Fede

dipinto murale, 1573 - ca 1574

Dipinto murale entro lunetta delimitata da cornice composita in stucco dorato

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA stucco/ modellatura a stampo
    intonaco/ pittura a tempera
    stucco/ doratura
    stucco/ modellatura
  • MISURE Altezza: 0,85 m
    Lunghezza: 1,80 m
  • ATTRIBUZIONI Ligorio Pirro (attribuito): inventore
    Costa Lorenzo Il Giovane (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 8/ Camera delle Virtù
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella lettera del 14 maggio 1573 (ASMn, A.G., b. 2589, in Marani 1965, p. 28, p. 34; Tellini Perina 1965, p. 379; Bazzotti, Berzaghi 1986, pp. 13-18) con cui Teodoro Sangiorgio, supervisore dei lavori di decorazione dell'appartamento, riferisce al duca Guglielmo le intenzioni di Pirro Ligorio in merito ai soggetti previsti negli ambienti comunemente detti “del Tasso” (anticamera o loggia, camera e studiolo), è scritto che “nella camera [Ligorio] dissegnarà q[ue]lle virtù morali che già V[ostra] Ecc[ellenz]a ordinò ma le accompagnarà con diverse historie a proposito et nel mezo della volta farà la musica dissegnata et tutt’all’intorno li camei variati con figure et instrumenti. Et perché di questa già sa la mente di V[ostra] Ecc[ellenz]a incominciarà sin’oggi a farne li dissegni”. Luogo scelto per la raffigurazione delle virtù sono le dieci lunette delle pareti: i dipinti conservatisi sono sette, essendo perdute le ultime due Virtù della parete occidentale e la prima della settentrionale. Le personificazioni, tutte femminili, sono rese non a figura intera ma in figura di tre quarti e sono affiancate da putti, che ne recano in parte gli attributi. La prima lunetta della parete occidentale è tradizionalmente identificata con la Fedeltà, rappresentata da una figura femminile vestita in verde e con mantello blu in atto di cingere a sé un cane, simbolo di fedeltà, e di indicare il cielo con l'indice della mano destra, in segno di fede e sottomissione a Dio. I putti che la circondano recano, a sinistra, un volatile bianco, forse una colomba. Nel contesto delle varie personificazioni scelte, la virtù, forse più correttamente da leggere come Fede, rientrerebbe nel novero delle virtù teologali, previste nella decorazione dell'ambiente accanto a virtù cardinali e civili. Koering (2013, pp. 359-361) ipotizza che accanto alla Fede dovessero figurare, sulla stessa parete, le altre due virtù teologali, Speranza e Carità, quest'ultima testimoniata dall'esistenza di un disegno di mano di Lorenzo Costa il Giovane preparatorio per la relativa lunetta. Le pareti minori della camera, invece, sarebbero state dedicate alle quattro virtù cardinali. L'esecuzione del dipinto spetta, dunque, dopo superate attribuzioni a Francesco Primaticcio e a Ippolito Andreasi, al Costa, protagonista della decorazione pittorica dell'appartamento di Guglielmo in Corte Nuova nel corso dell'ottavo decennio (Bazzotti, Berzaghi 1986, pp. 15-16; cfr. Berzaghi 2002, p. 612, nn. 203.1-2 e Berzaghi 2003, p. 232). All'artista è riferito, oltre al disegno della (perduta) “Carità” (Torino, Biblioteca Reale, inv. 16031 D.C.), un secondo foglio preparatorio per la figura della “Munificenza” (Boston, Museum of Fine Arts, inv. 1975.309). Recente è la proposta di Berzaghi (2011) di leggere in due disegni per lunette a soggetto musicale di Giovan Battista Bertani (coll. privata, 1572 ca.) possibili prime idee per i dipinti della camera, poi affidati a Lorenzo Costa il Giovane, forse dietro intervento dello stesso Ligorio. Durante il restauro dell'ambiente svolto tra 1927 e 1931 sotto la direzione di Clinio Cottafavi, le lunette, dette “tempere” nella relativa relazione (Cottafavi 1931, p. 90), furono affidate, come già le decorazioni pittoriche degli altri ambienti dell'Appartamento Grande di Castello recuperato in quel decennio, ad Arturo Raffaldini: questi “vi attese con la consueta perizia riuscendo a liberare completamente in otto lunette su dodici [sic] le tempere decorative dagli spessi strati di sudiciume che completamente le nascondevano e a ridare vita e fastosità ai festoni di foglie dorate e di frutti al naturale. Nelle quattro [sic] lunette […] alle quali uomini e intemperie avevano tolto non le figure solo ma lo stesso intonaco, macchie di colore opportunamente trattate donarono all'ambiente armonia di toni e di linee”. Lo stato delle lunette antecedente il restauro condotto nel 1988 è così descritto da Bazzotti (1989, pp. 25-26): “ripetute ridipinture, stratificatesi assieme a vernici e polvere, avevano causato un effetto di “strappo” che si era reso responsabile di ampie lacune nelle superfici dipinte, tanto nelle lunette quanto sugli stucchi policromi”; “decoesa e fragile”, oltre che conservata in minima parte, la spessa pellicola pittorica originale stesa a secco; il principio seguito dal restauratore fu quello di liberare i dipinti dai rifacimenti sovrapposti, senza eliminare tuttavia le integrazioni di restauro che costituivano il “tessuto connettivo” tra le porzioni originali, al fine di evitare un quadro complessivo di slegate e illeggibili zone di colore. Fatte dunque riemergere le aree originale, il fondo ridipinto fu comunque alleggerito dagli “interventi più recenti e grossolani”: ciò che lascia intuire l'esecuzione di ulteriori restauri dopo il 1931, non documentati ma quasi certamente da riferire al periodo tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta %
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267677-7
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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