Ritratto equestre di Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano

dipinto, post 1648 - ante 1660

In primo piano è rappresentata una figura maschile su un cavallo impennato, dotato di una ricca bardatura. Porta una parrucca con scriminatura centrale e boccoli che ricadono sino oltre le spalle. Indossa uno jabot con fiocchi; petto di corazza sul quale è dipinta la croce di San Maurizio e spallacci al di sotto dei quali si vedono le ampie maniche della camicia bloccate da due nastri annodati, uno dei quali munito di frange. Porta larghi pantaloni e stivali sino al ginocchio. Al collo pende il collare dell’ordine dinastico della SS.ma Annunziata. Sulla destra, un tendone in tessuto di damasco, scostato e drappeggiato, lascia vedere un brano di paesaggio. Il cavaliere è posto su un’altura ce domina un corso d’acqua presso il quale è raffigurata una barca a remi con due pescatori e tre viandanti con due muli. Oltre il fiume si intravedono colline e ampio brano di cielo solcato da nubi. In secondo piano, sulla destra un albero fa da quinta alla scena. La tela è posta entro una cornice di profilo e luce rettangolare in legno intagliato, verniciato e dorato. Tipologia a cassetta. Battuta liscia, fasce modanate

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 310 cm
    Larghezza: 252 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Fiammingo
  • ATTRIBUZIONI Dauphin Charles (1625-1628 Ca./ 1678): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Ambito Milanese
    ambito piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela, priva sul retro di qualsiasi iscrizione, a seguito di un rintelo, secondo quanto indicato da un’iscrizione giustapposta nella parte inferiore, dovrebbe raffigurare in età giovanile il principe Eugenio di Savoia-Soissons (Parigi, 1663-Vienna, 1736). Figlio secondogenito di Eugenio Maurizio e di Olimpia Mancini, pertanto nipote del cardinale Mazzarino, nacque a Parigi nel 1663. Avviato alla prelatura, decise invece di intraprendere la carriera militare, operando una scelta non condivisa dalla famiglia, ma che si rivelò molto fortunata. Ricevuto un rifiuto ad ottenere il comando di un reggimento da parte di Luigi XIV, nel 1683 il principe si trasferì a Vienna al servizio dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, dove intrapresa una brillante carriera che gli diede fama internazionale. Tuttavia, più recenti studi hanno avanzato dubbi sulla coerenza tra i tratti fisionomici dell’effigiato e l’iscrizione presente sul dipinto, senza dubbio aggiunta in una fase successiva, proponendo, invece, di riconoscere nel personaggio rappresentato il principe Emanuele Filiberto di Savoia Carignano detto il Muto (Moustier, 1628-Torino, 1709), figlio di Tommaso, capostipite di questa linea, e di Maria d Borbone. Considerando che anch’egli intraprese la carriera delle armi a partire dai vent’anni, sotto la guida del padre, partecipando alle campagne militari in Lombardia del 1648, è possibile ipotizzare che il dipinto lo voglia raffigurare in questa fase e dunque la sua ideazione si collochi intorno al sesto decennio del XVII secolo. Il principe esibisce il collare della SS.ma Annunziata di cui venne insignito nel 1648, nonché i caratteri della moda che evidenziano ancora l’uso di ampie braghe, di derivazione spagnola e proprio della prima metà del Seicento, tutti elementi che possono confermare una cronologia alla metà del Seicento per l’esecuzione del dipinto. La tela mostra i caratteri della ritrattistica ufficiale internazionale con spiccate ascendenze di ambito nordico. L’opera ha avuto varie attribuzioni, privilegiando l’ambito dei pittori attivi per la corte sabauda, da Bartolomeo Caravoglia a Charles Dauphin, entrambi documentati come ritrattisti, senza poter escludere Jan Miel o il meno noto Esprit Grandjean, tuttavia, in considerazione della cronologia proposta e della varietà di contatti in ambito europeo dei principi di Carignano in questa fase, non pare da escludere che l’autore del dipinto si debba cercare ben oltre la cerchia dei pittori attivi nel ducato. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399652
  • NUMERO D'INVENTARIO R 4875
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI recto, tela, in basso, al centro - 1663 + 1736 PRINCIPE EUGENIO DI SAVOIA (giallo) - maiuscolo/ numeri arabi - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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