Motivi decorativi
Complesso decorativo plastico e pittorico inquadrante dodici finestre: le aperture sono reali in sei casi (quattro finestre su parete nord; una su parete sud; una su parete ovest), fittizie e dipinte a vetri piombati nei restanti sei casi. Il complesso decorativo inframmezza le otto scene dipinte su muro ed è definito lateralmente da lesene, accoppiate sulle pareti nord e sud della sala. Il numero totale di lesene è sedici: sei su ciascuna parete maggiore, due su ciascuna parete minore; all'incontro delle pareti l'elemento è, infatti, omesso. Le lesene, con capitello corinzio, sono ornate da due campi di decorazione a grottesche dipinte delimitati da cornice a palmette e perline, e inframmezzati da un medaglione a corolla: lo stesso motivo, in forma semicircolare, è ripetuto alle due estremità della lesena. Una cornice in stucco profilata da perline dorate e dipinta, internamente, in azzurro delinea due campi di decorazione sopra e sotto la finestra: il primo contiene un motivo a cornucopie e girali vegetali entro cornice a ovoli e fusarole; il secondo, di dimensioni maggiori, un'aquila in posizione araldica posata su festone pendente da coppia di candelabri, entro cornice a ovoli e fusarole. Gli sguinci delle finestre recano una rosetta dorata al centro di ogni lato%
- OGGETTO decorazione plastico-pittorica
-
ATTRIBUZIONI
Jacopo Di Ughetto (notizie 1576): scultore
Costa Lorenzo Il Giovane (bottega): decoratore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 1/ Sala di Manto
- INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il complesso decorativo è assegnato al plasticatore modenese Jacopo di Ughetto: a testimoniarlo, ricorda Cottafavi (1929, p. 187; cfr. Berzaghi in Algeri 2003, p. 232), è una lettera dello stesso al duca Guglielmo Gonzaga, risalente all'agosto 1576. In questa missiva, ricordata da Cottafavi “negli spogli del Davari presso il nostro Archivio di Stato [Archivio di Stato di Mantova]”, lo scultore “si lamentava col Duca perchè avendo da molti giorni dato fine «a tutta l'opera di stucco che è nella sala grande non gli era ancora stato pagato, né da allora gli è stato più data cosa alcune da lavorare»”. Come rilevato da Patricolo (1908, p. 31), il complesso decorativo presenta varie analogie con la decorazione parietale della Sala dei Cavalli di Palazzo Te (1526-1527), “con la differenza che nella nostra la decorazione è in rilievo mentre nell'altra è dipinta”: il riferimento è, evidentemente, alla coppia di lesene e, soprattutto, al motivo del festone pendente dai due candelabri. Il restauro della sala di Manto, condotto tra 1926 e 1927 sotto la direzione di Clinio Cottafavi, ha riguardato anche il complesso decorativo in oggetto. Lo stato della decorazione plastica antecedente i lavori è così ricordato da Cottafavi (1929): “le grandi lesene accoppiate a incorniciare pannelli e finestre avevano per larghi spazi perduto stucchi e decorazioni pittoriche: le aquile e i festoni di frutta e verdura sotto alle finestre erano mutili e in parte caduti; delle finestre alcune rese cieche”: tra queste, la terza della parete meridionale, il cui vano risultava invaso dalla canna ad andamento irregolare del perduto camino della sala (cfr. Sogliani 2012, p. 25, fig. 1). In fase preventiva dei lavori, la serialità di molti elementi induce a programmare un rifacimento delle parti mancanti ritenuto agevole da Cottafavi (cfr. Valli 2014, pp. 215-216): nel corso del restauro sono “riaperti i vani di alcune finestre accecate e specialmente di quella sulla parete meridionale”, gli stucchi sono completati e “in alcuni tratti” rifatti, a cura degli scultori Aldo Fiozzi, Mario Baldassari, Carlo Andreani, guidati da Arturo Raffaldini. Nel 1990 Marcello Castrichini, incaricato del restauro dell'apparato pittorico e decorativo della sala (Valli 2014, p. 495), osserva che “gli specchi in stucco che si alternano con le scene dipinte evidenziano interventi di restauro: una patina di color ocra gialla rende uniforme l'insieme. Nello specchio a destra della scena b [“Ocno cinge di mura la città”, parete sud], alcuni elementi del festone retto dall'aquila minacciavano cadute e nella lesena dipinta, tra lo stucco e la scena, si registrava uno stato di sollevamento della pellicola pittorica, con cadute”. L'intervento si è limitato al fissaggio delle parti pericolanti di questo riquadro, “nel festone sorretto dall'aquila”. L'osservazione ravvicinata del complesso decorativo permette di valutare l'estensione dei restauri pittorici e plastici condotti alla fine degli anni Venti, che interessano con particolare evidenza la decorazione dipinta delle lesene e gli elementi aggettanti della decorazione plastica, quali le aquile
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267673-10
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0