Piacenza/ S. Maria di Campagna/ Pordenone - La disputa di S. Cate-/rina/ particolare prima del restauro

negativo, (?) 1938 - ante 1939
Podio (notizie 1920 Ca. – 1975 Ca)
notizie 1920 ca. – 1975 ca

La lastra era originariamente contenuta in una busta pergamina; tale custodia si conserva separatamente in una scatola

  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Pittori italiani - Sec. 15-16. – De Sacchis, Giovanni Antonio detto il Pordenone
    Italia - Emilia Romagna – Piacenza – Chiesa di Santa Maria di Campagna – Cappella Paveri Fontana – Ciclo di Santa Caterina
    Disputa di Santa Caterina - Affreschi – Sec. 16
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Podio (notizie 1920 Ca. – 1975 Ca): fotografo principale
    De Sacchis, Giovanni Antonio Detto Il Pordenone (1483/4-1539): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Eretta su iniziativa di un gruppo di cittadini che si costituì in fabbriceria nei primi anni del sedicesimo secolo (1522- 1528), la chiesa di Santa Maria di Campagna sorge su un'area in precedenza occupata da un altro edificio sacro, dove si venerava un’immagine lignea della Madonna con il Bambino risalente al XIV secolo. Progettista e direttore dei lavori fu l’architetto piacentino Alessio Tramello. I “Rettori e Gubernatori della Fabbrica”, desiderosi di completare la nuova costruzione con un’opera ornamentale, stipularono un atto rogato il 27 dicembre 1521, in cui si prevedeva di “ampliare e decorare la detta chiesa” (Arisi, 1984). La convenzione firmata tra Giovanni Antonio De Sacchis detto il Pordenone e i Fabbriceri è datata 15 febbraio 1530. Nel marzo del 1532 il Pordenone aveva già eseguito gli affreschi della cupola e della cappella di Santa Caterina. I documenti consultati da Arisi, non spiegano perché l’artista non continuò la decorazione del tamburo e dei pennacchi della cupola come previsto dalla convenzione firmata con i committenti, ma procedette a dipingere la cappella del cavalier Francesco Paveri, uno dei rettori della chiesa. Non è nemmeno chiara la motivazione che spinse il Pordenone a rappresentare le storie di Santa Caterina. Un’epigrafe del 1629 murata in un angolo dell’affresco “Disputa di Santa Caterina”, ricorda (erroneamente) che la cappella fu costruita a spese della contessa Caterina Scotti: in realtà nell’atto rogato dal notaio Bernardino Cerioli, gli affreschi furono commissionati al Pordenone dal Cav. Francesco Paveri Fontana, per la somma di Lire 400. I lavori di maggiore impegno per il Pordenone furono l’affresco raffigurante la “Disputa di Santa Caterina”, sovrastato nella lunetta dalla “Decapitazione della Santa”, il dipinto ad olio su tela “Sposalizio mistico di Santa Caterina tra San Pietro e San Paolo”, sovrastato nella lunetta dal “Martirio Fallito della ruota dentata”. La scena della “Disputa di Santa Caterina” è, da parte della critica, una delle più ammirate dell’intero ciclo. Tra il 1939 ed il 1943, gli affreschi della cupola grande furono restaurati da Enrico Podio, sotto la direzione del Soprintendente della Regia Galleria di Parma, Armando Ottaviano Quintavalle. Il negativo in esame che ritrae un particolare della “Disputa di Santa Caterina”, fu realizzato dal restauratore Podio prima del restauro che ebbe inizio nel 1939. Quella dei Podio fu un’importante famiglia di restauratori di dipinti che nel corso del Novecento operò, per tre generazioni, nelle principali città italiane. L’attività fu avviata a Roma nella seconda metà dell’Ottocento da Publio Podio. Il mestiere venne appreso dai figli Decio (del quale non si conoscono gli estremi cronologici), Luigi ed Enrico che aprirono laboratori di restauro in diverse città. L’attività di Decio a Bologna risale alla fine degli anni Venti; in precedenza aveva lavorato come restauratore a Venezia insieme al fratello Enrico Podio. Nel 1975 Decio con il figlio Benito (Venezia 1925 – Grizzana Morandi 1993) si trasferì nel laboratorio bolognese in Palazzo Fantuzzi, in via S. Vitale 23, dove iniziò la collaborazione con Manuela Mattioli, incaricata di occuparsi dell’integrazione pittorica dei dipinti. Decio e Benito Podio, si occuparono prevalentemente del restauro di dipinti su tela e su tavola eseguendo parchettature, foderature ed intelaiature tecnicamente ineccepibili, realizzate secondo le norme di una tradizione artigiana che si affidava ancora all’occhio clinico e all’esperienza, lontana dalle moderne tecniche diagnostiche e d’intervento. L’alta qualità dei loro interventi emerge anche dalle parole di Alessandro Conti, che nel suo “Manuale di restauro” rileva che “la nostra immagine del quadro foderato si è formata sui lavori di restauratori di indiscussa bravura come (...) Decio e Benito Podio di Bologna” (ed. 2004, p. 158). Tra gli interventi “importanti” si ricorda la foderatura eseguita nel 1956 da Decio Podio sulla Madonna dei Pellegrini di Caravaggio; le indagini condotte sull’opera nel corso del recente restauro hanno giudicato ancora soddisfacenti le condizioni del supporto. Consuetudine che accompagna la pratica di restauro è la documentazione fotografica sull’opera, per mantenere memoria dello stato conservativo precedente, per individuare criticità o peculiarità e per rilevare il tipo di intervento eseguito. Anche i Podio si rivolgono, a Roma come a Bologna, a studi fotografici specializzati in riprese di opere d’arte e lasciano sedimentare nel corso del tempo un archivio personale che procede di pari passo con la loro attività professionale. In molti casi però, preferiscono eseguire personalmente le riprese delle opere restaurate lasciando ai laboratori fotografici solo le incombenze di sviluppo e stampa
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800633980
  • NUMERO D'INVENTARIO N_000661
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • ISCRIZIONI sul pergamino: recto - R. SOPRINTENDENZA/ ALL'ARTE MEDIOEVALE E MODERNA/ DELL'EMILIA E DELLA ROMAGNA/ 8/ MOBILE B SCAF. V N. 60/ INVENT. N. 9523/ LUOGO: Piacenza/ MONUMENTO S. Maria di Campagna/ Pordenone - La disputa di S. Cate-/ rina/ particolare prima del restauro/ STAMPE N./ FOTOGRAFO Podio/ OSSERVAZIONI -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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