scene di passatempi di vita cortese

scacchiera ca 1450 - ca 1480

Tavola da gioco di forma quadrata, chiudibile a libro attraverso due cerniere e una serratura metallica, lavorata a trafori e con molla segreta. Il lato predisposto per il gioco degli scacchi, è articolato in 64 quadrati, metà in avorio e metà decorati con avorio, legni colorati, listelli metallici a comporre disegni geometrici. L'altro lato, adatto al "gioco delle tavole", come il tric-trac e il backgammon, presenta triangoli in avorio, alternati ad altri a tarsia o di ebano. Al centro di questo piano, vi sono otto bassorilievi, racchiusi da un fregio a tarsia, scolpiti con racemi che racchiudono medaglioni con animali. Le due superfici da gioco sono rinserrate in una cornice composta da lastre eburnee, otto per lato, intagliate a bassorilievo con scene cavalleresche e di caccia. Agli angoli, su entrambe le facce, vi sono placchette quadrate con foglie di acanto che incorniciano scudi, ove in origine dovevano esserci delle insegne araldiche, realizzate in altri materiali (metallo o smalto). I bordi esterni presentano una zebratura, eseguita con segmenti alternati di legno e avorio; al centro corre una sottile banda alla certosina

  • OGGETTO scacchiera
  • MATERIA E TECNICA avorio, intaglio
    lega metallica
    legno di ebano/ intarsio/ pittura
    METALLO
    osso/ intaglio/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Borgognone Ambito Fiammingo
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito Italia centro-settentrionale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE È uno dei pochi esemplari di tavola da gioco in avorio quattrocentesca pervenutaci, seppure sprovvista dei pezzi da gioco. Già nel 1895 Sangiorgi ne riconosce per la qualità, lo stato conservativo e le dimensioni, la preziosità. Essa si distingue per un intaglio estremamente raffinato e per una particolare attenzione ai dettagli. I comparti eburnei perimetrali indicano la chiave per comprendere l'opera: i vestimenti delle figure rinviano alla moda fiorita nel corso del XV secolo alla corte dei duchi di Borgogna, e possono essere confrontati con la coeva miniatura franco-fiamminga. Le scene di caccia possono esser confrontate con alcune immagini del libro d'ore "Heures à l'usage de France", edito a Parigi nel 1498 (cfr. Chiesi in Ciseri 2018, p. 386). Datato unanimamente alla metà del XV secolo, il manufatto ha ricevuto pareri discordi quanto all'ambito di produzione, tanto da far ipotizzare anche un'origine composita. Dapprima riferito alla Borgogna per i rilievi e all'area orientale per le bande a intarsio (Sangiorgi 1895), è stato attribuito a un artista italiano in contatto con l'ambiente francese (Vaccari 2004). Sanvito ha proposto di ricondurre l'oggetto a un atelier, forse veneziano, aggiornato sui modi dell'arte borgognona (2000). Koechlin avvicinava il manufatto ai cofanetti e ai pettini eseguiti nelle Fiandre o nel nord della Francia a metà Quattrocento per affinità stilistiche e per la presenza di comuni elementi ornamentali (1924). Quanto alla parte lavorata alla certosina, la attribuiva a un atelier italiano attivo in Francia. Nel 2010 Nuttall ipotizzava che le singole parti fossero state realizzate in aree diverse: i rilievi della cornice da una manifattura borgognana o dei Paes Bassi meridionali; le fasce a intarsio in ambito italiano o spagnolo. Chiesi si allontana da questa proposta, perché seppure sia plausibile il contributo di più mani, "l'evidenza materiale conferma una lavorazione omogenea e uniforme", come nei dettagli della serratura, coerente con una fabbricazione nord-europea alla metà del XV secolo, o dell'incastro di precisione eseguito per nascondere le cerniere sul lato del tric-trac (cfr. Chiesi in Ciseri 2018, p. 387). La studiosa ritiene l'opera sia realizzata da più mani, ma appartenenti a un unico centro artistico con il coinvolgimento di più specialisti. Riferisce il manufatto all'ambito fiammigo verso la metà del XV secolo in "risposta a una preziosa commissione di corte" (Ivi). Si ignorano i passaggi collezionistici precedenti al lascito Carrand (1888). Nuttall ha dato una lettura simbolica dell'opera, proponendo di riconoscervi un dono nuziale. Avvicinabile alla coeva produzione franco-fiamminga di confanetti in avorio, è stato anche accostato ad una scacchiera di manifattura veneziana, conservata al Kunstgewerbemuseum di Berlino
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281225-0
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 155
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2006
    2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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