Crocifissione

decorazione plastico-pittorica,

La Terza Stanza di Guastalla, ubicata al piano nobile del Palazzo del Capitano e compresa nell’attuale circuito di visita, presenta una pianta quadrata chiusa da un soffitto piano cassettonato con decorazioni a stampino, in sostituzione dell’originaria copertura a botte. Su tre lati - eccetto quello finestrato - corre un fregio dipinto che alterna imprese gonzaghesche a mensole con mascheroni. Sulla parete ovest, sotto il fregio seicentesco, è stato rinvenuto un affresco coincidente con la precedente conformazione trecentesca dell’ambiente: entro la lunetta è dipinto l'episodio della Crocifissione, lacunoso nella porzione sinistra e racchiuso nella fascia sottostante da specchiature dipinte (troncate dall’attuale livello pavimentale, più alto dell'originario). La Crocifissione non si trova al centro della parete, per un disallineamento verso destra. Presso il lato sinistro della medesima parete è stato rinvenuto un lacerto ad affresco di chiara matrice rinascimentale con la rappresentazione di ghirlande di encarpi (evidenti le tracce di scialbo). [SI PROSEGUE IN OSS - Osservazioni]

  • OGGETTO decorazione plastico-pittorica
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a tempera
    legno/ pittura
    intonaco/ pittura a fresco
    legno/ doratura
    legno/ modanatura
    intonaco/ pittura a secco
    pastiglia/ doratura
    pastiglia/ argentatura
  • ATTRIBUZIONI Viani, Antonio Maria (1550 (?)-1635): architetto
  • ALTRE ATTRIBUZIONI De' Bartoli Andrea
    Maestro Di Mombaroccio (detto Anche Dell'incoronazione Di Bellpuig)
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La Terza Stanza di Guastalla, compresa entro il cosiddetto Appartamento di Guastalla, si trova al piano nobile dell’antico nucleo bonacolsiano del Palazzo del Capitano. Gli ambienti devono il nome all’ultima duchessa di Mantova, Anna Isabella di Guastalla consorte di Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers, che vi abitò tra il 1671 ed il 1703, prima dell’arrivo degli Asburgo. I locali corrispondono peraltro alle stanze che vennero ristrutturate nel 1612, durante il brevissimo ducato di Francesco IV, per accogliere il fratello minore Vincenzo II, che vi si insediò dopo gli interventi coordinati dal prefetto delle fabbriche ducali Anton Maria Viani (Berzaghi 1992, p. 30; Algeri 2003, pp. 250-251; L’Occaso 2009, p. 92). Oltre al rifacimento dei soffitti piani a lacunari che mostrano decori a stampino, in tre ambienti dell’appartamento si conservano ancora fregi pittorici a decoro della fascia alta delle pareti: proprio nella Terza Stanza di Guastalla è dipinta la divisa personale di Vincenzo II, l’impresa del Cane con motto “Feris tantum infensus”. Il 16 ottobre del 1909 l’Ufficio di Palazzo Ducale informò Ettore Modigliani, direttore della Pinacoteca di Brera, del ritrovamento di affreschi “scoperti in Palazzo Ducale” nell’Appartamento di Guastalla (Valli 2014, p. 127). Già un anno prima Achille Patricolo nella Guida del 1908 (p. 8) rendeva nota - nell’ambito degli interventi di consolidamento del Palazzo del Capitano diretti dall’ingegner Da Lisca - la scoperta “di notevoli avanzi di decorazione pittorica del XIV. o XV. sec. tra cui primeggiano interessantissime figure e frammenti di Santi che decoravano le strombature delle antiche finestre superstiti di un ambiente che in origine doveva essere una delle cappelle della Corte”. Alla fine del primo decennio del Novecento vennero dunque alla luce gli affreschi che decoravano l’originario oratorio trecentesco dei Gonzaga: da un lato l’incredibile Crocifissione e dall’altro gli elegantissimi santi negli sguanci delle finestre. La primitiva struttura della Cappella magna doveva essere ben diversa dall’attuale, dovuta all’ampliamento secentesco del Viani (sviluppo inteso nel senso della lunghezza con il mantenimento della larghezza); i due lunettoni sulle pareti ovest ed est indicano l’ingombro dell’antico locale coperto con volta a botte, maggiormente esteso in altezza, ovvero con il piano di calpestio posto più in basso rispetto all’attuale livello che tronca parte delle decorazioni (anche il soffitto piano secentesco interrompe la parte più alta di entrambe le lunette). Le due monofore che si aprono sulla cortina est risultano molto vicine alla volta di copertura che chiudeva il locale: alcuni studiosi suggeriscono che la coppia di finestre non sia originaria della fase costitutiva dell’edificio (Bazzotti 1993). Sin da principio, la critica ha incontrato diverse difficoltà interpretative nella lettura degli affreschi, come rilevava Ferretti nel 1978 davanti alla Crocifissione: “il caso è fra i più problematici della pittura padana del Trecento”. Primariamente va rilevata la non concordanza tra gli studiosi in merito alla presenza di due maestri: l’uno riferito alla Crocifissione, l’altro alla coppia di santi, per taluni da attribuire ad un’unica autorialità (da ultimo L’Occaso, contro il nutrito numero di storici che hanno ipotizzato l'impegno di due personalità distinte, pur quasi sempre indicate come appartenenti alla medesima temperie culturale). Se la prima attribuzione, spesa da Venturi a breve giro dallo scoprimento degli affreschi, fu Tommaso da Modena, prontamente Toesca rigettò la proposta rilanciando un anonimo maestro attivo sotto la reggenza di Guido Gonzaga (1360-1369). Coletti fu il primo nel 1933 a parlare di scuola bolognese, linea decisiva seguita poi da Longhi (1950, attribuzione a Jacopino di Francesco de’ Bavosi), da Arcangeli (1970, attribuzione ad Andrea de’ Bartoli), da Ferretti (1978) e da Volpe (marzo e maggio 1981, attribuzione al de’ Bartoli negata in un primo momento poi confermata, con assegnazione alla fase giovanile; Longhi, Arcangeli, Ferretti e Volpe si occuparono della sola scena cristologica). Anche Bazzotti sin dai primi contributi sulla Crocifissione concorda con la proposta di scuola bolognese, pur rigettando l’attribuzione ad Andrea de’ Bartoli e al contempo sottolineando la necessaria presenza di due maestri. In merito alla cronologia: agli anni Sessanta del Trecento indicati da Toesca e Longhi, Volpe preferì anticipare al quinto decennio, datazione confermata da Bazzotti, poi ulteriormente precorsa da L’Occaso che nei suoi recenti interventi propone la fine degli anni Trenta, entro il termine del 1340. [SI PROSEGUE IN OSS - Osservazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267452-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Viani, Antonio Maria (1550 (?)-1635)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'