area ad uso funerario (necropoli)

Campomarino,

I lavori di sorveglianza archeologica presso il sito in Campomarino (CB) denominato “Via Favorita”, hanno avuto inizio il 28 novembre 2011 e sono terminati il 20 marzo 2012. L’area è interessata dal progetto per la realizzazione di un impianto di distribuzione di carburanti, per conto del sig. De Santis Mario, proprietario del terreno. Il campo è delimitato a E dalla strada asfaltata denominata Via V. Cuoco e, sui lati S e W, da una strada brecciata interpoderale. Prima dell’intervento edilizio in oggetto, l’area si presentava come una piccola collina, a destinazione agricola, degradante a E verso la strada, a quota di circa 74 m. s.l.m. In seguito all’inizio dei lavori di sbancamento, alla successiva segnalazione e al rinvenimento di materiale antropico relativo a una necropoli, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise era già intervenuta tempestivamente per effettuare uno scavo archeologico d’urgenza al fine di recuperare le sepolture. Tali indagini si sono concentrate nell’angolo W del cantiere, in un luogo marginale non direttamente interessato dal progetto. In quest’area, dunque, sono state scavate 11 sepolture e ne sono state individuate almeno altre 3, ma, temporaneamente, lasciate in situ. Le sepolture sono state individuate direttamente dalla superficie, dal momento che, solo in questo punto, il piano di calpestio è ancora quello originario e non interessato dai lavori di escavazione. Lo scavo condotto dalla competente Soprintendenza nel mese di novembre 2011, ha quindi permesso di individuare e recuperare i resti osteologici e gli oggetti di corredo. In un secondo momento, il prosieguo dei lavori edili come da progetto, è stato possibile solo previa assistenza archeologica, assicurata dalla sottoscritta durante tutte le fasi di scavo e movimento terra. In questa fase, si è scavato con il mezzo meccanico per la realizzazione della struttura adibita a bar, per le pensiline, per il muro di recinzione della proprietà e per la messa in opera di cavi e tubi. La situazione archeologica si presentava, tuttavia, già compromessa dagli sbancamenti iniziali e il piano di calpestio appariva a una quota inferiore (tra i 50 e i 100 cm ) rispetto a quella di partenza. Ciononostante, è stato possibile individuare e recuperare ulteriori 11 sepolture, da aggiungere a quelle in un primo tempo ritrovate dalla Soprintendenza, portando così a 22 il numero delle tombe. Si tratta di tombe a inumazione in fossa terragna, scavate nel banco geologico a una profondità variabile tra 20 cm. e i 2 m. circa. I defunti sono stati deposti in posizione supina con le braccia lungo il corpo e con gli oggetti di corredo deposti ai piedi, presso il cranio e sul petto. Le fosse sono ricoperte da tegole o da grandi lastre di arenaria o semplicemente riempite di terra e ciottoli. Il corredo è costituito da vasellame, fibule in ferro e bronzo, e, nel caso della tomba 15, da una punta di lancia e un coltello entrambi in ferro. La natura sabbiosa del terreno – di per sé particolarmente acida - ha pregiudicato non poco la conservazione dei resti osteologici nelle fosse, tanto che, in alcuni casi si rinvengono in modo parziale e frammentario, in altri, sono del tutto assenti. Ben conservati, al contrario, gli oggetti di corredo che permettono di fornire una datazione cronologica della necropoli: delle 22 tombe, circa la metà sono ascrivibili al periodo sannita, le altre, per lo più prive di oggetti, a un periodo storicamente di poco successivo. La presenza di resti antropici, proprio in tale area, era evidente anche dalla sezione verticale costituita da un taglio netto della collina fatto dal mezzo meccanico, durante le prime fasi di sbancamento del cantiere (in assenza di sorveglianza). Dalla parete si potevano notare tegoloni, ceramica, ossa umane e tracce scure relative alla terra di riempimento delle sepolture. L’entità dei rinvenimenti e la conformazione geomorfologica del terreno, fanno ragionevolmente supporre che la necropoli potrebbe estendersi oltre l’area dello specifico intervento, in particolare sul lato W del campo in oggetto. Mette conto rilevare, altresì, il rinvenimento di resti ceramici, scarti di lavorazione dell’argilla e concotti ascrivibili alla presenza di un’antica fornace (probabilmente tardo romano o medievale) nelle vicinanze, ma di ancora dubbia collocazione

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