dipinto, complesso decorativo di Maestro della Dormitio di Terni (attribuito), Maestro del Trittico di Sant'Eufemia (attribuito) - ambito umbro (fine/ inizio sec. XIV/ XV)

dipinto, ante 1396 - post 1416
Maestro Del Trittico Di Sant'eufemia (attribuito)
Spoleto, notizie dal 1455 al 1470

La Camera Pinta presenta una pianta quadrangolare, misura infatti, circa sette metri per otto ed è divisa a metà da un arco traverso. Questa divisione strutturale scandice la distinzione vera e propria dei due ambienti della Camera, accentuata soprattutto dalla decorazione parietale costituita da due diversi cicli; l’ambiente nord probabilmente con funzione di anticamera o studiolo, quello a sud, prospicente il Cortile delle Armi che fungeva, data la lettura iconografica degli affreschi in camera da letto degli sposi. Sulla parete nord, a destra dell’entrata, si articolano su due registri, tredici episodi che raccontano della vita cavalleresca, alternati da un margine decorativo inferiore e superiore che chiude lo svolgimento in continuità delle scene in basso e in alto. Sulla parete a sud, le quattro scene che decorano l’ambiente suggeriscono un’evidente estraneità rispetto alle storie sopracitate della parete nord, ritorna la decorazione lungo il margine della parete superiore ad archetti pensili dipinti, mentre il bordo inferiore molto lacunoso, presenta dei frammenti di parati tessili geometrici e frammenti di panneggio decorato con uccelli affrontati (forse pappagalli) su fondo ocra

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Lunghezza: 7x 8 m
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro
  • ATTRIBUZIONI Maestro Della Dormitio Di Terni (attribuito): pittore
    Maestro Del Trittico Di Sant'eufemia (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Ducato di Spoleto
  • LOCALIZZAZIONE Rocca Albornoziana
  • INDIRIZZO piazza Campello, Spoleto (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La costruzione della rocca di Spoleto nel 1358, commissionata dal cardinale Albornoz a Matteo di Giovannello detto il Gattapone, trae la propria origine dall’ambizioso programma politico e militare di riconquista dello Stato della Chiesa dopo la cosiddetta “cattività avignonese”. Già dal 1353, secondo il progetto del cardinale Albornoz, la rocca spoletina che doveva ergersi sul colle di Sant’Elia in posizione strategica rispetto alla Valle del Nera e della Flaminia, doveva rappresentare il segno tangibile della rinnovata strategia politica di riconquista i cui evidenti intenti di difesa e di controllo del territorio, sottendevano alla principale volontà di erigersi come espressione del nuovo potere instaurato. L’assoggettazione della città portò alla posa della prima pietra tra il 1358 e il 1359 ad opera dell’architetto Matteo di Giovannello detto il Gattapone, a cui vennero affidati anche poteri amministrativi eccezionali con la nomina di rappresentante dell’autorità papale. L’edificio fortificato della rocca, secondo il progetto dell’Albornoz, doveva, tuttavia, rispondere, ad un duplice ruolo funzionale e logistico, di fortezza e di dominio territoriale ma anche quello di dimora gentilizia per il pontefice o per il suo legato che dovevano alloggiare nell’ala nord-est, negli ambienti residenziali disposti sui lati della fortezza lungo i bracci. Questa collocazione sui bracci nord-est e sud-est garantivano la migliore collocazione delle piante quadrangolari per la destinazione residenziale, disposte in prossimità degli angoli per garantire uno sfruttamento ininterrotto degli spazi e delle pareti interne come il grande Salone d’onore, situato al centro della costruzione e la Torre maestra che ospita la Camera Pinta, collegati fra di loro. La “Camera Pinta” risulta così denominata nell’inventario degli arredi e delle munizioni presenti nella Rocca che fu consegnato nel 1444, al momento della consegna ufficiale dell’edificio al nuovo castellano e governatore della città spoletina, Giacomo Condulmer. Tale appellativo di “Camera Pinta” si deve, perciò, alla decorazione di quest’ultima costituita da due cicli di affreschi e riscoperta in occasione dei lavori di restauro diretti, agli inizi degli anni novanta dello scorso secolo, dalla S.B.A.A.A.S. dell’Umbria ed eseguiti dalla cooperativa COO.BE.C di Spoleto. Gli affreschi sono da collocare temporalmente ad una fase più tarda rispetto alla costruzione della rocca, tuttavia, la presenza dei cicli pittorici, non elude la evidente funzione residenziale di cui la Camera fu investita fin dall’origine; questa, infatti, è l’unica stanza all’interno della rocca ad ospitare un vero e proprio repertorio figurativo affrescato, corrispondente al periodo di presenza di Marino Tomacelli (1392-1416 anno della sua morte) a Spoleto, legato da un vincolo parentale a Pietro Tomacelli, divenuto papa col nome di Bonifacio IX nel 1389. Non solo, ad avvalorare la probabile funzione di luogo residenziale è la venuta alla luce durante i lavori di restauro, di tracce dell’originario soffitto a travature lignee che lo distinguono e lo caratterizzano rispetto agli altri vani della Torre maestra (Benazzi, pg.29). Al pontefice Bonifacio IX, si debbono diverse opere di completamento della rocca e nella stessa rocca, egli soggiornò per qualche tempo nel 1392, dopo aver nominato rettore del ducato il fratello Giovanni e castellano della rocca Marino, disponendo che la carica elettiva succedesse ai discendenti della famiglia napoletana, fino alla terza generazione. La presenza dei Tomacelli quindi si prolungò fino al 1440 a Spoleto, fino a quando avvenne la destituzione del governatorato di Pirro Tomacelli ad opera del Cardinal legato Giovanni Vitelleschi, per la condotta indegna e fedigrafa dell’Abate di Montecassino. Il ripetersi lungo le pareti affrescate della Camera, dello stemma dell’arme dei Tomacelli che compare sia nell’imbotto della finestra del lato sud, sia nella fascia decorativa del registro superiore del lato nord, conferma insieme ai dati stilistici, la realizzazione degli affreschi della Camera Pinta tra la fine del sec. XIV e l’inizio del sec. XV. Ad eccezione dell’affresco del “Bagno nella fontana” (parete est), si conferma il periodo di esecuzione del ciclo coincidente con la permanenza del Tomacelli, che svolse nella città, importanti incarichi a partire da quello di castellano fino ad arrivare a ricoprire quello di rettore. Le cariche amministrative seppur prestigiose che ricoprì non lo allontanarono, tuttavia, dal fronteggiare periodi difficili in cui le minacce provenivano da più parti: la difficile situazione causata dallo Scisma della Chiesa, ma soprattutto dalla vicinanza di Perugia che, prima con Biordo Michelotti e poi con Ladislao di Durazzo, tentava sommosse all’interno del Ducato di Spoleto. La committenza dei cicli di affreschi della Camera Pinta, volutamente espressa, ebbe lo scopo, quindi preciso, di alleviare il governatore dai suoi tormentati uffici
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000196838-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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