San Pietro d'Alcantara e San Pasquale Baylon

dipinto, ca 1625 - ca 1649

La scena rappresenta S. Pietro d'Alcantara, a sinistra, e S. Pasquale Baylon, a destra, che adorano l'Eucarestia. I santi sono rappresentati in abiti francescani, con il rosario in vita. S. Pasquale è ritratto con un aspetto giovanile, mentre S. Pietro ha un viso più maturo, contraddistinto da una barba corta

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA stucco/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lucano
  • LOCALIZZAZIONE Oppido Lucano (PZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scena, che rappresenta i santi Pietro d'Alcantara e S. Pasquale Baylon (Greco, 1998, p. 254), fa parte di una serie che avrebbe dovuto rappresentare santi e sante particolarmente cari all'Ordine francescano. Lo studio di questi "affreschi" deve affrontare diverse questioni importanti: la loro iconografia, l'attribuzione ad un pittore ed, infine, la datazione. Se la prima di queste questioni verrà analizzata nelle singole schede, essendo d'altra parte un problema di più semplice soluzione, visto che l'unica scena più complessa da un punto di vista iconografico è quella della Ricognizione del corpo di S. Francesco, gli altri due problemi meritano un'attenzione particolare. Durante la mia visita alla chiesa del convento di S. Antonio, Padre Adelmo, che mi ha accompagnato in questo sopralluogo, mi ha suggerito che queste opere possano essere state dipinte da Girolamo Todisco, o dalla sua bottega, fatto che ritengo meritevole di un giusto approfondimento, potendosi effettivamente riscontrare affinità, per esempio, tra il volto di S. Pasquale Baylon e quello di un S. Vescovo, che accompagna la Madonna dell'Oliveto, negli affreschi della chiesa di S. Maria degli Angeli a Calvello, datati 1616 e firmati dal pittore, a cui però collaborarono anche d'Ambrosio e De Laurentis (Settembrino, 2000, pp. 117-121; Grelle, 2001, p. 303; Villani, 2006, p. 125). Oltre all'elemento stilistico, anche la conoscenza di iconografie rare in Basilicata, come denuncia la scelta di dipingere l'episodio della Ricognizione del corpo di S. Francesco, può far pensare effettivamente ad un pittore colto. Hobel, a proposito di Girolamo Todisco, nota come egli sia più moderno del "maestro, Giovanni Todisco, nella rielaborazione dei repertori iconografici e delle allegorie proprie della cultura rinascimentale e manierista" (Hobel, 1990, p. 9). Cercando di sintetizzare al massimo l'attività nota di questo pittore, possiamo dire che egli sarebbe, per Grelle, originario di Abriola, dove nasce intorno al 1550 (Grelle, 2001, p. 303), matura dall'esperienza di Giovanni Todisco (Hobel 1990, p. 9; Grelle, 2001, p. 303); documentato con certezza tra il 1616 e il 1634, è un pittore che rielabora gli schemi tardo cinquecenteschi, creando immagini perfettamente inserite in quinte architettoniche, dal pathos contenuto, caratterizzate da un'estrema bellezza formale. E' attivo tra Potenza e Matera: esegue nella chiesa di S. Antonio a Vaglio una S. Anna con la Vergine e il Bambino, opera firmata e datata al 1618, un S. Francesco (1618) ed una Madonna del Rosario (1634) nella chiesa del Convento e nella Parrocchiale di Miglionico, e realizza alcuni affreschi nella Badia di Montescaglioso (1632) e nella cappella Ferrillo della Cattedrale di Acerenza (Grelle, 1981, p. 109; Grelle, 2001, p. 109). Grelle ricostruisce l'attività di Girolamo Todisco prima degli affreschi di Calvello, rilevandone la mano in una Madonna con Bambino, in una edicoletta nella chiesa di S. Gerardo ad Abriola, negli affreschi del Convento di S. Antonio a Rivello, iniziati da Giovanni Todisco, in un'Ultima Cena nel convento di S. Francesco a Marsico Nuovo, in una Resurrezione nella chiesa di S. Maria ad Anzi, datata 1588; è attivo nel chiostro del convento di S. Antonio a Tito tra il 1606-7, dove forse collabora col Pietrafesa, nel santuario di SS. Maria del Monteforte ad Abriola, dove realizza una Madonna tra S. Giuseppe e un S. Vescovo, nel 1612, nella chiesa di S. Maria d'Orsoleo, dove, nella cupola, realizza l'Esaltazione dell'Ordine Francescano. Infine, a Miglionico nel 1616 realizza, nel Convento, la Ricognizione del corpo di S. Francesco (Grelle 2001, p. 303; Villani, 2006, pp. 114-129). Mi pare, però, che ci siano differenze stilistiche tra le pitture di Oppido e le opere attribuite con certezza a Girolamo Todisco; questi, infatti, sembra prediligere una tavolozza cromatica più ricca e dai colori squillanti, oltre che un disegno più morbido e un'ambientazione più solenne. Nei dipinti murali della chiesa del Convento di Oppido è possibile, invece, notare una certa discontinuità di qualità tra i diversi episodi realizzati: se, infatti, nei santi Pasquale e Pietro d'Alcantara è riscontrabile una maggiore naturalezza, nell'episodio della Ricognizione del corpo di S. Francesco, proprio la figura del santo sembra più rigida. E' innegabile, però, un'esecuzione in contemporanea di tutti questi dipinti (si confronti i volti degli astanti di quest'ultima scena con quello di S. Bernardino, o anche con alcuni volti dei frati che vegliano il corpo di S. Francesco), fatto questo che potrebbe far pensare realmente al lavoro di una bottega, legata all'attività di Girolamo Todisco. Questo legame potrebbe essere di affiliazione, potrebbero essere stati utilizzati cartoni del maestro o, non del tutto da escludere, è la possibilità che i pittori qui attivi si sian ispirati soltanto ad opere del Todisco. Per quanto riguarda la datazione le immagini rimandano a prodotti della prima metà del Seicento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700166915
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • DATA DI COMPILAZIONE 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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