Minerva
Monumento parietale costituito dal busto ritratto del personaggio affiancato da due statue allegoriche: il primo, in stucco bianco, collocato sullo stesso livello delle basi delle statue, è incassato in una nicchia circolare dorata, decorata da motivo a valva e dipinta internamente in rosso; ai lati della nicchia si collocano girali vegetali bianchi su fondo dorato; le statue, in stucco bianco e di altezza poco superiore al reale, poggiano su basi dorate sostenute da tre mensole e decorate frontalmente da mascherone tra girali vegetali bianchi. Il pannello entro cui è impostato il ritratto è delimitato da cornici a kyma lesbio continuo e a corda; le basi delle statue presentano modanature a kyma lesbio continuo e perline, kyma ionico, fusarole: sul fianco, tracce di una decorazione pittorica in forma di figura umana
- OGGETTO decorazione plastica
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MATERIA E TECNICA
stucco/ modellatura a stampo
stucco/ doratura
stucco/ modellatura
stucco/ pittura
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ATTRIBUZIONI
Segala Francesco (notizie Dal 1558/ 1592): scultore
Antonio Romano (notizie 1576): decoratore
Morino (notizie 1576)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 4/ Sala dei Marchesi
- INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il busto ritrae Gianfrancesco Gonzaga, quinto capitano generale del popolo e vicario imperiale (1407-1432), insignito del titolo di marchese dall'imperatore Sigismondo nel 1432 (1432-1444; per il profilo biografico del personaggio si rinvia a Amadei, Marani 1978, pp. 33-34 e a Tamalio in Monete Medaglie 1997, pp. 84-85). Con l'ottenimento del titolo, il Gonzaga ottenne il riconoscimento ufficiale e definitivo del diritto di trasmissione ereditaria, insieme alla dignità, anch'essa trasmissibile, di principe del Sacro Romano Impero. Il busto lo ritrae a capo scoperto e con armatura, lo sguardo verso il centro della camera: l'iconografia segue un modello sconosciuto, non rifacendosi al tradizionale prototipo offerto dalla medaglia di Pisanello, su cui si basano note raffigurazioni del marchese quali il ritratto in stucco di profilo della Galleria degli Antenati di Palazzo Ducale a Sabbioneta (1565-1567, cfr. Ventura 1991, pp. 78-81) e il ritratto dipinto della serie di Ambras, del principio degli anni Ottanta del XVI secolo (Amadei, Marani 1978, pp. 33-34 ). La statua collocata a sinistra, all'angolo della camera e in coppia con la statua vicina, sulla parete adiacente, è una Vittoria; la seconda rappresenta la dea Minerva: sull'iconografia delle sculture scelte ad accompagnamento dei ritratti dei marchesi, illumina la “Descritione dei Marchesi di Mantova” sottoposta dal conte Teodoro Sangiorgio, supervisore del cantiere di Corte Nuova, all'approvazione del duca Guglielmo (ASMn, A.G., b. 2608, c. 9, in Luzio 1890, p. 400). Nel caso del primo marchese è detto: “Giovan Francesco fece un ponte sopra l'Adice [Adige] et mise lo asedio intorno a Verona, et finalmente la prese più con lo ingiegno et arte che per forza di arme, perho se li può dedicare una Palade et Sinone”. La figura di Sinone, pensata all'altro lato della tela tintorettesca raffigurante “L'investitura a marchese di Gianfrancesco Gonzaga”, fu in verità sostituita con una giovane donna che tende una lucerna accesa, similmente a una Felicità Eterna (Bazzotti, Berzaghi 1986, p. 13). Autore del busto-ritratto e delle statue che lo accompagnano è il padovano Francesco Segala, che nell'ottobre 1579 è espressamente invitato a fare ritorno a Mantova, da Venezia, “a fornire la sala de Marchesi” (Luzio 1913, p. 35, nota 1; per Segala a Mantova, Pietrogrande 1955). Lo scultore, tuttavia, non è il solo documentato: le carte (Berzaghi 2003, pp. 234 e ss.) riferiscono infatti di lavori di decorazione dell'ambiente fin dal 1574, quando già la sala pare dotata di prime allegorie in stucco; nel 1576 vi lavorano lo stuccatore e indoratore Antonio Romano con tale Morino, sotto la direzione del prefetto delle fabbriche Battista Zelotti, subentrato a Bertani (1576): Antonio Romano è, in questo stesso anno, impegnato in lavori di decorazione plastica in Corte Vecchia. A tali Antonio Romano e Morino sarebbero dunque da riferire le parti ornamentali del monumento al marchese, il cui busto e statue a figura intera furono invece plasmate da Segala nel corso del 1579. Pietrogrande (1955) sottolinea come la presenza di allungate figure nella parte alta della parete, a incorniciare ampi riquadri, si ricolleghi alla soluzione adottata da Francesco Primaticcio nella sala della duchessa d'Etampes di Fontainebleau e, delle statue allegoriche, rimarca l'equilibrio tra esigenze decorative ed espressive; la statua di Minerva, ispirata a modelli della classicità, tra cui probabilmente un statua acefala di Demetra nel XVI secolo in raccolta Grimani a Venezia, è caratterizzata, come le altre statue della camera, da una decisa corporeità, ingentilita però da influssi parmigianineschi derivabili dalla lezione di Alessandro Vittoria. Il ritratto di Gianfrancesco è detto dalla Pietrogrande “idealizzato, lisciato e privato di carattere” rispetto all'immagine del marchese tradotta in medaglia dal Pisanello. Sul finire del XIX secolo, Intra (1880, in Ferrari, L'Occaso 2003, p. 190) annota che “i busti in gesso che rappresentano i marchesi e le marchesane sono in parte deperiti e mutilati e a pezzi sono quasi tutte le statue pure di gesso, collocate sopra il fregio, che raffigurano le Virtù, d'onde il nome alla sala”. Lo stato dei monumenti all'indomani dei restauri diretti da Cottafavi (1925-1929) è infatti preoccupante, benchè migliore di quello degli stucchi della vicina sala dei Capitani (Cottafavi 1929): il busto-ritratto di Gianfrancesco e le relative statue, in particolare, paiono in discreto stato di conservazione (Cottafavi 1929, fig. 2). Tra le operazioni ricordate sulle sculture dell'ambiente, e senz'altro da riferire in parte anche a quelle in oggetto, è l'integrazione delle porzioni aggettanti perdute, e in particolare gli arti, seguendo l'andamento dei ferri interni scoperti; sulla parte decorativa si procedette al completamento degli ornati e all'integrazione della doratura. Impegnati nel restauro furono, per gli stucchi ornamentali Umberto Filippini, %
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267675-3
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0