Metamorfosi

decorazione plastico-pittorica, 1594 - post 1606

Camera di pianta rettangolare; le tre aperture presenti nei setti murari orientale e occidentale riproducono lo schema della serliana. La volta a padiglione presenta un sistema di cornici in stucco bianco e dorato entro le quali si collocano otto scene dipinte su muro, di cui quattro, di formato ovale, entro cornici a cartocci al centro dei lati della volta, e quattro, minori, agli angoli della stessa; al centro della volta, comparto ottagonale attualmente privo di decorazione interna. Lungo il profilo dell'apertura centrale delle pareti est ed ovest e nel registro inferiore di ciascuna parete, tratti di colore verde realizzati a fresco, di andamento geometrico

  • OGGETTO decorazione plastico-pittorica
  • MATERIA E TECNICA stucco/ doratura
    stucco/ modellatura
    intonaco/ pittura a olio
    stucco/ pittura
    intonaco/ pittura a tempera grassa
  • MISURE Altezza: 5,33 m
    Lunghezza: 7,36 m
    Larghezza: 4,98 m
  • ATTRIBUZIONI Viani, Antonio Maria (1550 (?)-1635): architetto
    Viani, Antonio Maria (cerchia): pittore
    Tragnoli Vincenzo (attribuito): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 56/ Terza stanza dell'Appartamento delle Metamorfosi o della Galleria del Passerino
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La camera forma, con la precedente e le due successive (D,1,55/57/58), la galleria delle Metamorfosi, così detta dai soggetti dipinti che ne ornano le volte, desunti dalle “Metamorfosi” di Ovidio. La galleria fu anche detta, dalla metà del XVII secolo, “del Passerino”, poiché nella prima stanza (D,1,55), tra naturalia e altre curiosità, era conservato il cadavere imbalsamato di Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, ucciso nel 1328 dalla sollevazione di piazza che portò i Gonzaga al governo della città. Il complesso di stanze, edificato tra 1594 e 1595, è solitamente riferito alla progettazione dell'architetto cremonese Antonio Maria Viani, benchè l'avvio del cantiere al termine della prefettura di Giuseppe Dattari lasci aperta l'ipotesi per cui a quest'ultimo possa spettare il disegno della galleria. A Viani spetta, invece, con sicurezza l'ideazione della partitura decorativa, costituita da esuberanti elementi in stucco bianco e dorato incornicianti dipinti murali e su supporto mobile. L'esecuzione dell'apparato decorativo fu probabilmente iniziata durante il ducato di Vincenzo I Gonzaga (conclusosi nel 1612) e terminata, a più riprese, sotto Ferdinando Gonzaga (1612-1626), al quale spetta, dopo la morte del padre, l'allestimento in queste stanze della raccolta naturalistica ed eclettica di corte. La continuità tematica tra oggetti collezionati e rappresentazioni dipinte, che traspongono sul piano del mito il concetto della “trasformazione” della materia, induce la critica a leggere nell'apparato decorativo di questa e delle stanze vicine lo scrigno ideale della raccolta, pensato e realizzato in funzione di essa. Benché i documenti relativi alla galleria, distribuiti tra aprile 1594 e gennaio 1596 (Berzaghi 2002, pp. 555-556, 616, n. 207; Berzaghi 2003, p. 244), menzionino il pittore Vincenzo Tragnoli, qui probabile esecutore degli stucchi, le parti dipinte spettano a pittori della cerchia vianesca di dubbia identificazione: l'unico pittore menzionato nei documenti è Ippolito Andreasi, che nel 1598 si impegna ad eseguire “tavole” per una delle quattro stanze, forse mai realizzate oppure parte della serie di dipinti mobili già collocati nelle cornici in stucco e in seguito perduti. L'Occaso (2007, pp. 104-105) attribuisce a Bernardino Malpizzi quattro dipinti della quarta stanza e al suo ambito la tela collocata sulla volta della stessa. Signorini (Scienza a Corte 1979, pp. 141-146, 152-177) ha rilevato che i dipinti murali della galleria derivano da serie incise delle Metamorfosi spettanti ad Antonio Tempesta (“Metamorphoseon sive tranformationum ovidianarum libri quindecim [...]”, 1606 ca.) e a Crispijn van de Passe (“Metamrphoseon Ovidianarum typi aliquot...”: prima edizione 1602, seconda edizione 1607), oltre che, probabilmente, a Bernard Salomon (“Le Métamorphose d'Ovide figurée”,1557). Berzaghi (2002, p. 616, n. 207) ha in seguito precisato che ulteriori modelli si ravvisano nella serie di illustrazioni incisa “di un anonimo da Hendrik Goltzius […] o da qualche foglio singolo”. Le riproduzioni da Tempesta sono, in particolare, collocate nella stanza in oggetto (tre) e nella quarta stanza (undici): l'anno di edizione 1606 dell'opera di Tempesta costituisce perciò il termine post quem di esecuzione dei dipinti della camera. A supportare questo riferimento è anche la testimonianza lasciata da Federico Zuccari, trattenutosi in questi ambienti, ospite di Vincenzo I, tra 1604 e 1605: l'appartamento “è ornato di soffitte nobilissime. Dal quale (per dar luogo al compimento di quello, mancandovi molti ornamenti di pittura e d'oro) mi partii e fui posto in quattro altre stanze maggiori […] in Castello” (Morselli 2000, p. 127). Tra le descrizioni coeve del museo di Ferdinando si ricordano, in particolare, quella contenuta nella “Praefatio” del “Musaeum Franciscii Calceolarii iunioris” di Benedetto Ceruti e Andrea Chiocco (Verona, 1622, in Scienza a Corte 1979, pp. 138-140) e i successivi resoconti di Josef Fürttenbach (1627, in Scienza a Corte 1979, pp. 136-138), Martin Zeiller (1630) e Ottavio Piccolomini (1631), scalati negli anni cruciali della vendita dei beni alla Corona inglese e del Sacco di Mantova (Morselli 2000, pp. 129-136). La collezione naturalistica era suddivisa in quattro classi: prodotti della terra, cioè minerali e fossili; del mare, ossia coralli, conchiglie e altre meraviglie marine; oggetti provenienti dalle Americhe, tra cui rari vegetali; infine, curiosità del mondo animale. Il Fürttenbach menziona, tra le innumerevoli curiosità, frutto di natura ma anche della mano dell'uomo sui più rari e strabilianti prodotti naturali, il citato cadavere di Passerino Bonacolsi, retto su un “vitello marino”, forse custodito nella quarta camera. La probabile distribuzione delle quattro classi nelle rispettive stanze ha portato a identificare il primo ambiente (D,1,58) con l'elemento della terra, il secondo (D,1,57) con l'acqua, il terzo - in oggetto (D,1,56) - con l'aria, il quarto (D,1,55) %
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267715-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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