Fondazione ed edificazione di Mantova

decorazione plastico-pittorica, 1572 - ca 1579

Ambiente a pianta rettangolare ornato da soffitto ligneo a cassettoni; un cornicione in stucco continuo divide l'altezza delle pareti. Il registro superiore di queste ospita la successione di otto dipinti murali (uno su ciascun lato breve, tre su ciascun lato lungo), incorniciati da una coppia di lesene e alternati a finestre (sei vere, sei dipinte), ornate da riquadri in stucco lungo i lati superiore e inferiore. Il registro inferiore reca una decorazione murale a finti marmi imitante una zoccolatura e ampi riquadri intarsiati, impostati sul ritmo degli elementi decorativi superiori; si contano cinque accessi, di cui il principale al centro della parete nord: due su ciascun lato lungo e uno, dotato di mostra marmorea, sulla parete est (accesso alla sala dei Capitani); due finestre si aprono sulla parete ovest, quattro sulla parete nord

  • OGGETTO decorazione plastico-pittorica
  • MATERIA E TECNICA stucco/ modellatura a stampo
    legno di abete/ pittura
    intonaco/ pittura a fresco
    stucco/ doratura
    stucco/ modellatura
    legno di abete/ intaglio
    legno di abete/ doratura
    intonaco/ pittura a secco
    breccia rosa/ scultura
    marmo nero venato/ modanatura
  • MISURE Altezza: 10,75 m
    Lunghezza: 27,45 m
    Larghezza: 11,62 m
  • ATTRIBUZIONI Bertani Giovanni Battista Detto Brizio (ante 1516/ 1576): architetto
    Jacopo Di Ughetto (notizie 1576): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 1/ Sala di Manto
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La sala di Manto rientra tra gli ambienti del cosiddetto Appartamento Grande di Corte Nuova (o di Castello). Tale nucleo della reggia gonzaghesca si configura come risultato di una complessa genesi architettonica, segnata in parte da riutilizzo, adattamento e demolizione di preesistenze, in parte da costruzioni ex novo. Lo formano, oltre alla sala di Manto, le sale dei Capitani e dei Marchesi, gli ambienti già detti dell'Appartamento del Tasso (loggia, camera delle Virtù, studiolo con soprastante cappella e altri spazi funzionali), la sala dei Duchi, l'anticamera dei Duchi e ambienti di passaggio, organizzati intorno al cortile pensile dei Cani. L'appartamento, ideato e complessivamente realizzato durante il ducato di Guglielmo Gonzaga, spetta alla progettazione del prefetto delle fabbriche ducali Giovan Battista Bertani (1549-1576): se le sale dei Marchesi e dei Duchi, con l'interposto Appartamento del Tasso, costituiscono una vera e propria addizione architettonica, nella quale è riproposto uno sviluppo verticale degli spazi (pubblici al piano nobile, strettamente privati al piano superiore) analogo a quello già attuato nell'Appartamento di Troia (L'Occaso 2009, p. 65, p. 109), i restanti ambienti sono innestati su costruzioni preesistenti (cfr. Schiavi 1929; Cottafavi 1936 [1963]; Rodella 2003 con bibliografia precedente): ad attestarlo intervengono evidenze strutturali e lacerti pittorici. La sala dei Capitani, ad esempio, è frutto della radicale trasformazione di un precedente ambiente – parte dell'appartamento da celibe di Federico II Gonzaga, a cavaliere del Castello e della Corte Nuova – ricavato nel tardo-trecentesco revellino di San Nicolò, come testimonia, tra l'altro, un fregio ad affresco strappato dalle pareti della soffitta nel 1971 (L'Occaso 2011, p. 157, nn. 109-116): stessa datazione, fissata al 1520-1525, spetta a un secondo fregio proveniente dalla soffitta della sala di Manto, come il precedente strappato nel 1971 e oggi custodito nei depositi del Museo di Palazzo Ducale (L'Occaso 2011, p. 156, nn. 105-108). La sala di Manto, benchè in forme diverse da quelle assunte in epoca guglielmina, era dunque parte del primo appartamento federiciano che, di là del fossato meridionale del Castello, si estendeva nell'area occupata dalle attuali sale dei Capitani, di Manto e dei Cavalli (si vedano anche L'Occaso 2009, pp. 104 e ss.; Valli 2014, pp. 492 e ss.). Nel successivo contesto dei lavori giulieschi in Corte Nuova (quarto decennio del secolo) la sala costituisce, quindi, il primo ambiente dell'Appartamento di Troia, destinato a ospitare il corpo di guardia. Le fonti documentarie (cfr. Carpeggiani 2003 e Berzaghi 2003, con bibliografia precedente) datano al 1549, anno del matrimonio di Francesco III Gonzaga con Caterina d'Austria, alcuni lavori in questa parte della residenza, citando la “fabrica della sala grande [di Manto] […] et parimenti l'entrata che vi si fa”: la sala è presumibilmente definita, a livello strutturale, nel 1561, quando vi si tiene un ballo in occasione delle nozze di Guglielmo Gonzaga con Eleonora d'Austria. Tuttavia, il termine ante quem per la definizione della sua conformazione attuale deve essere fissato al novembre 1572, quando si attesta che i “marangoni […] vano acomodando la sala grande, il solaro tutto a una fogia”. Tra i primi ambienti dell'appartamento ad essere conclusi nella loro parte strutturale (1572-1573) sono la loggia e i camerini detti del Tasso, per il cui programma iconografico è chiamato, nel 1573, l'architetto e antiquario napoletano Pirro Ligorio. I lavori di decorazione plastica e pittorica dell'appartamento sono scalati nell'ottavo e nono decennio del secolo: a chiuderli è la collocazione dei cicli di tele di Jacopo Tintoretto e bottega nelle sale dei Marchesi e dei Duchi (1580 ca.) e di Lorenzo Costa il Giovane nella sala dei Capitani (1581-1583). Varie le denominazioni della sala di Manto nei secoli: “Sala Grande” (1549), “Sala dei Tedeschi” a inizio Seicento (qui risiedeva il corpo di guardia degli alabardieri del principe a difesa dell'Appartamento di Troia), “Gran Sala del Castello” a inizio Settecento, “Sala” o “Salone di Troia” dal 1763 e nel corso del XIX secolo (a causa di una lettura errata del ciclo pittorico) fino a “Sala Grande” e all'attuale “di Manto” da inizio Novecento (Algeri 2003, pp. 388-389). La decorazione della sala occupa gli anni dal 1572 al 1580 circa (si rinvia a Cottafavi 1936 [1963]). Il primo intervento documentato riguarda il soffitto, impostato “tutto a una fogia” nel novembre 1572; risale al 16 aprile 1574 (già Schiavi 1929, p. 18) il contatto con un pittore, non precisato ma “forestiero” (forse veneziano) per la progettata esecuzione di “dodici quadri” tra la sala di Manto e la sala dei Capitani: nella prima il soggetto del ciclo sarebbe consistito nella “medesima historia ch'é in quella della Mostra”, ossia nella fondazione di Mantova già affrontata nella sala della Mostra dell'Appartamento dell'Estivale nel%
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267673-0
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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