pisside, opera isolata - bottega francese (sec. XIX)
La base, a pianta circolare, è impostata su un alto gradino liscio, raccordato al corpo centrale mediante un'ampia cornice con coppie di doppie volute lisce e lucide a foglia d'acanto e grappoli d'uva, che alternativamente si contrappongono a includere una foglia d'acanto rovescia con nervatura centrale perlinata e si affrontano a racchiudere una conchiglia corniciata da due volute convesse lisce e lucide. Sul corpo centrale bombato, delimitato da una cornicetta con un giro di foglie d'alloro, su un fondo liscio e lucido tre coppie di teste di cherubini alati ad altorilievo, che spuntano da nuvole raggiate, si alternano ad altrettante cartelle mistilinee puntinate, definite da volute concave e convesse, che racchiudono un medaglione sormontato da una piccola foglia d'acanto e profilato da una cornicetta a giro di foglie d'alloro, con al centro Cristo, la Madonna e un Santo martire con la palma, rappresentati di profilo a mezzo busto. (Segue in OSS)
- OGGETTO pisside
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MATERIA E TECNICA
argento/ sbalzo/ cesellatura/ foratura/ doratura
- AMBITO CULTURALE Bottega Francese
- LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
- INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Stando agli inventari dell'Opera del Duomo, la pisside entra a far parte del tesoro della Cattedrale di Pisa tra il 1836 ed il 1858, data dell'inventario in cui compare per la prima volta ed è indicata come "lavoro di Francia". La presenza della testa di Minerva di profilo in campo ottagonale, punzone di garanzia del titolo in uso a Parigi dal 1838 induce a datare l'oggetto tra il 1838 e il 1858, l'anno in cui, come si è detto, ne viene registrata l'appartenenza all'Opera del Duomo. La pisside, eseguita da una bottega francese non meglio identificata, si presenta come un prodotto di quel clima culturale improntato alla riproposizione degli stili che si ritiene incarnino l'essenza più profonda delle varie epoche storiche: il risultato è una reinterpretazione in chiave ottocentesca del Gotico, del Rinascimento, del Barocco, del Rococò. Non si vuole realmente cogliere lo spirito di quelle età così diverse fra loro, ma si tende a rileggerle con gli occhi del presente, giungendo, così, ad esprimere non il passato, ma semplicemente l'idea che si ha di esso. L'oreficeria francese riesce a cogliere e ad interpretare questo spirito nuovo a partire dagli anni Trenta del XIX secolo: le forme ed i motivi decorativi tipici del Gotico sono mescolati con altri di stampo rinascimentale, barocco e rococò. Così nella nostra pisside la decorazione, che gioca interamente, da un lato, sul contrasto tra l'opacità del fondo puntinato e la lucentezza dei motivi bruniti, come le volute lisce e lucide, e, dall'altro, sul pittoricismo accentuato generato dal contrapporsi di motivi in oro rosso e in oro giallo, mescola elementi propri di stili diversi. Se la cornicetta a ovuli corniciati alternati a perle del nodo di raccordo a disco richiama nella sua sobrietà il gusto rinascimentale, la forma bombata del corpo centrale della base, il nodo piriforme e la sovrabbondanza dell'ornato, costituito tra l'altro da cartelle figurate e teste di cherubini alati ad altorilievo tra nuvole raggiate, riecheggiano il Barocco. Non mancano neppure suggestioni settecentesche: le conchiglie e i nastri annodati in fiocchi rimandano alla grazia rococò, mentre le perlinature, le foglie d'alloro, i medaglioni del sottocoppa e soprattutto quelli della base, caratterizzati da figure di profilo a mezzo busto che li assimilano a classici cammei, rappresentano motivi tipicamente neoclassici non più in voga intorno alla metà del secolo. Questi, come pure la crocetta terminale e la tesa del coperchio, analoghe a quelle presenti su oggetti databili tra il 1798 e il 1809, come la pisside di Parraud donata dall'arcivescovo Alliata (scheda n° 20000047), inducono a individuarne l'autore in un orafo non proprio in linea con l'evolversi del gusto. D'altra parte, gli episodi della Passione di Cristo raffigurati nelle cartelle del sottocoppa, identici a quelli nelle cartelle della base del calice (scheda n° 20000053) coevo di Lebrun, acquistato nel 1867 dal vicario generale Luigi Della Fanteria, spingono ad ipotizzare l'esistenza di uno stampo comune e forse di rapporti tra le due botteghe. Questi rapporti sono confermati, per altro, dalla presenza su entrambi gli oggetti di motivi analoghi, a cominciare dalle teste di cherubini alati disposti a coppie sulla base del calice e della pisside e dalle cartelle mistilinee puntinate, definite da volute concave e convesse, che sulla base della pisside e del calice e sul sottocoppa del calice racchiudono un medaglione sormontato da una foglia d'acanto
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665538
- NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665538
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 2005
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2014
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0