Dittico con scene dell'infanzia di Gesù. episodi dell'infanzia di Gesù
dittico
ca 1320 - ca 1340
Dittico composto da due valve attualmente non collegate da cerniera; ciascuna di esse presenta scene dell'infanzia di Gesù disposte su due registri scanditi da archi trilobi sorretti da colonnine. Nel registro superiore, sugli archi si innestano timpani con crochets ed edicole. Le ante presentano decori vegetali in oro lungo i bordi e, sul verso, fiori intagliati, riferibili a un intervento moderno (XVII sec. circa)
- OGGETTO dittico
-
MATERIA E TECNICA
avorio/ intaglio, pittura, doratura, foratura
-
MISURE
Altezza: 29.5 cm
Larghezza: 28 cm
Profondità: 3.8 cm
- AMBITO CULTURALE Bottega Francese
-
ALTRE ATTRIBUZIONI
Bottega Parigina
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La lettura iconografica del dittico inizia in alto a sinistra con le scene dell’Annunciazione e della Visitazione, per continuare nella contigua valva, con la Natività e l’Annuncio ai pastori. Nel registro inferiore, partendo da sinistra, si susseguono il Viaggio dei Magi, i Magi presso Erode, l’Adorazione dei Magi e la Strage degli Innocenti. La narrazione degli episodi è arricchita da particolari narrativi e pittoreschi. Tra gli episodi raffigurati vi sono alcuni scarsamente ricorrenti come i Magi presso Erode e la chiusura narrativa con la Strage degli Innocenti. L’iconografia dell’Adorazione dei Magi si sovrappone a quella della Madonna incoronata dagli angeli e alla Madonna Sedes Sapientiae, cui spetta il drago calpestato da Maria. Il risalto dato ai Magi è, secondo Chiesi, con tutta probabilità ricollegabile a particolari esigenze devozionali del committente o al luogo originario di destinazione dell’opera. La struttura architettonica a colonnine crea un diaframma spaziale, simile a un loggiato, ove, per ogni registro, una scena occupa le prime due arcate; nella terza vi è un secondo episodio. L’opera mostra un carattere monumentale per l’intaglio profondo e la composizione ariosa, anche se la policromia insistita rende più marcate che in origine le espressioni delle figure. Pubblicato da Rossi che lo attribuiva a una bottega italiana per le dorature, la policromia e le scelte compositive (1889), era considerato da Supino opera di ambito francese della fine del XIV secolo (1891). Gerspach ne condivideva l’area di produzione, ma posticipava il dittico per lo stile dell’intaglio all’inizio del XV secolo. Koechlin anticipava il dittico alla fine del primo terzo del Trecento, sulla base dei confronti con il dittico in avorio del museo del Louvre (Koechlin 1918, n. 260) per le figure pressocchè coincidenti dell'"Annunciazione", della "Visitazione", dell'"Adorazione dei Magi" e con il dittico dell'Escorial (Koechlin 1918, n. 258) per le analogie con il "corteo dei Magi". Egli inseriva l’opera nella serie di avori denominata, per la decorazione a rosette presente nelle fasce (nella nostra opera le rosette sono negli sfondi), con l'etichetta di "ornato a rose", serie prodotta nelle botteghe francesi tra l'ultimo quarto del secolo XIII e la prima metà del secolo XIV, e in particolare nel sottogruppo “groupe tragique” per l’espressività caricata dei volti, dal profilo triangolare. Gaborit-Chopin, quindi, si allineava dapprima con le proposte di Koechlin e riferiva il dittico del Bargello e la valva del Louvre a una stessa bottega attiva nel secondo quanto del XIV secolo (1978); poi anticipava la valva del Louvre alla fine del Duecento-inizio Trecento, escludendo la possibilità che l’opera in esame e il dittico dell’Escorial potessero essere usciti dal medesimo atelier (2003). Recentemente Chiesi osserva che pur nelle affinità compositive, riconducibili a un’”innegabile comunanza di modelli”, il dittico del Bargello, quello dell’Escorial e la valva del Louvre mostrano evidenti differenze stilistiche da non potersi ricondurre a un’unica mano. Rileva inoltre che i manufatti presentano la medesima rara tipologia di cerniere ad asta, con una scanalatura continua nello spessore delle valve, che si incontra anche su altri due dittici del Louvre e in un frammento del Victoria and Albert Museum di Londra. La studiosa inserisce l’avorio Carrand in un gruppo “di manufatti affini per iconografia, invenzione narrativa e sistema di legatura delle valve”, che “nonostante la discontinuità stilistica e gli scarti cronologici di qualche decennio”, derivando uno stesso ambito artistico. Propone una datazione più tarda del dittico del Bargello, rispetto agli esemplari del Louvre e del Victoria and Albert Museum, verso il secondo quarto del Trecento. Quanto all’ambito di esecuzione, ritiene ipotizzabile una manifattura parigina “a causa dell’alta qualità dell’intaglio, seppur l’originalità iconografica e l’abbondanza di dettagli pittoreschi non trovino diretti confronti”. Si ignora la provenienza originaria del manufatto; in epoca moderna apparteneva all’antiquario e collezionista inglese Francis Douce (1757-1834), che con lascito testamentario lo cedette all’antiquario e collezionista Samuel Rush Meyrich (1783-1834). Morto quest’ultimo nel 1848, la sua collezione fu venduta in una serie di aste dal 1872. Seppure nei cataloghi di vendita non ci sia traccia del dittico, questo venne acquisito certamente da Louis Carrand dalla ex collezione Meyrich, insieme al Bracciolo di sedile in avorio di tricheco, anch’esso ora al Bargello
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281232-0
- NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 97, 98
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2004
2006
2022
- ISCRIZIONI sul cartiglio dell'angelo annunciante - VE I[...] - capitale - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0