Cesare Ottaviano. ritratto dell'imperatore Cesare Ottaviano Augusto

busto, 1883 - 1883

Busto dell'imperatore Cesare Ottaviano con spalle tagliate a metà clavicola. Il capo, con la caratteristica ciocca a tenaglia sulla fronte destra, è cinto da una corona civica a fascia posta su foglie di quercia e con foglie d'alloro incise superiormente. Al centro della corona è posta una medaglia con una testa femminile di profilo

  • OGGETTO busto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • ATTRIBUZIONI Tripisciano Michele (1860-1913): scultore
  • LOCALIZZAZIONE Caltanissetta (CL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il busto di Cesare Ottaviano Augusto, copia di un “originale antico”, è una delle prime opere di Michele Tripisciano, noto scultore nisseno attivo a Roma tra l’ultimo quarto dell’Ottocento e il 1913. È il primo busto di marmo fino ad oggi documentato, realizzato nel 1883 nello studio romano di Fabio Altini frequentato dal 1880 al 1885 dopo aver conseguito gli studi presso l’Ospizio romano di San Michele a Ripa. È esposto, con altre diciannove opere dello scultore, nella sala Orfeo del Museo Tripisciano a Caltanissetta. Il museo è intitolato allo scultore perché la maggior parte delle opere esposte proviene dal suo lascito testamentario al comune di Caltanissetta, datato 19 settembre 1913 (FNT 4). “Gli oggetti d’arte, i bronzi, i gessi e i marmi”, che si trovavano nello studio romano dello scultore, furono inventariati con tutti gli altri beni nei primi di gennaio del 1914 dal pittore Guido Francisci, alla presenza degli eredi o dei loro procuratori. Di ogni bene fu quantificato il valore; in molte opere d’arte fu specificato il soggetto rappresentato. Il busto non è citato nell’inventario (FNT 3). Nel 1921 la maggior parte delle opere ereditate dal Comune era ancora custodita nelle casse (BIBH SBB0003); alcune furono esposte nella biblioteca comunale Scarabelli e nel palazzo municipale di Caltanissetta. Successivamente, molte opere furono collocate nella sede del vecchio carcere, adibito a liceo scientifico (BIBH SBB0008; SBB0019). Il busto, riportato al n.5 del catalogo delle opere redatto nel 1957 da Enzo Falzone, risulta collocato presso il Municipio (BIBH SBB0007). Alla fine degli anni Cinquanta, l''Associazione Archeologica Nissena promosse l'istituzione del Museo Civico Nisseno, allestito in alcuni locali di un edificio comunale, inaugurato il 25 giugno 1959 (BIBH SBB0010) e dipendente dalla Biblioteca Comunale. Si esposero i reperti archeologici, rinvenuti negli scavi curati dalla Soprintendenza alle Antichità dal 1951, e molte opere di Giuseppe Frattallone e Michele Tripisciano, donate dagli stessi scultori al Comune. Alcune opere, purtroppo, furono distrutte e trafugate per la "mancanza di un adeguato posto di custodia e di un consegnatario responsabile" (FNTI 2). Il museo fu trasferito nel 1964 presso il piano terra e il primo piano dell’edificio ex G.I.L. Bruno Mussolini e la sezione di Arte Moderna fu sistemata nei corridoi. Nel registro cronologico d'entrata del patrimonio artistico del museo, databile tra gli anni Sessanta e Settanta, risultano centotrentuno opere. Il busto è inventariato al n.4; lo stato di conservazione risulta buono (FNT 1). Nel 1995 le opere d’arte moderna furono trasferite nel palazzo Moncada, in occasione di una mostra sullo scultore, e poi collocate in un deposito dello stesso palazzo in attesa del loro restauro, avvenuto tra il 2007 e 2008, e dell’allestimento del museo Tripisciano, inaugurato il 10 dicembre 2010. Allo stato degli studi non è stato ancora individuato l’originale “antico” copiato dallo scultore, caratterizzato dalla corona a fascia con al centro la medaglia con una testa di profilo. Sono molti i busti e le medaglie che ritraggono l’imperatore; alcuni hanno la corona civica, onorificenza assegnata a chi aveva salvato la vita a un cittadino. Il busto dei Musei Capitolini ha la corona a fogliame ma la medaglia centrale ha un globo a rilievo; in un cammeo del British Museum l’imperatore è ritratto con una fascia annodata alla nuca, impreziosita da un traforo dorato con pietre preziose e una testa vista frontalmente. “Tripisciano, con questa scultura,…, inizia la serie dei ritratti storici, in una linea, che, partendo dalla lezione canoviana, perviene al verismo del Gemito e si fa interprete della parte migliore dell’arte italiana dell’Ottocento. L’opera non è tra le migliori di Tripisciano e documenta, per così dire, di una crisi di passaggio dal descrittivo al reale, nella ricerca di un modo di essere che vuole essere veramente ‘classico’ al di là e al di sopra di tutti gli ‘ismi’. Accenni al reale sono da cogliere nel sorriso appena accennato, nella fronte corrugata, nelle arcate sopraciliari” (BIBH SBB0011 – SBB0025). Secondo Gino Cannici, le prime opere di Tripisciano oscillano “tra opposti poli; ecco il veristico ‘Quei tempi non tornano più’ (1883), che indulge alla caratterizzazione, mentre l’irrequieto e corrucciato ‘Mario sulle rovine di Cartagine’ (1884) e l’accademico ritratto ideale di ‘Augusto’ sono intrisi di spirito classico romaneggiante. Ma la ‘Pesca inaspettata’ (1884) ci si presenta come uno ‘shock’ nell’ambito della sua prima produzione. Vi confluiscono varie esperienze culturali, oltre che lo scontato riferimento a Gemito. La vivacità mimica e dinamica dell’opera e la sapienza esecutiva elevano il tono della figurazione aneddotica” (BIBH SBB0012). Secondo Enzo Falzone, “Ad osservare bene i ritratti di Tripisciano, pur così lisci e rifiniti, lontani ancora dalla ritrattistica moderna, approssimativa spesso e con parti raschiate embrionali (pensiamo soprattutto a Marino Marini), non si può non rilevarne la passione, meglio, che si svincola da ogni mestiere per farne quasi modelli d’elezione, scelti per gusto e curiosità di moralista ‘che si diverte a sondare le anime, a metterne a nudo i piccoli vizi segreti e le piccole vanità ed a sorriderne’. Ora fedele ‘al dato naturale, alla verità testuale, per così dire” (Busti di Leopardi); ora tendente a iniziale impressionismo (Busto del Frattallone); dominatore sempre del suo modello, l’impegno a sondare le anime come dicevamo, a metterne a nudo i più riposti e intimi segreti, è sempre vivo in lui, si tratti della madre di cui sa rendere la soddisfatta serenità, o del padre dagli occhi pungenti e lontani, o di personaggi più ambiziosi (il Podesti; il Senatore Francesco Morillo Barone di Lanzirotti [di Trabonella]; Gladstone, Carlo Mayr, al Gianicolo; Paolo Mercuri, al Pincio; Augusto, Shakespeare ecc) di cui prende quasi con violenza possesso, rendendone con magistrale vigoria il piglio maestoso, il tormento, il calore interiore”, (BIBH SBB007)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382180
  • NUMERO D'INVENTARIO SA6/ 0018
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • ISCRIZIONI in basso - C. AUGUSTO - Tripisciano, Michele - a incisione - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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