storie della natività di Gesù

dipinto ca 1300 - ca 1349

Gli episodi raffigurati dell'infanzia di Cristo sono: la natività, la fuga in Egitto, la strage degli innocenti, il battesimo di Cristo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Antuono
  • INDIRIZZO SS 96 bis, Oppido Lucano (PZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La cripta di S. Antuono ad Oppido Lucano (PZ) presenta uno dei cicli pittorici più importanti della Basilicata. In primis, si tratta dell'unico ciclo cristologico della regione, essendo preferite, nel Medioevo, soprattutto in ambito rupestre, singole immagini relative alla vita o alla Passione di Cristo, come l'Annunciazione, sintesi del Cristianesimo (Falla Castelfranchi,1991, p.45) o la Déisis, preghiera d'intercessione per gli uomini, sperimentata in ambito monastico e particolarmente diffusa nelle absidi delle chiese rupestri, soprattutto del Tarantino (Falla Castelfranchi, 1988, p. 188; Falla Castelfranchi, 1988, p. 311; Falla Castelfranchi, 1991, pp. 89-90; Falla Castelfranchi, in St.della Basilicata,2006,p. 765,n. 31). In particolare, ad Oppido, sono stati rappresentati episodi dell'Infanzia e della Passione di Cristo; più precisamente tra i primi distinguiamo le scene della Natività, della Fuga in Egitto, della Strage degli innocenti, del Battesimo di Cristo e della Presentazione di Gesù al Tempio, tra i secondi, invece, sono leggibili l'Ingresso a Gerusalemme, l'Ultima Cena, la Cattura di Cristo, un episodio che sintetizza i momenti in cui Cristo è davanti a Pilato e l'Andata al Calvario, Cristo alla colonna, la Crocifissione tra i due ladroni, la Deposizione ed, infine, due scene, mal conservate, identificabili forse con Cristo sepolto e le Tre Marie al Sepolcro. L'esiguità dei cicli cristologici, anche per la vicina Puglia, è stata più volte ribadita da Falla Castelfranchi (Falla Castelfranchi, 1988, pp. 187-209). In questa regione, però, ne troviamo diversi dipinti sulle pareti delle chiese subdiali, soprattutto salentine, come in S. Pietro ad Otranto, in S. Salvatore a Sanarica, nella chiesa di S. Maria a Casaranello; inoltre, proprio in Puglia, ritroviamo uno dei cicli cristologici più antichi dell'Italia meridionale, almeno in ambito rupestre, quello dipinto nella cripta di S. Biagio a S. Vito dei Normanni (BR), datato al 1196, che costituisce un antecedente importante per il ciclo lucano (Falla Castelfranchi, 1991, p. 107, pp. 111-113, pp. 144-147; Falla Castelfranchi, in Puglia Pre,2004, pp. 181-192). Studiando gli affreschi d'Oppido, ritengo opportuno soffermarmi su diverse questioni: la datazione, la formazione del pittore, oltre che le sue radici culturali, in cui ancora è ravvisabile l'eco della tradizione bizantina, fatto questo dimostrato dal trattamento di alcune iconografie. D'altra parte rinvii a questa tradizione sono stati già evidenziati da Medea, Borraro e Villani, nei loro rispettivi studi (Medea, 1962, pp. 310-311; Borraro, 1970, p. 49; Villani, 1997, p. 98). Se, però, analizzerò in maniera più precisa le iconografie dei diversi episodi nelle rispettive schede figlie, mi pare interessante notare come la scelta di dipingere scene dell'Infanzia e della Passione di Cristo, con evidenti rimandi al valore salvifico della sua parola, visto anche il ruolo privilegiato dato alla scena della Crocifissione che, a partire dal Trecento, occupa infatti l'abside-si osservino a tal proposito le Crocifissioni delle cripte materane di S. Nicola dei Greci e S. Stasio alla Gravina (Padula-Motta-Lionetti, 1995, p. 161, p. 128)-faccia pensare che la cripta, come altre in suolo lucano e pugliese (Falla Castelfranchi, 1991, p.143), possa aver avuto funzioni funerarie. Questa ipotesi parrebbe confermata dalla presenza di alcune ossa di monaci rinvenute al di sotto della pavimento della cripta (Cervellino,1998,p. 30). Per quanto riguarda la formazione del pittore attivo ad Oppido, egli mostra di avere una particolare verve narrativa che lo riconduce, almeno idealmente, ad opere come le storie di S. Lucia e le storie di S. Margherita, nelle rispettive cripte di Melfi, anche se, tanto Medea, quanto Borraro evidenziano le differenze rispetto a questi cicli (Medea, 1962,p. 310; Borraro, 1979,p. 48). Più precisamente Abbate nota come nella chiesa di S. Antuono sia presente un pittore "dal forte accento forestiero, e più precisamente catalano, ma non così espressionista come il pittore, o i pittori, di S. Margherita, e anzi piuttosto simile al frescante di S. Lucia nella scelta di un raccontare colorito e deliziosamente divagante" (Abbate, 1998, II, p. 87). In realtà, prima di Abbate, già Borraro aveva evidenziato contatti tra la scena dell'Ultima Cena di Oppido Lucano ed un'analoga, attribuita al Maestro della Seu d'Urgell, conservata nel Museo di Vich, in Catalogna, arrivando a datare il ciclo allo scorcio del sec. XV (Borraro, 1970, pp. 48-49), datazione che mi pare troppo bassa. Anche Grelle ne evidenzia le componenti d'Oltralpe (Grelle Iusco, 1981, p. 42), mentre Villani riconosce nel pittore delle scene cristologiche di Oppido un locale che guarda all'arte pirenaica, sottolineando come, per esempio, la scena del Battesimo di Cristo, possa essere accostata all'affresco presente sulla parete nord della navata di S. Julian de Bagués (Museo de Jaca), per la fisionomia del corpo di Cristo […] (continua)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700167008-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • DATA DI COMPILAZIONE 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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