assunzione della Madonna

decorazione musiva,
Traini Francesco (attribuito)
notizie 1321-1345

Il mosaico occupa il catino absidale del transetto meridionale fino all'altezza delle tre finestrelle ad arco, attorno alle quali si interrompe in modo brusco; in origine, come chiariremo, doveva estendersi per un più largo spazio verso il basso. Al centro della figurazione campeggia la Vergine, vestita di bianco, seduta all'interno di una mandorla retta da quattro angeli in volo; la Vergine regge nella mano destra l'estremità della cintola che, secondo la tradizione, avrebbe consegnato a S. Tommaso durante la sua assunzione in cielo

  • OGGETTO decorazione musiva
  • ATTRIBUZIONI Traini Francesco (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Non possediamo notizie certe intorno all'esecuzione di questo mosaico e dell'Annunciazione del transetto opposto. Abbiamo diverse notizie, invece, intorno ai restauri subiti dall'opera. Il più antico si deve a Iacopo Rustichini da Venezia, che lo eseguì nel 1428 (TRENTA 1896, pp. 47-48, 91-92); nel 1515 intervenne sul mosaico il pittore Ambrogio di Giovanni Arco Bisca, oscuro artefice a volte identificato con un Ambrogio aiuto del Ghirlandaio a Pisa in anni precedenti o con l'Ambrogio da Asti che nel 1514 firmava un Cristo in maestà del Museo Nazionale di San Matteo (TRENTA 1896, pp. 48-49, 92-93; TANFANI CENTOFANTI 1897, p. 21). Nei documenti pubblicati non si parla di eventuali restauri posti in essere dopo l'incendio del 1595, ma riteniamo possibile che qualche intervento di consolidamento sia stato effettuato anche in questa occasione. Nel 1828-1829 il mosaico venne infine restaurato dal mosaicista lucchese Giuseppe Modena, sotto la supervisione dei pittori Marini e Careggi (TRENTA 1896, pp. 49-50, 93-95). Il mosaico si presenta come il più sfigurato fra quelli conservati all'interno del Duomo; interventi antichi di rimaneggiamento si notano soprattutto nei due Angeli superiori, in particolare nei volti, nell'Angelo inferiore destro e in diverse altre piccole porzioni del mosaico (cfr. la lettura precisa delle parti rifatte in BELLOSI 1992, pp. 20, 23, nota 16). I rifacimenti nelle parti più basse, anche al di sotto delle ali degli Angeli, sembrano dovuti all'intervento del Modena; durante il suo restauro il mosaico fu anche "aumentato con i colori" (TRENTA 1896, p. 50 nota). In origine il mosaico doveva estendersi assai più in basso, comprendendo anche le figure degli Apostoli assistenti all'assunzione; non solo, infatti, la presenza almeno di S. Tommaso è richiesta iconograficamente dalla cintola che la Madonna protende dall'alto, ma la presenza di "altri santi" nel mosaico è attestata dai documenti relativi al restauro del 1428 (TRENTA 1896, pp. 48, 92; non ci sembra possibile liquidare l'annotazione come una imprecisione dello scrivano, come fa BELLOSI 1992, p. 21); la superficie attuale del mosaico si interrompe inferiormente in un modo irregolare che non è certo originario, lasciando a metà le figure di due Angeli e senza una cornice di inquadramento, presente invece nell'Annunciazione. Probabilmente la perdita di rilevanti porzioni della figurazione avvenne già a partire dalla seconda metà del Cinquecento, quando l'abside venne occupata dal grande altare eseguito da Giuseppe Stagi, stimato nel 1579 (CASINI 1987, p. 189), che avrebbe comunque impedito la visione dal basso della parte inferiore del mosaico. La prima citazione dei mosaici dei transetti si deve a Vasari, che li riferisce al pittore e mosaicista fiorentino Gaddo Gaddi (VASARI 1568, ed. BETTARINI, BAROCCHI, II, 1967, p. 83); lo scrittore aretino cita in realtà un solo mosaico, quello dell'Assunzione, descrivendolo però con elementi che hanno fatto pensare a una sua confusione fra i due mosaici dei transetti. Non escludiamo, però, che parlando di un "Gesù Cristo che l'aspetta e le ha per suo seggio una ricca sedia apparecchiata", posto al di sopra della Vergine, Vasari potesse riferirsi a una decorazione a mosaico o ad affresco effettivamente esistente ai suoi tempi nella parete superiore al catino e successivamente perduta (cfr. anche in questo volume NOVELLO, La pittura dal XIII al XV secolo, nota 4, sulla presenza nel transetto di figure dipinte non meglio identificate). L'attribuzione vasariana è seguita dalla storiografia successiva fino all'Ottocento inoltrato (cfr. DA MORRONA 1787-1793, I, pp. 89, 140; SERRI 1830, pp. 13,25; GRASSI 1836-1838, II, 1837, pp. 55, 72; l'attribuzione fu definitivamente esclusa da MATHER 1932, p. 66); alcuni autori risolsero la presunta confusione vasariana tra i due mosaici attribuendo a Gaddo la sola Assunzione e a Vincino da Pistoia (per Vasari allievo di Gaddo) l'Annunciazione (TRONCI, BACCI 1922, pp. J9, 40; MARTINI 1705, pp. 32, 41). In epoca moderna si registrano pareri discordanti circa l'esecuzione dei mosaici, accostati da Papini (1912-1931, I, 1912, pp. 152, 154) al Giudizio Universale del Camposanto, ritenuti invece da van Marle (1923-1938, V, 1925, p. 276) opera di due diversi artisti, seguito in questo da Toesca (1951, pp. 666-668 e nota 186) che considera probabilmente pisano l'autore dell'Annunciazione e senese quello dell'Assunzione. La maggior parte della storiografia recente attribuisce entrambi i mosaici al maggior pittore pisano della prima metà del Trecento, Francesco Traini. Il riferimento fu avanzato, in maniera dubitativa, da Bernard Berenson (1932, p. 580); benché subito respinto da Millard Meiss (1933, p.171), ha trovato largo seguito, con dovizia di confronti e annotazioni stilistiche, negli autori successivi (BELLOSI 1974, pp. 93-95, 106, nota 92 con bibliografia precedente; CALECA 1986 b, p. 248; CARLI 1989 b, p. 98; CARLI 1994, pp. 68-69). [Continua in OSS]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665555-7
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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