrare la conquista della Dacia all’inizio del II secolo d.C. (Fig. 6). Come se fosse un rotolo di papiro, il fregio marmoreo si avvolge intorno alla colonna rappresentando i dettagli di tutti i momenti salienti di uno dei più grandi trionfi mai conseguito dall’esercito romano. Esso si compone di due racconti - rispettivamente sulla prima e sulla seconda Guerra Dacica. Secondo l’archeologo Salomon Reinach il rilievo è divisibile in 114 riquadri di larghezza uguale, dove sono illustrati gli avvenimenti della prima campagna del 101-102 d.C. (scene 1-57) e della seconda del 105-106 d.C. (scene 59-114). La figura allegorica di Vittoria tra trofei nell’atto di scrivere le Res gestae su uno scudo si trova esattamente al centro (scena 58), a marcare la fine del racconto della prima guerra e l’inizio della seconda. Grazie allo studio condotto e pubblicato online dallo storico dell’arte Lorenzo Bonoldi è possibile ripercorrere agilmente la storia del tipo iconografico “Victoria in clipeo scribens” dalla fine dell’età romana fino al suo impiego sui monumenti ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Esso riemerse nel Rinascimento dopo secoli di oblio, utilizzato per la prima volta in un affresco della Sala delle Teste del Palazzo Ducale di Mantova, opera di Giulio Romano e databile agli anni Trenta del XVI secolo, per poi essere reimpiegata di diversi altri contesti fino all’età moderna.  Particolarmente interessante è una medaglia napoleonica coniata nel 1807 (diciannove anni prima del ritrovamento della Vittoria di Brescia) che copia con precisione il modello rappresentato sulla Colonna di Traiano (Fig. 7), a testimonianza che nel XVIII secolo la “Vittoria che scrive sullo scudo” portasse con sé un messaggio ben chiaro e comprensibile al pubblico europeo. L’immagine ebbe successivamente una grande diffusione in Italia con l’emissione di una serie di francobolli che dovevano celebrare il terzo anniversario della battaglia di Vittorio Veneto (Fig. 8). Per l’occasione, l’incisore Alberto Repettati scelse proprio la Vittoria di Brescia per le serie emesse il 1° novembre 1921 in tagli da 5, 10, 15e 25 centesimi, poi sovrastampate con altri valori nel 1924.

È proprio, dunque, negli anni del primo dopoguerra che la figura della “Victoria in clipeo scribens” visse una nuova fase di fortuna e fu largamente impiegata. Essa ben esprimeva l’intenzionalità celebrativa e trionfalistica scevra di riferimenti luttuosi che muoveva le scelte iconografiche degli artisti chiamati a realizzare i monumenti ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Per questo motivo la si trova riprodotta in copie del tutto simili all’originale di Brescia su diversi tipi di opere celebrative post belliche in più regioni italiane. 

Uno degli esempi più famosi è costituito dalla statua dello scultore Timo Bortolotti posta sulla sommità del Sacrario Militare del Tonale. Il Sacrario si trova tra massicci dell’Adamello e dell’Ortles, al confine tra il Trentino e la Lombardia e custodisce le salme di 847 caduti italiani. Opera dello scultore Timo Bortolotti e dell’architetto Pietro del Fabbro, fu costruito nel 1936 secondo un progetto complesso che prevedeva un corpo inferiore costituito da una cripta in cui venissero custoditi i loculi dei caduti e un piano superiore composto da una terrazza con al centro la grande statua in bronzo raffigurante la Victoria in clipeo scribens. In questo modo, la parte inferiore della struttura avrebbe invitato alla pietà e al cordoglio, mentre quella superiore, più monumentale, avrebbe celebrato il trionfo italiano nella Grande Guerra. 

La figura di “Vittoria che scrive sullo scudo” venne impiegata anche in opere meno complesse e monumentali del grande Sacrario del Tonale. Essa si ritrova in cima a semplici colonne e piedistalli (come quelle, rispettivamente, di Bolsena, Fig. 10, e di Carcare in Liguria, Fig. 11) oppure incisa su lapidi, come quella di Capracotta in Molise (Fig. 12). Una menzione a parte merita l’opera di Giuseppe Mangionello sul monumento commemorativo di Canepina, su cui svetta una Vittoria alata originale e unica, che trae solo in parte ispirazione dal modello classico della Nike con scudo (Fig. 13). Mangionello rappresentò una donna dalle grandi ali fortemente rotata su se stessa alla maniera barocca. Il piede sinistro è poggiato su un mappamondo, con l’Italia ben delineata e l’iscrizione “Roma”, mentre nella mano destra tiene il gladio e nella sinistra il clipeo con incisa la data “IV NOVEMBRE / MCMXVIII”. Tra le penne delle lunghe e snelle ali spicca il dettaglio di tanti occhietti stilizzati, elemento iconografico ben definito, attributi della Fama.

La Vittoria alata di Mangionello, dunque, è ben più complessa e articolata di quella riproposta da altri artisti contemporanei. Lo scultore del monumento di Canepina amplia il messaggio semantico della Victoria in clipeo scribens, annettendo il tema della fama acquisita attraverso le virtù guerriere. Il messaggio che egli vuole trasmettere è custodito tanto nell’articolata simbologia della sua opera, quanto nel chiaro riferimento all’armistizio del 4 novembre 1918 scritto nel grande scudo tra le mani della Vittoria. La sua opera rappresenta un esempio unico di rielaborazione e complessità semantica nell’ampio panorama di produzioni in serie che caratterizzò l’arte monumentale post bellica.

fig. 1: Ripartizione della tipologia iconografica della Vittoria alata sui monumenti ai caduti Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 1: Ripartizione della tipologia iconografica della Vittoria alata sui monumenti ai caduti

fig. 2: La Victoria in clipeo scribens di Brescia, da ARTstor digital library, 10310840658. Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 2: La Victoria in clipeo scribens di Brescia, da ARTstor digital library, 10310840658.

fig. 3: La famosa Afrodite di Capua conservata al Museo Nazionale di Napoli è una copia di età adrianea della Venere che indica lo scudo, evoluzione dell’originale ellenistico di Venere che si specchia nello scudo (da ancientcapua.com) Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 3: La famosa Afrodite di Capua conservata al Museo Nazionale di Napoli è una copia di età adrianea della Venere che indica lo scudo, evoluzione dell’originale ellenistico di Venere che si specchia nello scudo (da ancientcapua.com)

fig. 4: Rappresentazione grafica dell’evoluzione della figura di Afrodite che si specchia nello scudo dall’età ellenistica al II secolo d.C.: con l’aggiunta delle ali e di nuovi attributi la figura viene trasformata in Vittoria che scrive o indica lo scudo. Da L. Bonoldi, M. Centanni, L. Lovisetto, Venus volubilis/venusta Victoria. Tradimenti, travestimenti, capricci, denudamenti dell’Afrodite di Brescia, in La Rivista di Engramma, 25, maggio-giugno 2003 Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 4: Rappresentazione grafica dell’evoluzione della figura di Afrodite che si specchia nello scudo dall’età ellenistica al II secolo d.C.: con l’aggiunta delle ali e di nuovi attributi la figura viene trasformata in Vittoria che scrive o indica lo scudo. Da L. Bonoldi, M. Centanni, L. Lovisetto, Venus volubilis/venusta Victoria. Tradimenti, travestimenti, capricci, denudamenti dell’Afrodite di Brescia, in La Rivista di Engramma, 25, maggio-giugno 2003

fig. 5: Rovescio di denario coniato nel 101-102 d.C. su cui è rappresentata una Vittoria stante a destra intenta a scrivere su uno scudo appoggiato su un tripode (da nummusetars.bidinside.com). La Victoria in clipeo scribens viene raffigurata per la prima volta su un quinario coniato dall’imperatore Claudio nel 41-42 d.C. In seguito, si trova in numerose serie monetali fino alla tarda antichità. Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 5: Rovescio di denario coniato nel 101-102 d.C. su cui è rappresentata una Vittoria stante a destra intenta a scrivere su uno scudo appoggiato su un tripode (da nummusetars.bidinside.com). La Victoria in clipeo scribens viene raffigurata per la prima volta su un quinario coniato dall’imperatore Claudio nel 41-42 d.C. In seguito, si trova in numerose serie monetali fino alla tarda antichità.

fig. 7: Medaglia celebrativa delle vittorie napoleoniche del 14 giugno - Nicholas Brenet, 1807 (da Bonoldi 2005, vd. Nota 7) Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 7: Medaglia celebrativa delle vittorie napoleoniche del 14 giugno - Nicholas Brenet, 1807 (da Bonoldi 2005, vd. Nota 7)

fig. 8: Francobollo da 25 centesimi emesso il primo novembre 1921. Alberto Repettati rappresentò la Vittoria di Brescia con accanto l’iscrizione “VITTORIO / VENETO / XXIV / OTTOBRE / MCMXVIII” (da Gnisci 2001, vd. Nota 8) Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 8: Francobollo da 25 centesimi emesso il primo novembre 1921. Alberto Repettati rappresentò la Vittoria di Brescia con accanto l’iscrizione “VITTORIO / VENETO / XXIV / OTTOBRE / MCMXVIII” (da Gnisci 2001, vd. Nota 8)

fig. 9: Il Sacrario Militare del Passo del Tonale Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 9: Il Sacrario Militare del Passo del Tonale

fig. 10 : Particolari dei monumenti commemorativi di Bolsena, opera di Parlante e/o Giuseppe Tonnini (da Gnisci 2001, vd. Nota 8), e Carcare (SV), opera di Enrico De Barbieri. Quest’ultimo monumento è in mediocre stato di conservazione ed è privo di elementi quali l’elmo, lo scudo e lo stilo tra le dita della Vittoria. L’epigrafe riporta la data del 03/11/1919, data del primo anniversario di Vittorio Veneto (ICCD SIGECweb, NCTN 00320298). Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 10 : Particolari dei monumenti commemorativi di Bolsena, opera di Parlante e/o Giuseppe Tonnini (da Gnisci 2001, vd. Nota 8), e Carcare (SV), opera di Enrico De Barbieri. Quest’ultimo monumento è in mediocre stato di conservazione ed è privo di elementi quali l’elmo, lo scudo e lo stilo tra le dita della Vittoria. L’epigrafe riporta la data del 03/11/1919, data del primo anniversario di Vittorio Veneto (ICCD SIGECweb, NCTN 00320298).

fig. 12: Lapide commemorativa ai caduti della Prima Guerra Mondiale di Capracotta (IS), 1925. Opera dell’incisore Mario Nelli (ICCD SIGECweb, NCTN 00080122). Il recupero dei modelli classici nei monumenti ai caduti: l’iconografia della Vittoria alata. La Victoria in clipeo scribens. PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
fig. 12: Lapide commemorativa ai caduti della Prima Guerra Mondiale di Capracotta (IS), 1925. Opera dell’incisore Mario Nelli (ICCD SIGECweb, NCTN 00080122).

Bibliografia

V. Properzi, Monumenti ai caduti nella provincia di Roma, P. Guerrini, M. Vittucci, Il Lazio e la Grande Guerra, 2001 , pp. pp. 86-87

AA.VV., L’Afrodite ritrovata, Catalogo della mostra (Brescia, 2003), Milano, 2003 , p.

AA.VV., Ricerche sul Capitolium di Brescia. Scavi, studi e restauri, Milano, 2002 , p.

L. Bonoldi, M. Centanni, L. Lovisetto, Venus volubilis/venusta Victoria. Tradimenti, travestimenti, capricci, denudamenti dell’Afrodite di Brescia, La Rivista di Engramma, 25, maggio-giugno 2003, p.

S. Reinach, La Colonne Trajane au Musée de Saint-Germain. Notice et explication, Paris, 1886 , p.

L. Bonoldi, Nachleben e vittorie postume della Venus Victrix. L’immagine della Victoria in clipeo scribens dopo il (e prima del) ritrovamento dell’esemplare di Brescia (1826), La Rivista di Engramma, 41, maggio-giugno 2005, p.

S. Gnisci, La provincia di Viterbo e il culto dei caduti della grande Guerra, in P. Guerrini, M. Vittucci, Il Lazio e la Grande Guerra, 2001 , pp. pp. 135-139