Chiesa Cattedrale di Otranto

a cura di Sara Rutigliano, Veronica Santoni, pubblicato il 15/03/2022

Lupiae, Cattedrale di Otranto, Lecce, Puglia, 31 gennaio 2012 Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, Per maggiori informazioni sulle licenze aperte consultare il sito: https://creativecommons.org/.
Lupiae, Cattedrale di Otranto, Lecce, Puglia, 31 gennaio 2012

dal Catalogo

La Cattedrale di Otranto fu consacrata il 1 agosto 1088, durante il papato di Urbano II, dal legato pontificio Roffredo, arcivescovo di Benevento.

Un episodio terribile che segnò la storia della Chiesa avvenne nel 1480, quando i Turchi espugnarono la città dopo alcuni giorni d'assedio ed entrarono nella chiesa sterminando il clero e i civili che vi si erano rifugiati. La Chiesa venne trasformata in moschea e furono distrutti tutti gli affreschi risalenti al XIII secolo. Nel 1481, dopo la liberazione di Otranto ad opera delle truppe di Alfonso II di Aragona, fu fortemente rimaneggiata.

La facciata della Cattedrale di Otranto è a doppio spiovente e nel corso dei secoli ha subito numerosi interventi. Il grande rosone a 16 raggi con trafori di forma circolare convergenti al centro, espressione dell’arte gotico-araba è successivo al 1480.

Il portale barocco risale al 1674, ed è composto da due mezze colonne scanalate per lato che sorreggono architrave con lo stemma dell'arcivescovo De Santander retto da due angeli.

Un altro portale minore è presente sul lato sinistro della Cattedrale, datato tra XV e XVI secolo, voluto dall'arcivescovo Serafino da Squillace, che fece scolpire la propria figura sulla struttura.

La pianta è a tre navate absidate, scandite da dodici archi sorretti da colonne di granitocon capitelli differenti.

Nel 1693 l'arcivescovo Francesco Maria De Aste fece costruire l'arco trionfale e nel 1698 coprì la navata centrale e il presbiterio con un soffitto a lacunari lignei con dorature su fondo nero e bianco.

Le navate laterali sono coperte da un soffitto a tavole dipinte realizzato nel 1827 dall'arcivescovo Mansi.

La navata destra termina nella cappella dei Martiri, edificata per ordine di Ferdinando I di Napoli e ricostruita a spese pubbliche nel 1711. In essa sono conservati i resti mortali dei santi martiri di Otranto, gli ottocento abitanti di Otranto massacrati e decapitati dai Turchi nel 1480 per non aver voluto rinnegare la fede cristiana. Le reliquie dei martiri sono deposte in sette grandi armadi e dietro il marmoreo altare è conservato il "sasso del martirio" sul quale, secondo la tradizione, avvenne la decapitazione.

Nel presbiterio è collocato l'altare maggiore con il settecentesco paliotto in argento che riporta la raffigurazione dell'Annunciazione.

La decorazione pavimentale commissionata dall’arcivescovo Gionata, fu eseguita tra il  1163 e il 1165 da Pantaleone, monaco basiliano. Il mosaico originale è interamente conservato e si sviluppa lungo le navate, il presbiterio e l'abside. E’ stato paragonato ad un'enciclopedia di immagini del tempo e il suo valore testimoniale della cultura del Medioevo è accresciuto dal fatto che è un unicum, non ha riferimenti per complessità e livello di elaborazione, con altri mosaici coevi, giunti fino a noi.

Il mosaico ha come figura centrale l'Albero della vita, lungo il quale si spiegano le rappresentazioni che ripercorrono l'esperienza umana dal peccato originale alla salvezza.

Tra le raffigurazioni più note nell’iconografia medievale vi è l’ascensione di Alessandro Magno su un velivolo trainato in cielo da due grifoni.

Sotto l'abside, il presbiterio e parte dell'aula, si estende la cripta che risale all'XI secolo e riprende in proporzioni ridotte la struttura della celebre Cisterna di Teodosio o della Moschea di Cordova. Possiede tre absidi semicircolari e si caratterizza per le quarantotto campate intervallate da oltre settanta tra colonne, semicolonne e pilastri, provenienti da edifici antichi e altomedievali, dal vario repertorio figurativo.

Di grande pregio gli affreschi superstiti che abbracciano un arco cronologico dal Medioevo al Cinquecento.

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