Tavole dipinte di Vitale da Bologna raffiguranti Sant'Antonio Abate e San Giacomo, San Pietro e un pellegrino

negativo servizio, ca 1937 - ca 1939

Le lastre erano originariamente contenute in una busta pergamina; tale custodia, completa di annotazioni, si conserva separatamente in una scatola. Ai negativi N_002437, N_002439, N_002440 e N_002442 era allegata una schedina inventariale in fotocopia descrittiva dell'insieme, ora conservata all'interno del relativo pergamino. Visibili le tracce del portalastra (forma triangolare su due angoli, a listarelle su due lati). Molte delle lastre presentano ritocchi e interventi a vernice rossa (si veda MTS)

  • OGGETTO negativo servizio
  • SOGGETTO Pittori italiani - Sec. 14. - Vitale da Bologna
    Italia - Emilia-Romagna - Bologna - Palazzo d'Accursio - Collezioni Comunali d'Arte
    Vitale da Bologna . Sant'Antonio abate e San Giacomo; San Pietro e un pellegrino
    Emilia Romagna - Bologna - Oratorio di Sant'Apollonia a Mezzaratta
    Iconografia sacra - Santi: Sant'Antonio abate, San Giacomo, San Pietro
    Pittura - Tavole dipinte - Riproduzioni fotografiche
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Stanzani (notizie 1939): fotografo principale
    Vitale Da Bologna (1330-1359 Notizie): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il servizio in esame si compone di 10 lastre negative che riproducono altrettanti positivi con interi e dettagli tratti dalle due tavole di Vitale da Bologna raffiguranti una Sant’Antonio Abate (o San Benedetto) e San Giacomo, l’altra San Pietro e un pellegrino. La storiografia mette tradizionalmente in relazione questi due pannelli alla Madonna dei Denti realizzata intorno al 1345 da Vitale da Bologna per l’oratorio di Mezzaratta. Non risulta ancora chiarita la relazione strutturale tra questi due pannelli ed il quadro centrale della Madonna che pure paiono di coeva realizzazione (Gnudi 1962, p. 33; Bentini, Cammarota e Scaglietti Kelescian 2004, p. 33). Se ne trae notizia da Malvasia che trattando delle opere contenute nell’oratorio di Mezzaratta descrive in tal maniera ciò che il visitatore qui poteva ammirare: “passata la metà del monte, nello scendere a basso, considerati anche que’ Santi di sua mano (di Vitale) lateralmente al muro appesi, vedere una Madonna entro una chiesiola detta comunemente, la Madonna de’ Denti” (citazione tratta da Zucchini 1939, p. 20). Qualora i due pannelli abbiano fatto parte di un polittico questi sarebbero da collocarsi entrambi nel lato sinistro della tavola centrale, in ragione del medesimo orientamento dei volti verso lo spazio di destra. Ulteriori informazioni provengono dalle Guide della città di Bologna, delle quali l’ultima in cui si citano le due opere risale al 1766 (Guida a cura di Carlo Bianconi) e se ne parla nei seguenti termini: “appesi lateralmente dipinti in cancelli dorati” (Zucchini 1939, pp. 20-21). Nessuna traccia è nella letteratura a seguire fino alla loro ricomparsa nella collezione Schmitt, mutilati nella parte inferiore e pubblicati da Adolfo Venturi in un articolo apparso su “L’Arte” del 1937 (Venturi 1937). L’articolo certamente catalizzerà l’attenzione di studiosi e collezionisti su queste rare opere, garantendone probabilmente un discreto interesse sul mercato antiquario, tanto che di lì a poco tempo le tavole verranno poste in vendita ed acquisite da un ignoto collezionista italiano. Questi, anche che grazie all’interessamento del bolognese Luigi Federzoni, all’epoca presidente del Senato e del podestà Cesare Colliva, compì un atto di mecenatismo donando entrambe le tavole alle collezioni comunali. Ce ne dà conto un articolo a firma di Guido Zucchini apparso ne “Il Comune di Bologna” del 1939 a celebrare l’avvenuta acquisizione delle preziose tavolette (Zucchini 1939, p. 21). Alla luce di quanto brevemente esposto ci sentiamo di ritenere erronea l’indicazione riportata nella schedina inventariale descrittiva dell’insieme che colloca le riprese dei positivi al 1919, epoca in cui non si aveva avuta ancora notizia delle opere. Esaminando il saggio tramite il quale Venturi rende noto il rinvenimento delle due tavole ci sentiamo di individuare con una certa sicurezza alcune dei positivi oggetto delle nostre riprese. Dunque le riprese realizzate da Arrigo Stanzani, autore delle fotografie come riportato nella schedina inventariale allegata, debbono considerarsi certamente coeve o posteriori al 1937. Un’ulteriore notizia proviene da Guido Zucchini che, riguardo al repertorio iconografico a corredo del suo breve saggio, identifica la provenienza di alcune fotografie dalla locale Soprintendenza dell’Arte Medievale e Moderna, inviate precedentemente dallo Schmitt e fornite in seconda battuta al Podestà (Zucchini 1939, p. 22). Si tratterebbe delle figure 3, 4, 5, mentre per le altre, la 2 e la 6 si fa il nome della ditta Villani. Questa attribuzione di responsabilità autoriale lascia dubbiosi, in quanto di queste riproduzioni sembrerebbero collimare con le nostre lastre negative le figure 4, 5, 6, tutti dettagli delle tavole, mentre le altre, la figura 2 e 3, che raffigurano le tavole intere e complete di cornice dorata, sembrerebbero appartenere ad un insieme differente da identificarsi con le riproduzioni Villani, probabilmente realizzate per l’occasione. Certamente il Venturi potrebbe avere coinvolto la locale Soprintendenza che interessatasi alla questione potrebbe aver richiesto allo Schmitt delle riproduzioni fotografiche, su cui ha realizzato le nostre negative. Anche la soggettazione presente nei pergamini identifica l’appartenenza delle tavole alla collezione Schmitt. Per realizzare le riprese i positivi sono stati attaccati ad una parete tramite puntine, ben visibili nell’inquadratura. Su quasi ogni positivo sono stati realizzati scatti multipli, nei quali il fotografo ha calibrato di volta in volta gli effetti di luce ed i riflessi al fine di ottenere una ripresa di buona qualità in termini di nitidezza ed equilibrio luministico. Ricordiamo che Arrigo Stanzani fu impiegato presso la locale Soprintendenza nel ruolo di architetto, probabilmente dagli anni ’30 agli anni ‘50. Malgrado ciò, come testimoniato da molteplici esemplari presenti nel fondo in trattazione, in molte occasioni svolse il doppio ruolo di architetto e di fotografo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641530
  • NUMERO D'INVENTARIO N_002437-N_002446
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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