Basilica S. Petronio/ Lapide "Virtus non timet quod facit"
negativo,
1928 - 1928
Bolognesi Orsini (1919(?)-1934)
1919(?)-1934
Brunelli, Gabriele (1615-1682)
1615-1682
La lastra era originariamente contenuta in busta pergamina, conservata ora separatamente in una scatola. Alla lastra era allegata una schedina inventariale conservata ora internamente alla busta pergamina di riferimento. Visibili tracce del portalastra sul margine in basso
- OGGETTO negativo
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SOGGETTO
Italia - Emilia Romagna - Bologna - Basilica di San Petronio
Iscrizioni - Motti latini
Architettura sacra - Chiese - Monumenti sepolcrali - Lapidi
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MATERIA E TECNICA
VETRO
gelatina ai sali d'argento
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Bolognesi Orsini (1919(?)-1934): fotografo principale
Brunelli, Gabriele (1615-1682): scultore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Giovan Battista Barberini
Barberini, Giovan Battista 1627-1691 Bibliografia Riccomini 1972, P. 89
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
- INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il negativo in esame riproduce la lapide marmorea posta a decorazione del Monumento funebre del Cardinale Antoniotto Pallavicini nella Basilica di San Petronio. La fotografia documenta la lapide in posa sul monumento con un’inquadratura frontale e ravvicinata. Il soggetto ricopre l’intera ampiezza della lastra, permettendo una visione ottimale dei dettagli del manufatto. Al centro del marmo campeggia in epigrafe il motto latino “Virtus non timet quod facit”. Non siamo a conoscenza di riprese coeve riguardanti il Monumento nella sua interezza o nelle specifiche di altri dettagli, dunque il taglio dato alla fotografia sembrerebbe rispondere ad un’esigenza ben precisa e mirata. Dalla ripresa si scorge chiaramente la presenza di numerose iscrizioni, incise o a grafite, che nel corso dei secoli hanno indebitamente coperto il marmo. Malgrado ciò non ci sentiamo di poter proporre alcuna ipotesi riguardo alle ragioni di tale committenza alla ditta Bolognesi e Orsini, non essendo emersa da ricerca archivistica alcuna notizia tale da permettere una contestualizzazione della ripresa. Non sono molte anche le notizie relative al monumento che sappiamo essere stato commissionato dal cardinal legato Lazzaro Pallavicini in memoria dell’avo Antoniotto Pallavicini. Nelle antiche Guide si menziona il Monumento, ma si dichiara incerto l’autore. Il primo a tentare un approfondimento sull’opera è Eugenio Riccomini che lo attribuisce a Giovan Battista Barberini, presente in San Petronio per la decorazione a stucco degli organi (Riccomini 1972, p. 99). Questa attribuzione viene contraddetta dalla Montefusco Bignozzi e ricondotta, su base stilistica, a Gabriele Brunelli col quale il cardinale Lazzaro Pallavicini era già venuto in contatto per la commissione della gigantesca statua di San Petronio (Montefusco Bignozzi 2003, pp. 121-122). Preesistente al Monumento era la tomba del Cardinale Antoniotto Pallavicini, posizionata in altro luogo in San Petronio. La decisione di spostare il sepolcro ed erigere il monumento nella posizione attuale, a sinistra della porta maggiore, giunse nel 1674. Come risulta da iscrizione l’opera è terminata nel 1677. Riguardo all’apparato epigrafico e commemorativo riceviamo notizia dal Fantuzzi che “l’iscrizione posta in S. Petronio al sepolcro di Antoniotto Pallavicini […] è di Guicciardini Celestino” (Fantuzzi 1784). Per dovere di cronaca ricordiamo che la ditta Bolognesi e Orsini è impegnata nello stesso anno a San Petronio per le riprese del monumentale San Cristoforo di Giovanni da Modena (per approfondimenti si fa rimando alla scheda NCT 0800641479). Proponiamo qui alcune precisazioni sulla vicenda storiografica che riguarda la ditta Orsini. Non conosciamo con precisione la data di costituzione della ditta, sappiamo solo che dopo la Grande Guerra, attorno al 1919, i fratelli Bolognesi si associarono ad Armando Orsini, dando origine alla ditta succitata. Se conosciamo le vicende biografiche e l’attività fotografica dei fratelli Bolognesi (Cristofori e Roversi 1980, p. 101) la figura di Armando Orsini (1887-1934) è rimasta più a lungo in ombra. Abbandonati gli studi elementari l’Orsini entrerà giovanissimo come fattorino presso lo studio fotografico dei fratelli Bolognesi. Dovette ben presto ricevere una buona formazione se nella lunga parentesi del primo conflitto mondiale lo ritroviamo a dirigere una delle quattro squadre di fotografi alle dipendenze del Comando Supremo (Bianco 2005, p. 142). Troviamo ampia documentazione del lavoro svolto in questi anni dall’Orsini grazie ad un ampio e articolato fondo storico, comprendente circa 3500 positivi (sul fondo Orsini cfr. Bonvicini e Fanti 1988). Terminata la guerra, la costituzione della ditta Bolognesi e Orsini segnerà la conclusione dell’esperienza dell’atelier “Fotografia la Moderna” iniziata nel 1911 (Tromellini et al. 2001, p. 100) probabilmente con l’apporto già dell’Orsini anche se non sappiamo in che ruolo. Come già altrove ampiamente specificato la Ditta chiuderà i battenti tra il 1934 ed il 1935 a seguito della morte dell’Orsini avvenuta nel giugno del ’34
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641480
- NUMERO D'INVENTARIO N_001845
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- ISCRIZIONI sulla lastra: lato emulsione: in basso a sinistra - Inv. A 4104 - corsivo alto-basso -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0