crocifissione

dipinto, 1396 - 1396
Martino Da Verona (attribuito)
notizie 1392 ca.-1412 ca

Il ciclo è suddiviso in due fasce principali ai lati del pulpito, che è inquadrato da una semplice cornice dipinta a motivi fogliacei, e in una fascia minore a destra. Ciascuna delle zone maggiori è suddivisa in cinque scomparti, quello superiore con una storia biblica, gli altri con evangelisti e profeti in cattedra. Nella fascia minore, entro dodici cornici quadrilobate, profeti e padri della chiesa; negli spazi tra una cornice e l'altra, ventidue profili di illustri sapienti. Della decorazione pittorica del pulpito fanno parte inoltre la Crocifissione, al di sotto del baldacchino; Santi, Angeli ed Eterno negli archi del tamburo della guglia; gli stemmi nelle cuspidi al di sopra del tamburo; i busti da santo vescovo e santa monaca nelle cuspidi al di sopra del baldacchino

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Martino Da Verona (attribuito): ESECUZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Fermo Maggiore
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il complesso degli affreschi venne fatto eseguire nel 1396 da Barnaba Morano, consulente della fattoria viscontea, come attesta l'iscrizione sul basamento, per istanza di alcuni monaci di San Fermo. (DA LISCA, 1909). Gli affreschi vennero attribuiti a Stefano (DAL POZZO, 1718; DA PERSICO, 1820; ZANNANDREIS, 1891; DALLA ROSA 1803-1804) sulla base di un'errata lettura del Vasari, fino alla metà del secolo scorso, quando il pittore Carlo Ferrari- secondo quanto riferisce il Rossi (1854)- scopre sotto lo scialbo di calce la firma "opus Martini" (cfr. in seguito BERNASCONI, 1864, che aggiunge dati documentali sull'autore fino ad allora ignoto). La personalità dell'artista fu poi messa a fuoco da Simeoni, che sulla base degli affreschi di S. Fermo attribuisce altre opere e che scopre nuovi documenti (cfr. SIMEONI, 1909 e 1910). L'opera colloca Martino nell'ambito della scuola di Altichiero, i cui caratteri sono identificabili negli inquadramenti architettonici, nella scelta dei colori, nella tipologia dei personaggi. Ma di contro ad alcune raffigurazioni schiettamente veristiche, altre dimostrano lo schematismo, la rigidezza e le generalizzazioni dell'accademia. I dipinti, compresi quelli della guglia e delle cuspidi, appaiono riferibili ( nonostante le negazioni del Da Lisca) alla medesima mano (cfr. anche SANDBERG, 1926). Il complesso tema iconografico è senza dubbio rispondente alle indicazioni del committente (sulla cui erudita sapienza cfr. SIMEONI, 19109, che fece eseguire nella stessa chiesa un altare, andato perduto, e il proprio sepolcro, cui lavorò quasi sicuramente lo stesso Martino (DALLA CORTE; SIMEONI; DA LISCA). Da notare come ciascuna figura dipinta fosse identificata un tempo da una scritta, oggi, nella maggioranza dei casi, scomparsa o illeggibile
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500296671A-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Veneto
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1994
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Martino Da Verona (attribuito)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1396 - 1396

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'