Archivio fotografico di Palazzo Ducale, Laboratorio fotografico di Palazzo Ducale, Gabinetto fotografico di Palazzo Ducale (archivio, bene complesso)
L’Archivio fotografico analogico di Palazzo Ducale di Mantova si articola in 16 sezioni corrispondenti a fondi, raccolte e miscellanee (cfr. paragrafo PA e FNT 1). DESCRIZIONE FISICA - In merito alla tipologia materiale dei fototipi, l’archivio è composto da negativi su lastra di vetro (gelatina ai sali d’argento, BN) e su pellicola (gelatina ai sali d’argento su acetato o poliestere, BN e C), da diapositive e da stampe positive su carta (la tecnica predominante è quella della gelatina ai sali d’argento in BN e C, anche se non mancano, in numero molto inferiore, esempi di albumine e di aristotipi, oltre a stampe ai pigmenti e fotomeccaniche). DESCRIZIONE QUANTITATIVA E FORMATI - Riguardo alle quantità, si indicano quelle stimate per i diversi nuclei: le lastre digitalizzate e condizionate, corrispondenti al Fondo 1, sono complessivamente 871 vetri di diverso formato (dal 6x9 cm al 24x30 cm); le pellicole storiche del Fondo 2, conservate nella coppia di Serrandine grandi in 72 unità conservative, raggiungono indicativamente un ingombro di 10 metri lineari (la stima dei fototipi contenuti in una singola scatola di legno si aggira tra le 350 e le 400 unità, tenendo conto anche dei provini a stampa a corredo delle riprese; i formati vanno dalla pellicola 110 ai 9x12 cm, con buona presenza dei 6x6 e dei 35 mm); le pellicole del Fondo 3, realizzate dal 1985 al 2005 e conservate nel classificatore Olivetti, superano le 17.000 riprese (17.212 secondo l'elenco incompleto che enumera i singoli fotogrammi, ma che non comprende la descrizione di 3 cassetti; formati dal minore 35 mm al maggiore 13x18 cm); le diapositive del Fondo 4 coprono circa 2,5 metri lineari e sono contenute in: 23 raccoglitori ad anelli entro i quali sono organizzate all'interno di buste perforate di plastica (formati 6x6, 9x12 o 10x12, 13x18), 3 scatole porta diapositive con pellicole montate su telaietto e 1 cassetto in cartone che comprende anche negativi C, sempre nel formato 35 mm (27 unità conservative totali per il Fondo 4); i positivi a stampa, suddivisi in diverse partizioni, sono contenuti sia in una serrandina piccola, sia in 3 armadi metallici (ognuno con 7 scaffali lunghi 115 cm, la stima approssimativa si aggira oltre i 40.600 fototipi): le singole unità conservative sono piuttosto eterogenee in quanto le stampe si possono trovare sciolte, racchiuse in faldoni o in scatole di cartone conservativo, finanche in album (i formati delle stampe sono abbastanza diversificati, di norma entro l'A4, con i maggiori che si individuano nel Fondo 11, denominato Miscellanea extra formato, dove prevale il 30x40 cm). La parte più utilizzata dell’archivio, il Fondo 9 denominato Positivi Palazzo Ducale - vale a dire l’intero patrimonio di stampe relative agli ambienti e alle opere del museo stimato in circa 23.300 fototipi - è attualmente in fase di riordino e di messa in sicurezza entro materiali a norma dal personale del Museo. Da queste quantificazioni parziali e approssimative è esclusa la Miscellanea Scatole nere composta da 25 contenitori in cartone con ribaltina (su 38 unità totali: 10 scatole vuote e 3 con materiale non fotografico), probabilmente a identificarsi con le prime unità di archiviazione originali (fonte orale Cristina Garilli), fondo decisamente composito nei materiali: all’interno dei contenitori convivono stampe, pellicole, vetri, fotocopie, appunti manoscritti, etc. In ogni caso, si precisa la copertura dell’intera miscellanea in 7,25 metri lineari (ingombro relativo alle sole 25 unità con materiale fotografico). MATERIALE DI CORREDO - Sono 5 i fondi corredati da elenchi di consistenza (tabelle in formato .xls): Positivi Palazzo Ducale (FNT 8), Mantova città e provincia (FNT 3), Cremona città e provincia (FNT 4), Brescia città e provincia (FNT 5), mentre l'elenco del fondo 2 Negativi classificatore Olivetti è incompleto e comprende anche qualche diapositiva appartenente al Fondo 4 (FNT 2). D'altra parte quest’ultimo elenco è l’unico ad essere corredato da un identificativo numerico attribuito ai singoli fotogrammi, diversamente dai primi 4 elenchi che non lo prevedono. Si precisa inoltre che il file digitale in allegato (FNT 2) è la copia dei registri cartacei tenuti dai fotografi interni del Museo, i quali hanno trascritto, man mano che venivano realizzati, i servizi fotografici da loro eseguiti tra il 1985 ed il 2005 (i registri si conservano nel cassetto 6 del classificatore Olivetti, Fondo 3). Tale elenco non è stato verificato per ogni singolo fotogramma: in alcuni casi sono state riscontrate incongruenze tra numero e soggetto della pellicola. MATERIALI ETEROGENEI COLLEGATI ALL'ARCHIVIO FOTOGRAFICO - 1) nel deposito al mezzanino tra secondo piano e terzo piano dell’ala del Paradiso si conservano numerose matrici fotozincografiche, lastre utilizzate per la stampa delle illustrazioni a corredo di pubblicazioni su Palazzo Ducale, tra le quali sono state identificate: l'opuscolo di Guglielmo Pacchioni "Gli arazzi resi dall'Austria vinta" del 1919; il catalogo della "Mostra retrospettiva del Bazzani" del 1933; la relazione di restauro del 1934 della Galleria della Mostra a cura di Clinio Cottafavi; dello stesso autore diversi contributi apparsi su "Bollettino d’arte" dalla metà degli anni Venti alla metà del decennio successivo; i 2 cataloghi di Leandro Ozzòla, il primo dedicato alla Galleria dei dipinti (1948), il secondo al Museo (1950); all'elenco si aggiunge anche il catalogo della mostra "Ceramiche nel Palazzo Ducale di Mantova" del 1981 (su segnalazione della dott.ssa Zurla). 2) nel camerino adiacente all’Archivio fotografico (ambiente C, 2, 28) si conserva una scatola di cartoline con vedute cittadine dei più noti monumenti di Mantova (cartoline stampate in vera fotografia, gelatine BN nel formato 10x15)
- OGGETTO archivio istituzionale
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SOGGETTO
Guerra mondiale 1914-1918 - Beni architettonici - Beni storico-artistici - Danni di guerra
Beni mobili - Brescia
Beni mobili - Cremona
Beni mobili - Mantova
Chiese - Brescia
Chiese - Cremona
Chiese - Mantova
Mantova - Palazzo Ducale
Mantova - Palazzo Ducale
Palazzi - Brescia
Palazzi - Cremona
Palazzi - Mantova
Restauro - Analisi diagnostica - Beni culturali
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE, DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO PAESAGGISTICO, FOTOGRAFIA DI DOCUMENTAZIONE, FOTOGRAFIA DI GUERRA, MISCELLANEA , FOTOGRAFIE ARTISTICHE
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ATTRIBUZIONI
Fotografia Premi (attivo 1865-1930): fotografo principale
Quattrone, Antonio (documentato In Attività Dalla Metà Degli Anni Ottanta Del Xx Sec):
Michelotti, Remo (attivo Dal 1977):
Fotografia A. Premi Dei Fratelli Lini (attivo 1935-1956):
Studio Calzolari (attivo 1882-1996):
Studio Giovetti (attivo 1920-1999):
Barbieri, Ernesto (in Attività 1960-1980):
Iorio, Antonio (documentato In Attività 1981-1982):
Finazzer, Gabriele (in Attività 1987-2003):
Pecchini, Doretta (in Attività 1984-2008):
Pezzini, Emanuela (in Attività 1984-2019):
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale di Mantova
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE NOTIZIE GENERALI - L'archivio fotografico analogico di Palazzo Ducale di Mantova esprime due anime distinte: la prima legata al museo, agli ambienti e alle collezioni che iniziarono ad abitare le stanze della reggia a partire dal 1915 (anno della Convenzione tra Stato e istituzioni locali per il trasporto e il deposito delle raccolte artistiche comunali nel complesso gonzaghesco); la seconda legata all'attività di tutela territoriale della Soprintendenza per i beni storico-artistici, che ebbe sede a Mantova a partire dal 1939 (su impulso della Legge Bottai n. 1089/1939): l’ufficio territoriale dovette infatti coprire, a seconda degli intervalli temporali, diverse province di competenza (1939-1975: provincie di Mantova, Cremona e Verona; 1975-2014 province di Brescia, Cremona e Mantova). L’archivio fotografico ha avuto quindi origine da queste due funzioni dell’istituto, distinte nell’esercizio della tutela sul territorio di pertinenza e nella gestione, conservazione e valorizzazione del patrimonio e delle collezioni di Palazzo Ducale - complesso monumentale compreso. Contando che le due funzioni erano in capo al medesimo ente, l’archiviazione dei documenti fotografici è stata unitaria, e frequentemente in uno stesso fondo si possono trovare immagini del museo accanto a quelle del territorio: d’altra parte alcune partizioni si presentano invece dedicate soltanto ad uno dei due aspetti. All’interno dell’archivio fotografico sono inoltre rintracciabili diversi nuclei di materiali raccolti dai direttori - ma anche dai funzionari - che si susseguirono alla guida del museo e dell'ufficio; raccolte nate dalle ricerche personali dei singoli studiosi, con soggetti che in alcuni casi esulano dal contesto di competenza: si tratta perlopiù di repertori iconografici di pittura. Sul fronte degli autori fotografi (quelli ricordati nella scheda madre sono necessariamente una selezione dei più ricorrenti, si rimanda alle 16 partizioni figlie per un quadro più esaustivo), grazie al supporto documentario dei materiali archivistici relativi all’archivio fotografico (cfr. FNT 6 e FNT 7), è possibile ipotizzare che prima dell’ultima guerra mondiale lo stesso archivio venisse implementato anche grazie all’apporto di fotografi esterni, cui Palazzo Ducale si appoggiava per la commissione dei soggetti richiesti (in primis gli studi mantovani Premi e Calzolari, cui si somma il contributo dei principali atelier italiani quali Alinari e Anderson). Dal secondo dopoguerra si ha notizia di un “Gabinetto fotografico”, i cui lavori sono documentati in diverse riprese del 1953-1954 eseguite alla conclusione della sistemazione dei locali in Domus Nova, ambienti in parte coincidenti con l'attuale ubicazione (cfr. scheda F, NCT 0303275101). Dagli anni Cinquanta la storia dell'archivio diventa maggiormente documentata e più facilmente ricostruibile: sono noti i nomi degli operatori interni di Palazzo Ducale, contestualmente al periodo in cui furono attivi presso l'istituzione. Di pari passo, si rivela più comprensibile anche l'articolazione dei fondi costituiti in seguito alla creazione del “Gabinetto fotografico”, denominazione poi mutata in favore di “Laboratorio fotografico”. La storia dell'archivio si è conclusa attorno alla fine del primo decennio degli anni Duemila, quando si passò a pieno regime dalla fotografia analogica a quella digitale. NOTA SULLA CRONOLOGIA - Il campo a vocabolario chiuso “DTZG - Fascia cronologica/periodo” non prevede la fascia cronologica XIX-XXI, equivalente ad un archivio fotografico costituitosi nell’Ottocento, sviluppatosi per la maggior parte lungo tutto il Novecento e che conserva materiali databili fino primo decennio del Duemila, come quello di Palazzo Ducale. Per questo motivo si è optato di racchiudere la sola porzione ottocentesca dopo il 1869, anno in cui il fotografo mantovano Andrea Premi fu “autorizzato ad effettuare riprese di documentazione nella reggia” (si cita da MONTANARI 2023 p. 8, cfr. anche VALLI 2015 p. 85), dato che nel Fondo 1 delle Lastre si conservano diversi vetri di Premi della Camera Picta, probabilmente eseguiti prima del biennio 1876-1877, quando fu condotto l’intervento di restauro iniziato da Luigi Cavenaghi e concluso da Antonio Bertolli (si veda poi la lastra n. 865 in allegato, ossia la 123 della ditta Premi, datata da MONTANARI 2023 tra la fine del 1894 e l’inizio del 1895). Vista l’operazione arbitraria necessariamente condotta sul paragrafo “DT – CRONOLOGIA”, il termine finale per la datazione ottocentesca è derivata dal vetro n. 860, una rara veduta del lato meridionale della Palazzina della Paleologa, probabilmente inedita e forse realizzata proprio nell’anno della sua demolizione, il 1899. Il caso di questo fabbricato, abbattuto per mettere pienamente in luce il prospetto orientale del Castello di S. Giorgio, fa propendere per una cronologia sullo scorcio del secolo: nonostante il mancato riscontro di materiali (positivi o negativi) puntualmente realizzati nell’anno 1900, si ritiene preferibile mantenere una continuità con la cronologia novecentesca e degli anni Duemila dell’archivio fotografico. STORIA NOVECENTESCA DELL’ARCHIVIO (1914-1949) - Le iniziali vicende dell’Archivio fotografico di Palazzo Ducale (d’ora in poi AFPD), prima della messa in opera nel 1953-1954 del Gabinetto fotografico interno all’ufficio, sono in parte ricostruibili grazie alla consultazione dell’Archivio storico di Palazzo Ducale denominato “Archivio Vecchio” (ASPD, b. 91-1, f. Pos. 2 - Fotografie dal 1914 al 1935; la cronologia dei documenti nel fascicolo copre fino al 1949 circa). Il primo riferimento alla “modestissima collezione di fotografie già iniziata dal Patricolo” si ha nel marzo del 1914 quando Guglielmo Pacchioni, ispettore di Palazzo Ducale, richiese copia dei negativi appartenenti al cavalier Giuseppe Lanzoni “da servire all’archivio fotografico di questo ufficio” (prot. 37, 5 marzo 1914). Probabilmente rimasta senza risposta, la richiesta fu reiterata nuovamente nell’ottobre seguente con l’aggiunta da parte di Pacchioni dell’invio “di una copia delle fotografie che furono eseguite dal messale già esistente nel Duomo ed ora qui depositato [in Ducale]”, ossia il codice di Barbara di Brandeburgo, oggi al Museo diocesano di Mantova (prot. 286, 15 ottobre 1914). Si ricorda che nell’AFPD si conserva il fondo Museo Statuario costituito dalle stampe positive della collezione di marmi antichi ripresi dallo stesso Lanzoni nel 1908-1910 (cfr. scheda FF 03 03275100 -7), quando le opere erano ancora collocate presso il Palazzo degli Studi di Mantova prima del trasferimento nel museo Ducale - peraltro è del 1915, vale a dire l’anno dopo la richiesta di Pacchioni, la convenzione tra il comune e il museo per l’arrivo della collezione statuaria. Riferito al 1915 è un elenco manoscritto di soggetti architettonici raggruppati sotto il titolo suggestivo di “Fotografie di Mantova scomparsa”, dove si alternano riprese dei due più importanti studi fotografici cittadini: Premi e Calzolari, sin dall’inizio professionisti di riferimento per le committenze di Palazzo Ducale (prot. 653, 22 settembre 1915). In quest’ultimo documento non è chiarito se l’archivio fotografico fosse a Mantova - se esistesse anche solo un piccolo deposito per i repertori iconografici cittadini ad uso dell’ufficio - in quanto il palazzo dipendeva dalla Soprintendenza di Venezia per gli oggetti d’arte e da quella di Verona per i monumenti. Nel 1922 si ha infatti notizia che presso la sede veronese della soprintendenza si raccoglievano le copie positive, ma soprattutto le lastre negative di soggetti mantovani commissionati allo studio Premi: il documento non chiarisce se in Palazzo Ducale si conservasse almeno una copia positiva per ogni ripresa (prot. 10434, 30 agosto 1922). Dopo il 1923, Mantova passò sotto la direzione della soprintendenza olistica di Trento diretta da Giuseppe Gerola; due anni più tardi l'architetto trentino chiederà al direttore onorario di Palazzo Ducale, Clinio Cottafavi, di poter avere le immagini di un “sarcofago” nel duomo di S. Pietro da eseguire “qualora già non si trovassero nelle collezioni del Pal. Ducale”: affermazione che non lascia dubbi sul fatto che nel museo si trovasse una raccolta di fotografie (prot. 2282, 16 luglio 1925). A quel punto Cottafavi, evidentemente verificato di non avere nella disponibilità le fotografie richieste, commissionò le immagini al “fotografo Premi”, con l’accortezza di precisare a Gerola “ho trattenuto per l’archivio di Palazzo una copia delle predette fotografie” (prot. 397, 17 dicembre 1925). Dal carteggio nato intorno alla richiesta del Gerola si recuperano inoltre alcune informazioni di interesse: Cottafavi scelse di utilizzare la ditta di professionisti locali a scapito della proposta del soprintendente di inviare in sopralluogo a Mantova “il nostro fotografo dell’Ufficio” e nonostante il commento dello stesso Gerola: “Quel fotografo Premi mi pare un po’ caro” (prot. 2735, 19 agosto 1925). L’operatore di riferimento per Trento era Sergio Perdomi (1887-1935), ostigliese di nascita, il cui laboratorio era all’interno dello stesso Castello del Buonconsiglio, sede della soprintendenza. Sul finire degli anni Venti, con il passaggio di Mantova nuovamente sotto la competenza dell’ufficio di Verona, anche il fotografo della Soprintendenza mutò dapprima nella figura di A. Basile, poi, dalla metà degli anni Trenta, in Vincenzo Bonacini. Cottafavi non solo si appoggiava allo studio Premi, ma anche all’atelier mantovano Calzolari come documentato in più occasioni nei carteggi del fascicolo. Un’altra circostanza chiarisce il modo in cui doveva essere gestito il flusso delle immagini tra Verona, sede della Soprintendenza, e Mantova: in occasione della richiesta di riproduzioni di opere presenti alla Mostra iconografica gonzaghesca del ’37, il segretario di Palazzo Ducale Carmelo Gambino inoltrò la richiesta a Verona al soprintendente Alfredo Barbacci, che rispose inviando a Mantova le immagini richieste tratte da negativi conservati nell’ufficio veneto (prot. 631 e 632 rispettivamente del 1° e 3 novembre 1938, prot. 2394 dell’8 novembre 1938). Dal carteggio trovano conferma vicende già note sull’archivio veronese, trasferito per la parte mantovana alla Soprintendenza di Brescia nel 1977 (Mantova nel ‘75 era passata sotto la competenza della città lombarda): i negativi di Mantova venivano dunque custoditi a Verona (cfr. MORATO 2006). D’altra parte è documentato, sempre nel caso della Mostra iconografica gonzaghesca, che a Mantova si conservavano le stampe positive relative all’esposizione, ancora oggi rintracciabili presso l’Archivio fotografico di Palazzo Ducale. Da queste considerazioni emerge un fatto importante: l’archivio dei positivi eseguiti prima del 1939 - anno in cui Mantova divenne Soprintendenza, senza più dipendere dalla città veneta - non trova riscontro nei negativi conservati in Palazzo Ducale, ma in quelli attualmente ubicati a Brescia - provenienti da Verona - tutti digitalizzati, catalogati e pubblicati sul portale ministeriale Catalogo generale dei Beni Culturali (cfr. le 1612 schede delle lastre negative a soggetto mantovano pubblicate su https://catalogo.beniculturali.it/). Escludendo i materiali riferibili all'Ottocento, ossia riconducibili al periodo anteriore all'istituzione delle soprintendenze, resta da verificare se le lastre novecentesche ancora in Palazzo Ducale (oltre al fondo 1, si segnala il centinaio di vetri presente nel fondo 16), siano tutte posteriori al 1939 o magari qualcuna sia da ricondurre al periodo precedente. Da quanto emerge in merito ai negativi databili con evidenza - come il Tempio della Trinità di Rubens ricongiunto da Leandro Ozzòla nel 1952 (lastra n. 61) o le protezioni antiaeree poste in opera dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 (lastre nn. 800-803) o ancora il ripristino del Giardino dei Semplici iniziato a partire dal 1939 (lastra n. 260) - è certo che alcune riprese rientrino negli anni della nuova soprintendenza mantovana, ma la cronologia di altre immagini non è sempre così sicura (la lastra 845, un busto del Museo statuario, sembra eseguita prima del trasporto a Palazzo Ducale degli anni Venti: l’opera dovette essere fotografata ancora presso il Palazzo degli Studi). Ritornando al fascicolo archivistico, con il nuovo insediamento della Soprintendenza in Palazzo Ducale e la nomina a direttore di Leandro Ozzòla, in risposta alle consuete richieste di immagini, nei carteggi si trova un’affermazione ricorrente che sottolinea la mancanza di un laboratorio interno a supporto dell’ufficio: “Questa Soprintendenza non possiede Gabinetto fotografico né doppioni di fotografie” (prot. 109, 9 aprile 1946). Il motivo della mancanza di negativi è quindi chiarito: “Questa Soprintendenza non ha lastre fotografiche perché quando fu fatto l’Inventario degli Oggetti d’Arte dipendeva dalla Soprintendenza di Verona” (prot. 90, 25 marzo 1946). Riassumendo, una prima raccolta fotografica (probabilmente di stampe positive) fu iniziata da Achille Patricolo, architetto nominato conservatore del Palazzo Ducale nel 1898 che soggiornò a Mantova fino al 1905 (VALLI 2015), così come documentato per mano di Cottafavi. Non disponendo di un laboratorio interno, Palazzo Ducale commissionava le fotografie a professionisti esterni, quali gli studi mantovani Premi e Calzolari, come ampiamente attestato. La documentazione prodotta veniva inviata a Verona (lastre con copie positive), mentre doveva essere una consuetudine rodata trattenere a Mantova le stampe doppie così da creare un repertorio iconografico ad uso dell’ufficio distaccato. Con la riorganizzazione delle soprintendenze nel 1939, Palazzo Ducale divenne per la prima volta sede della Regia Soprintendenza alle Gallerie e da questo momento in avanti si iniziarono a conservare in loco anche le lastre negative e le pellicole. Con l’arrivo a Mantova di Giovanni Paccagnini nel 1952, presero avvio anche i lavori per mettere in opera un Gabinetto fotografico interno ad uso dell’ufficio, pronto già attorno al 1953-1954. Da qui in avanti la produzione di negativi da parte degli operatori del Ducale è certamente lo specchio dei positivi, fatto salvo che non tutte le pellicole venivano stampate (sulle buste dei negativi si trova a volte indicato “St[ampa] mancante”)
- TIPOLOGIA SCHEDA Fondi fotografici
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303275100-0
- NUMERO D'INVENTARIO 1 - 19647
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Palazzo Ducale di Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2023
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DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
struttura archivio fotografico (1)
struttura archivio fotografico (2)
struttura archivio fotografico (3)
struttura archivio fotografico (4)
struttura archivio fotografico (5)
struttura archivio fotografico (6)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0