candeliere da parete, opera isolata - ambito umbro (prima metà sec. XX)

candeliere da parete, 1900 - 1930

sorretto da due brevi staffe, ha fusto a sezione quadrangolare ritorto ter minante nell'estremità inferiore in motivo laminare a giglio/sul fusto si innestano: elemento decorativo a voluta con rosetta nell'occhio; e, al di sopra, braccio ad archetto che sostiene al centro nodo con piattello a co rolla e puntale, mentre all'estremità aggettante è dotato di gancio ornato all'innesto da motivo decorativo di foglia

  • OGGETTO candeliere da parete
  • MATERIA E TECNICA ferro/ battitura/ verniciatura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro
  • LOCALIZZAZIONE Orvieto (TR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tipica produzione artigianale locale, riconducibile alla fase di rinnovame nto e restauro di cui fu oggetto l'edificio intorno al 1930. La chiesa di S.Rocco, che sorge presso la "platea Populi" centro della vit a civile orvietana, di fronte al palazzo del Capitano del Popolo, fu costr uita per un'iniziativa civica sollecitata dalla grave epidemia di peste de l 1523. Si costituiva infatti in quell'anno - come riporta il Perali - la Società dei Forestieri che otteneva dal Comune una porzione dell'area già sede delle "Case di Santa Chiesa" in parte ormai decadenti, ceduta definit ivamente all'ente -che ne godeva fin dal XIV secolo- nel 1515 da papa Leon e X. Tra i fondatori della Società dei Forestieri, cui è dunque legata la costruzione di questo santuario "contra pestem" orvietano, figura Michele Sanmicheli (Verona, 1484-1559), ad Orvieto fin dal 1509 come capomastro d ell'Opera del Duomo -incarico che mantenne fino al 1525-: a lui viene rife rito, appunto, il progetto per l'erezione della chiesa di S.Rocco, deliber ata nelle Riformanze comunali fin dal 1523, anno del più grave propagarsi del morbo, ma compiuta solo nel 1525, probabilmente anche per l'assenza d el Sanmicheli, allontanatosi da Orvieto tra l'estate del 1523 e quella del 1524, proprio per sfuggire al contagio (AODO, "Camerari" 1520-1526, c.41) . Edificata in chiare linee cinquecentesche, con l'accentuazione ancora ri nascimentale del portale con lunetta in basalto, contribuì senza dubbio ad avviare quel processo di rinnovamento che interesserà, nel corso del XVI secolo tutto il complesso della piazza del Popolo, con la sistemazione, tr a il 1528 ed il 32, del nuovo pozzo con il puteale sangallesco, e con i su ccessivi interventi di ristrutturazione del palazzo Simoncelli, sul lato o rientale della piazza, della chiesa di S.Bernardo, su quello occidentale, ed infine dello stesso palazzo del Popolo, che versava in condizioni di ro vinosa decadenza. Della facciata originaria resta però soltanto la testimonianza costituita dal disegno dell'architetto tedesco F. M. Hessemer che documentò la sua pe rmenenza in Italia, e dunque anche in Orvieto nel 1828, con una serie di s chizzi e vedute prospettiche: tra queste, il prospetto della chiesa di S.R occo (pubblicato, insieme ad altri soggetti orvietani in: Satolli, 1978, f ig.64) spicca nella sua configurazione primitiva, con spioventi ben più ri pidi e dunque una cuspide più accentuata, la finestra rettangolare al di s opra del portale ed il campanile a vela posto sul lato sinistro delle mura perimetrali. La sistemazione attuale è frutto di un consistente intervent o di restauro svoltosi intorno al 1930 su progetto di Luigi Branzani, come testimonia il disegno relativo conservato presso la Biblioteca Comunale d i Orvieto (v. Satolli, 1990, fig.77). Tale intervento fu rivolto evidentem ente soprattutto a conformare, nel prospetto esterno, l'antico edificio ag li esiti delle varie operazioni di restauro purista, con rifacimenti di ca rattere neo-medioevale e neo-rinascimentale che, tra la fine dell'Ottocent o e i primi decenni del secolo successivo, determinarono la nuova e artifi ciosa immagine della città. Quanto invece alle gravi problematiche present ate dalla struttura e maggiormente dalle decorazioni pittoriche, messe a r ischio da una situazione di persistente umidità e di infiltrazioni rilevat a fin nella visita pastorale del 1573, risulta del tutto procrastinata l'a dozione di misure efficaci e definitive volte a risanare l'edificio, sopra ttutto nell'abside e nel lato destro addossati all'antico complesso delle "Case di Santa Chiesa" che comprendeva anche, proprio alle spalle di S.Roc co, il palazzo che divenne sede della magistratura dei Sette, quindi del G overnatore, infine del Carcere e, in tempi più recenti, del Tribunale e po i dell'Ufficio Postale. La chiesa di S.Rocco fu inoltre sede della Confraternita omonima che, come informa la visita pastorale del 1605, vi si riuniva ogni domenica "per re citare l'officio alla Beata Vergine", mentre già all'epoca le celebrazioni si erano ridotte al giorno della ricorrenza del santo titolare. Dopo la s oppressione delle confraternite, ricorda il Piccolomini che la chiesa assu nse la cura delle Carceri, insediatesi, come accennato, nel contiguo palaz zo già dei Sette, all'inizio dell'Ottocento: nella visita apostolica del 1 809 si verifica l'esistenza di grate che consentivano ai carcerati di assi stere alla santa messa dall'interno del prigione stessa -grate eliminate p robabilmente in seguito alla successiva sistemazione nel medesimo palazzo dell'Ufficio Postale, progettata dall'ingegnere orvietano Paolo Zampi vers o la fine di quel secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000084869
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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