Madonna col Bambino san Giuseppe e san Pietro
Composizione a sviluppo verticale. Nella porzione superiore della tela, a sinistra, è rappresentato Apollo, dall’aspetto giovanile, rivestito di una tunica che lascia scoperta parte del petto e di un mantello che gli copre parzialmente le gambe. Il busto è attraversato da un nastro al quale pende una faretra, posta dietro la schiena. I piedi calzano sandali. E’ inginocchiato sulle nubi, nell’atto di scagliare una freccia in direzione della porzione inferiore destra della tela ove è raffigurato il serpente Pitone, già colpito da una prima traccia. In basso, a sinistra, sono raffigurate due figure maschili, scarsamente leggibili, sedute. Sullo sfondo, mare, scogli e cielo. La tela è posta entro una cornice di profilo e luce rettangolare in legno intagliato e dorato. Tipologia a fascia. Battuta liscia. Fascia unica intagliata con motivo a foglie continue e frutti tondeggianti
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Dauphin Charles (1625-1628 Ca./ 1678): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela è priva di iscrizioni o contrassegni inventariali ad eccezione di quelli relativi all’appartenenza alle raccolte del castello di Racconigi degli anni Trenta e Cinquanta del Novecento. Questo elemento potrebbe indurre ad ipotizzare che precedentemente l’opera non facesse parte delle collezioni sabaude. Tuttavia, l’attribuzione, per via stilistica, al pittore di corte Charles Dauphin, lascia pensare ad una esecuzione del dipinto quanto meno per una residenza dell’aristocrazia al servizio dei principi sabaudi, poi venduto a inizio Novecento a Umberto II. Svariati sono i confronti con opere documentate del pittore lorenese. La figura del giovane Dio che sta scoccando la freccia rimanda, in modo piuttosto puntuale, a simili figure maschili, un poco efebiche, presenti in opere documentate del pittore. Interessanti rimandi si trovano, ad esempio, nella tela che rappresenta la “Strage dei niobidi” conservata in Galleria Sabauda, ma documentata nel XVII secolo al Castello del Valentino, anche per la rappresentazione dei cavalli, oppure, ancora più stringente, è il confronto con la figura della Fama disegnata per l’antiporta di “Del Sacro Trimegisto descritto nella vita di S. Massimo vescovo di Riez” di Francesco Fulvio Frugoni, pubblicato a Torino nel 1666. Il soggetto mitologico scelto, presumibilmente parte di un più ampio ciclo dedicato alle vicende del dio Apollo o della sorella Diana, ben si adatta alla celebrazione principesca. In considerazione delle numerose sale seicentesche di Palazzo Reale smantellate in epoca carlo albertina durante la fase di riallestimento di Palagi, appare possibile che alcuni dipinti già incassati sulle volte, o appesi, possano essere stati recuperati. Tuttavia, non è possibile escludere la provenienza da un’altra sede principesca utilizzata nella seconda metà del Seicento, come Palazzo Madama o il Castello del Valentino. Infine, non si può escludere anche una collocazione originaria presso il Castello di Racconigi, dal momento che Dauphin fu pittore stipendiato del principe di Carignano, Emanuele Filiberto detto il Muto, e che ben poco si conosce sull’assetto interno della residenza
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399531
- NUMERO D'INVENTARIO R 7854
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a sinistra - R 7854 (giallo) - maiuscolo/ numeri arabi - a pennello - non determinabile
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0