soggetto assente
La Camera Pinta presenta una pianta quadrangolare, misura infatti, circa sette metri per otto ed è divisa a metà da un arco traverso. Questa divisione strutturale scandice la distinzione vera e propria dei due ambienti della Camera, accentuata soprattutto dalla decorazione parietale costituita da due diversi cicli; l’ambiente nord probabilmente con funzione di anticamera o studiolo, quello a sud, prospicente il Cortile delle Armi che fungeva invece da camera da letto. L’intradosso dell’arco traverso presenta una ricca decorazione di racemi d’acanto dai quali spuntano dei putti, i cui corpi sono avviluppati dagli intrecci circolari dei girali che si sviluppano all’interno del sottarco. Sui piedritti dell’arco centrale, due ritratti di personaggi, uno maschile e l’altro femminile dalla leggibilità frammentaria potrebbero essere, probabilmente, da identificare con i committenti della decorazione pittorica (Benazzi G., 1996 p. 30; De Luca S., 2013, p. 46)
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
- AMBITO CULTURALE Ambito Umbro
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ATTRIBUZIONI
Maestro Della Dormitio Di Terni (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Ducato di Spoleto
- LOCALIZZAZIONE Rocca Albornoziana
- INDIRIZZO piazza Campello, Spoleto (PG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli elementi stilistici della Camera Pinta riconducono gli affreschi al Maestro della Dormitio di Terni, come già confermato da Andrea De Marchi (1992, p. 158 nota 60) e ancor prima da Federico Zeri nel 1963 (pp. 29-45) riferendosi alla personalità più importante del panorama artistico dell’Umbria meridionale sulla fine del XIV sec. L’attribuzione degli affreschi della Camera Pinta all’artista, databili al periodo della presenza di Marino Tomacelli (1392-1416) a Spoleto ricostruiscono una importante tassello cronologico del suo catalogo di opere che vede eseguita la decorazione nella rocca tra il 1395 e il primo decennio del Quattrocento, precedenti e prossimi al trittico dell’Incoronazione Johnson di Philadelphia databile intorno al 1415 e riproposta come datazione da Strehlke. La possibile datazione suggerita dalla De Luca (2013, pp. 132-133) già ampiamente evidenziata dalla Benazzi già nel 1997 (p. 33) pone l’accento dell’esecuzione dei due cicli, ad eccezione della Bagno nella Fontana, tra l’ultimo decennio del Trecento e il primo del Quattrocento in un periodo in cui l’Umbria meridionale era caratterizzata dalla presenza di un gruppo di artisti “compagnie” (Benazzi, op.cit. p. 33) tra i quali il Maestro della Dormitio. La datazione sopra citata viene avvalorata secondo la De Luca, anche dalle “notazioni di costume” (op. cit. pp. 132-134) che si desumono dall’abbigliamento alla moda dei personaggi degli affreschi che rimarrà tale e immutata fino al 1420, un confronto che egli pone anche con gli affreschi della Torre Aquila a Trento eseguiti anch’essi entro il primo decennio del Quattrocento. Fratini C. (2004, pp.264-266), rifacendosi alle supposizioni di Strehlke (2004) che mise in evidenza le differenze riscontrate all’interno del corpus delle opere dell’artista date dalla stretta cooperazione tra i suoi assistenti di bottega, ripropone anche per la Camera Pinta la stessa riprova che vide la presenza di due collaboratori che lavorarono a stretto contatto con il capobottega e direttore dell’opera: il Maestro Grafico e il Maestro Sintetico. Fratini C., conferma quindi “il ruolo dominante della bottega detta Maestro della Dormitio nell’ambito della civiltà pittorica dell’Umbria meridionale”, sottolineando che la stessa operò in altre imprese decorative a partire da Sant’Agostino di Narni, di S. Maria di Pietrarossa di Trevi e di Sant’Antonio di Cascia. Lo stesso Fratini C., vede nell’impresa decorativa della Camera pinta la preminenza massiccia del Maestro Grafico che considera avere un ruolo guida rispetto agli atri esecutori, rispetto, tuttavia, al Maestro Sintetico che risulta avere un ruolo più importante nelle storie di Cascia, di formazione più arcaica del quale egli avanza il nome di Domenico da Miranda documentato a Roma e a Spoleto tra il 1369 e il 1404. I dipinti della Camera Pinta secondo la De Luca (op. cit., pg. 135), riassumono secondo un clima di recupero, le tendenze giottesche di Assisi che insieme ai riflessi figurativi della cultura senese di primo Trecento si porranno alla base della nascita della scuola orvietana di fine XIV sec. In particolare questo "ritorno alle origini" è ravvisabile sempre secondo la De Luca (op. cit., p. 135) nel motivo decorativo dei tralci vegetali con putti che corre lungo l'intradosso dell'arcone centrale, una corrispondenza illustre precedente e presente ad Assisi nella Basilica Superiore, sia nella Volta dei Dottori di Giotto e altri maestri (1290 ca.), sia nella Volta degli Intercessori di Jacopo Torriti e maestranze romane (1288-90 ca.)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000196838-1
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0