Il reliquiario si presenta come un'architettura gotica in miniatura, la cui struttura ricorda molto da vicino quella della facciata dal Duomo (membrature verticali sormontate da guglie, coronamento a 3 cuspidi). Sorge su un alto zoccolo, alla base del quale si trovano 8 statuine d'argento dorato (4 Evangelisti nella parte anteriore, 4 Profeti nella parte posteriore). I prospetti sono scanditi da due coppie di pilastri, sui quali si impostano le arcatelle a sesto acuto del coronamento. Dal timpano centrale si innalza una croce con ai lati le statuine della Madonna e di S. Giovanni Evangelista. Al vertice dei timpani laterali sono due statuine che rappresentano S. Nicodemo e S. Giuseppe d'Arimatea. I pilastri si prolungano in acutissimi pinnacoli, alla sommità dei quali sono 4 statuine di angeli. Altre statuine decorano il reliquiario: nella parte anteriore, 6 angeli musicanti inginocchiati, collocati all'imposta delle arcatelle; nella parte posteriore, 6 figure di leoni sporgenti, collocati all'imposta dei trilobi di coronamento; ai lati, 2 lupe. serie di 32 formelle in smalto traslucido: 12 nella parte anteriore, 12 in quella posteriore, 8 nello zoccolo. La storia del miracolo del Corporale è illustrata nelle 8 formelle che occupano i due ordini superiori del prospetto anteriore
- OGGETTO reliquiario architettonico
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MATERIA E TECNICA
argento/ fusione/ cesellatura/ doratura a mercurio
argento/ laminazione/ sbalzo/ incisione/ doratura/ pittura a smalto traslucido
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ATTRIBUZIONI
Ugolino Di Vieri (e Aiuti)
- LOCALIZZAZIONE Basilica Cattedrale di Maria Santissima Assunta già Santa Maria della Stella
- NOTIZIE STORICO CRITICHE I lavori per l'esecuzione del reliquiario iniziarono nella primavera del 1337; i primi pagamenti risalgono al mese di maggio dello stesso anno. Molto probabilmente l'opera fu eseguita a Siena: le annotazioni di pagamento dell'8 giugno e del 26 luglio 1337 parlano chiaramente di denari portati da Orvieto a Siena. Le annotazioni si susseguono fino al 27 dicembre 1339, quando Ugolino ricevette il saldo definitivo. In occasione della festività del Corpus Domini del 1338 il reliquiario fu solennemente portato in processione per le vie di Orvieto. L'iscrizione lungo il cornicione del basamento indica esplicitamente che l'opera è frutto della collaborazione tra Ugolino e una serie di aiuti, la cui identificazione costituisce il problema critico maggiormente dibattuto. Toesca (1951) suddivide per la prima volta le formelle in 2 gruppi, individuando 2 diverse personalità artistiche - il Maestro delle Storie del Corporale (che si ispira ad Ambrogio Lorenzetti) e il Maestro delle Storie di Cristo (che presenta molte affinità con l'ultima maniera di Pietro Lorenzetti)- oltre a una personalità minore che esegue la scena dell'Annunciazione. Carli (1964;1965) riprende la distinzione di Toesca e la approfondisce individuando 4 autori: il Maestro delle Storie del Corporale (che, come già scritto da Toesca, presenta affinità con la pittura di Ambrogio Lorenzetti); il Maestro delle Storie di Cristo (del quale sottolinea la dipendenza iconografica da Duccio e la vicinanza stilistica alla tarda produzione di Simone Martini); il terzo collaboratore ("più rigido e pesante nel panneggio, incerto e vacillante nelle impostazioni prospettiche"); il quarto collaboratore (che presenta particolarità stilistiche molto precise: personaggi dalle spalle incassate, volti tondeggianti). Carli aggiunge che il Maestro delle Storie del Corporale ha tra i suoi riferimenti stilistici la Madonna dei Raccomandati di Lippo Memmi e l'Arca di S. Cerbone, scolpita da Goro di Gregorio per il Duomo di Massa Marittima nel 1324. Identifica inoltre il Maestro delle Storie del Corporale con Ugolino di Vieri. Sul problema della definizione delle diverse mani che lavorarono all'esecuzione del reliquiario torna anche Dal Poggetto (1965), che ripropone la distinzione fatta da Carli tra i 4 diversi artisti, rilevando tuttavia alcune differenze: Il Maestro delle Storie del Corporale ha una cultura aggiornatissima e mostra una certa conoscenza di Simone Martini; il Maestro delle Storie di Cristo non presenta alcun elemento che si rifà a Simone Martini, ma è invece vicino alla pittura di Pietro Lorenzetti (in particolar modo a quella delle volte di Assisi); la cultura figurativa del terzo collaboratore è vicinissima a quella del Maestro delle Storie del Corporale e introduce una passione coloristica tipicamente senese; il quarto collaboratore ha una vicinanza impressionante con Simone Martini. Dal Poggetto identifica anche un quinto artista, l'esecutore degli smalti delle cuspidi, vicino ai modi del Maestro delle Storie di Cristo, probabile autore anche degli smalti nella parte alta del reliquiario di S. Savino. Un ulteriore problema è rappresentato dall'identificazione dell'autore delle statuine. Secondo Carli egli è da riconoscere nel Maestro delle Storie di Cristo, mentre Dal Poggetto ripropone l'attribuzione già avanzata dal Toesca a Bartolomeo di Tommè detto il Pizzino. Il reliquiario è dunque opera di collaborazione, nell'ambito della quale il ruolo di Ugolino di Vieri è senza dubbio predominante. Ugolino doveva essere nato ai primi del secolo e proveniva da una famiglia di orafi (secondo Carli i fratelli Luca e Domenico collaborarono all'esecuzione del reliquiario); nel 1332 fu risarcito per una coppa; nel 1343 lavorava alla Coppa dei Consoli della Mercanzia a Siena; lavorò con Viva di Lando al reliquiario di S. Savino; morì tra il 1380 e il 1385. Il reliquiario del Corporale è uno dei massimi esempi dell'utilizzazione della tecnica dello smalto traslucido. Secondo questa tecnica, lo smalto viene steso sulla superficie metallica lavorata a rilievo e le varie profondità di quest'ultima moltiplicano l'effetto cromatico, alternando zone più luminose a altre più scure. La tecnica si diffuse già nel Duecento a Siena e in Toscana e, a partire dal sec. XIV, anche oltralpe. Il più antico esempio della tecnica dello smalto traslucido giunto fino a noi è il calice di Niccolò IV, realizzato da Guccio Della Mannaia tra il 1288 e il 1292 e conservato ad Assisi. Altri esempi notevoli sono l'altare di S. Jacopo a Pistoia (1316) e il reliquiario fatto eseguire da Roberto d'Angiò per il braccio di S. Ludovico di Tolosa nel 1337, conservato al Louvre
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione persona giuridica senza scopo di lucro
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000060252-0
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Umbria
- DATA DI COMPILAZIONE 1994
- ISCRIZIONI sopra il cornicione del basamento - HOC OPUS FECIT FIERI DOMINUS FRATER TRAMUS EPISCOPUS URBETANUS ET D(OMINUS) ANGELUS ARCHIPRESBITERI ET D(OMINUS) LIGUS CAPELANUS DOMINI PAPE ET D(OMINI) NICHOLAUS D'ALATRO ET D(OMINUS) FREDUS ET D(OMINUS) MINUS ET D(OMINUS) LEONARDUS CANONECI URBETANI. PER MAGISTRUM UGOLINUM ET SOTIOS AURIFICIES DE SENIS FACTUM FUIT SUB ANNO DOMINI MCCCXXXVIII TEMPORE DOMINI BENEDICTI PAPE XII - non determinabile - latino
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