Ritratto di Caterina Micaela d'Asburgo

dipinto, post 1601 - ante 1650

Il personaggio è rappresentato di lieve tre quarti, a mezzo busto, con taglio poco al di sotto della spalla. Lo sguardo rivolto verso l’osservatore. Porta i capelli raccolti con elaborata acconciatura a riccioli, ornata da una sorta di corona su cui sono montare perle su più file, piccoli fiori e una croce centrale. Dai lobi delle orecchie pendono orecchini a goccia. Una ampia gorgiera in pizzo incornicia il viso. Indossa una veste dal tessuto poco leggibile così come il taglio delle maniche. Al collo pendono una collana a doppio giro di perle che scende sino al punto vita; una seconda, che poggia sulle spalle con pendente mistilineo e perle a goccia; altri gioielli sono cuciti sulla veste. Sfondo neutro di colore bruno. La tela è posta entro una cornice di formato e luce rettangolare in legno intagliato e dorato. Tipologia a gola. Fasce modanate. Battuta liscia

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 66.7 cm
    Larghezza: 50.5 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, contrariamente a quanto indicato nell’inventario compilato da Noemi Gabrielli, raffigura l’infanta Caterina Micaela d’Asburgo (1567-1585) seguendo un prototipo diffuso, elaborato dal ritrattista di corte Giovanni Carraca, riconducibile sia a una tela a figura intera di collezione privata, che a quella conservata in casa Cavassa a Saluzzo, collocabili tra il 1585 e il 1590. Il formato di medie dimensioni induce a ipotizzare che l’opera possa essere stata originariamente destinata a completare cospicue serie dinastiche illustranti la genealogia ducale, o in sedi anche religiose di patronato ducale o ancora presso le dimore di membri della corte. Per i caratteri formali è possibile datare l’opera tra la metà del XVII secolo e il XVIII. L’infanta era la figlia secondogenita di Filippo II, cugino del duca Emanuele Filiberto, e di Isabella di Valois. Nel 1584 vennero avviate le trattive, nell’ottica di una politica di bilanciamenti di alleanze tra Francia e Spagna, per le nozze con Carlo Emanuele I che ebbero luogo un anno più tardi, ponendo il duca in una posizione di preminenza rispetto a molti principi italiani e tedeschi. Caterina Micaela, pur non rientrando mai più in patria, mantenne forti legami con la corte d’origine dalla quale proveniva buona parte del suo seguito: introdusse a Torino il cerimoniale spagnolo che fu praticato anche per i suoi numerosi figli. I tre principi Filippo Emanuele, Vittorio Amedeo e Emanuele Filiberto nel 1603 vennero inviati a Madrid, accompagnati da un precettore d’eccezione, Giovanni Botero. Consistente fu il suo peso sia nell’azione di governo, reggendo le sorti del ducato durante le campagne militari intraprese da Carlo Emanuele I, sia sul piano culturale e del mecenatismo. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale. L’allestimento della Galleria cosiddetta dei ritratti, collocata nel padiglione di levante con prosecuzione nell’attigua galleria dei cardinali, è attestato nell’inventario stilato da Noemi Gabrielli all’inizio del sesto decennio del Novecento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399611
  • NUMERO D'INVENTARIO R 5641
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R 5641 (giallo) - Antichità (nero) - numeri arabi - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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