Figura femminile vestita all'antica

candelabro, post 1760 - ante 1790

Esemplare a sei luci. Piede a forma di colonna scannellata, profilata inferiormente e superiormente da fasce baccellate, cinta da ghirlanda floreale. Esso poggia su basamento parallelepipedo ornato, superiormente, da perlinatura. Su di esso è collocato il fusto, costituito da una figura femminile stante modellata a tutto tondo. Porta i capelli raccolti, con scriminatura centrale, e indossa una tunica dall’ampio scollo priva di maniche, elegantemente panneggiata e parzialmente sollevata la fine di mostrare l’anatomia di una delle due gambe con il piede nudo. La donna sorregge con entrambe le mani una grossa cornucopia rivolta verso l’alto dalla quale fuoriescono alcuni rami fioriti, ornati da sottili foglie. In mezzo agli steli sono inseriti i sei bracci, al termine dei quali è posto il piattello costituito, analogamente, da foglie, su cui poggia il bocciolo a corolla floreale in cui si inserisce il corpo illuminante

  • OGGETTO candelabro
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ cesellatura
    bronzo/ doratura
    bronzo/ fusione
    bronzo/ stampaggio
    CRISTALLO
    METALLO
  • MISURE Profondità: 20.2 cm
    Altezza: 105 cm
    Larghezza: 19.8 cm
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Francese Manifattura Torinese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La sala, originariamente denominata “Camera dei Valets a pieds”, ebbe un primo assetto definito tra il 1658 e il 1663, quando furono allestiti gli appartamenti destinati al duca Carlo Emanuele II e alla sua prima consorte, Francesca d’Orléans, sotto la direzione del capitano e ingegnere Carlo Morello, di cui rimane testimonianza nella decorazione del soffitto. Subì modifiche nell’arredo, fisso e mobile, sia nel XVIII sia nel XIX secolo. Durante la fase di rinnovamento degli ambienti della manica sud di età carloalbertina, sotto la direzione di Pelagio Palagi, la Sala degli Staffieri non vide un totale rifacimento degli arredi, benché sia attestata la commissione a Gabriele Capello detto il Moncalvo per una serie di panche a cinque corpi, di semplice fattura, che dovevano essere disposte lungo le pareti nel 1838, oltre ai successivi (1843) interventi su porte, fregi e sovrapporte. La guida di Clemente Rovere (1858) testimonia le ripetute trasformazioni, ma si sofferma esclusivamente sull’arredo pittorico seicentesco e sui limitati interventi operati intorno alla metà dell’Ottocento. L’inventario del 1880 conferma la presenza delle panche di legno, con gambe tornite, eseguite dal Moncalvo, di sgabelli simili, diversi orologi da tavolo, candelabri e vasi su mensole e consolles, e altri arredi del tutto differenti rispetto a quelli odierni, ad eccezione del lampadario e del rivestimento delle pareti con arazzi settecenteschi. Diversamente, l’arredo attuale si rintraccia a partire dall’inventario patrimoniale del 1908. La coppia di candelabri, analogamente ad altri elementi presenti in questo stesso ambiente, è documentata nella Sala degli Staffieri solamente a partire dal 1908, mentre nel precedente inventario del 1880 si trovava in una sala del secondo piano del Palazzo. Come suggerito anche dalle descrizioni inventariali e dall’analisi stilistica, si tratta di manufatti riconducibili a produzione tardo settecentesca. L’abbigliamento della figura femminile e la sua posa composta, così come il limitato movimento degli steli dei fiori e, soprattutto le forme all’antica del basamento cilindrico cinto da una corona di fiori rigidamente disposta, richiamano modelli antiquari di età neoclassica. Si tratta di un repertorio condiviso a livello europeo, pertanto, in assenza di riscontri documentari e di punzonature o iscrizioni, appare assai arduo avanzare una proposta attributiva per quanto attiene alla manifattura che ha prodotto la coppia di candelabri. Potrebbe trattarsi di un lavoro di bronzisti torinesi attivi per la corte, magari formatisi con lo scultore Francesco Ladatte verso gli anni Sessanta del Settecento, influenzati da modelli d’oltralpe, come si potrebbe ipotizzare un acquisto effettuato sul mercato parigino, dove assai numerose furono le botteghe attive in questo settore, in considerazione dei costanti rapporti, confermati dalle alleanze matrimoniali, con la dinastia dei Borboni, sia del ramo francese sia di quello spagnolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401091
  • NUMERO D'INVENTARIO 102
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • ISCRIZIONI sul basamento, su etichetta adesiva - 102 - numeri arabi - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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