Madonna del Rosario. Il rosario offerto a San Domenico
pala d'altare
1605 - 1605
Salmeggia Enea Detto Talpino (1546-1558/ 1626)
1546-1558/ 1626
- OGGETTO pala d'altare
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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MISURE
Altezza: 250
Larghezza: 180
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ATTRIBUZIONI
Salmeggia Enea Detto Talpino (1546-1558/ 1626): esecutore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Spina Il Vecchio
Gelpi Antonio Il Vecchio
- LOCALIZZAZIONE Bergamo (BG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il recentissimio restauro (1995) ha riportato alla luce la firma e la data : "AENEAS SALMETIA 1605", ritrovamento che permette non solo di datare l'opera ma anche di escludere che sia stata eseguita per la cappella di S. Domenico. Sappiamo infatti che le cappelle di S. Bartolomeo nel maggio del 1623 erano ancora "allo stato grezzo" (Zillioli, p. 199); che nel 1639 P. Costanzo Maria da Verdello" fece fare l'altare di S. Domenico di Soriano" (Bottagisi f. 54 v.) e che "l'immagine di S. Domenico di Soriano fu fatta fare a Napoli con cornice et indoratura e qualunque ornamento" il 3 agosto 1538 (Zillioli). A distanza di un secolo il 16 febbraio 1768 viene fatto un nuovo altare di marmo definito dal Pasta (1775) "moderno e ben ideato... di finissimi marmi... di Antonio Gelpi". Il Tassi (1793) ricorda all'altare di S. Domenico una tela "opera si crede di Spina Vecchio"; il Marenzi (1825), il Tiraboschi (1838-83) e ancora nel 1920 circa il Fornoni, equivocando con l'autore dell'altare, ritengono autore della tela Antonio Gelpi il Vecchio il quale avrebbe eseguito una copia di "...una pittura esistente nel regno di Napoli". In un Inventano dei 1862 si legge: "Nella Cappella di S. Domenico Ancona rappresentante S. Domenico con tre Vergini opera di ..." (Archivio Curia Bergarno, Carte non catalogate). Da questi documenti si deduce che il soggetto della pala era San Domenico di Soriano, iconografia che ricorda il miracolo avvenuto a Soriano nel 1530: la consegna da parte della Vergine a Fra Lorenzo di Grotteria del ritratto di S. Domenico. Si spiega così non solo la presenza di due opere con quest'insolito soggetto realizzate dal Ricchi poco dopo il 1638 per due chiese domenicane, la Basella e S. Domenico di Brescia (v. M. Olivari in Pietro Ricchi, Catalogo della mostra, Riva del Garda, 1997, p. 226), ma anche la nota dell'Inventario del 1862: le tre Vergini sono la Maddalena e S. Catenina d'Alessandria ai lati della Vergine che regge il ritratto di S. Dornenico nelle due pale del Ricchi; si spiega inoltre la mancanza del nome dell'autore sconosciuto, per la novità del soggetto e per lo stile, all'estensore dell'Inventario. La pala in esame e stata quindi collocata nell'attuale sede dopo il 1862. Il 31 marzo 1903 appare su un modulo da spedire al R. Subeconomato dei Beni Vacanti del Regno d'Italia con l'elenco delle opere più importanti della chiesa. Al secondo posto dopo la pala del Lotto: "Talpino Vergine e S. Domenico all'altare di facciata alla Cappella del Rosario (Archivio Curia Bergamo, carte non catalogate). La cappella di fronte è quella di S. Domenico. Una nota su un manoscritto di Giovanni Moratti indica la proveniena : "... si dice di Casa Ghidini, stette nell'abitazione del Vicario della chiesa stessa Don Martino Dolci e del successore Salvioni, al quale successe don Filippo Monti che si adopera per collocarlo dove ora si vede in sostituzione d'altro di nessun pregio" (Moratti, 1900, p. 383). La nota é degna di fede perché nell'Inventario redatto in occasione della "Visita Radini" del 20 ottobre 1912 dallo stesso Don Filippo Monti a chiusura si legge: "Se la chiesa é si ben provveduta di arredi sacri la lode è dovuta al compianto Vicario Don Martino Dolci" (Archivio Curia Bergamo vol.136, p. 346). Don Filippo Monti risulta Vicario di S. Bartolomeo dopo il 1891. Inoltre la nota del manoscritto del Moratti permette anche di stabilire la data approssimativa della collocazione della pala nella sede attuale: post 1891, ante 31 marzo 1903. Per quanto riguarda la cronologia l'esame stilistico conferma la data. L'opera si colloca perfettamente fra le due Madonne in gloria e santi firmate e datate 1503 e 1604 del Castello Sforzesco di Milano e le due Madonne del Rosario e Santi firmate e datate 1609 e 1610 di Fiorano al Serio e di Costa di Mezzate. Ma i caratteri che accomunano queste opere di chiara e predominante matrice raffaellesca unita ad elementi bresciani, bergamaschi, veneti, emiliani e in particolare correggeschi non sarebbero sufficienti per una precisa datazione; si ritrovano infatti anche in opere posteriori come la Madonna e i SS. Gregorio e Carlo Borromeo - firmata e datata 1625 - perché "costanti" del tormentato e meditatissimo linguaggio del Salmeggia
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300202216-2
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
- DATA DI COMPILAZIONE 1998
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI dietro S. Domenico - AENEAS SALMETIA 1605 - Enea Salmeggia detto il Talpino - lettere capitali/ numeri arabi - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0