Madonna col Bambino in trono, Viggiano (Potenza), Santuario della Madonna del Sacro Monte

a cura di Sara Rutigliano, pubblicato il 15/02/2022

Carlo Levi scrive in "Cristo si è fermato a Eboli": "In tutte le case, a capo del letto, attaccata al muro con quattro chiodi, la Madonna di Viggiano assiste, con i grandi occhi senza sguardo nel viso nero, a tutti gli atti della vita.

Fotografo non identificato, Madonna con Bambino (statua) - bottega Italia meridionale (fine sec. XIII), fotografia b/n, SBAS MT 8892 E Catalogo generale dei Beni Culturali
Fotografo non identificato, Madonna con Bambino (statua) - bottega Italia meridionale (fine sec. XIII), fotografia b/n, SBAS MT 8892 E

dal Catalogo

La Madonna col Bambino in trono del Santuario del Sacro Monte di Viggiano è oggetto di un sentito culto popolare in Basilicata sin dal XIV secolo.

La tradizione vuole che la prima domenica di maggio la statua viene portata in processione dalla Basilica Pontificia di Viggiano al Santuario sul sacro Monte posto a 1725 metri di altitudine. La prima domenica di settembre, con un percorso inverso, la statua torna nella Chiesa madre di Viggiano.

Serafino Montorio nello Zodiaco di Maria del 1712 descrive la leggenda del ritrovamento della statua e l’iconografia, attualmente immutata, corrispondente alla Sedes Sapientae romanica.

La Madonna dal volto bruno e dal manto dorato è seduta in trono e recante nella mano destra il globo. La Vergine Regina con la mano sinistra regge il Bambino, sempre dall’incarnato bruno, seduto sulle ginocchia in posizione frontale che benedice e regge il globo nella sinistra.  

Gli studiosi come Valente nel 1948 e la A. Grelle Iusco nel 2001 la associano alle altre Madonne lucane di Orsoleo, Banzi, Calvello, Castel Mezzano e San Martino d'Agri, ascrivendola il primo al XII secolo e la seconda tra il XIII e il XIV secolo.

In occasione della Mostra del 2004 “Scultura Lignea in Basilicata” Pierluigi Leone de Castris inserisce la Madonna di Viggiano nell’ambito del primo fiorire della scultura romanica in legno in Basilicata e soprattutto la collega alle Vergini catalane eseguite tra fine XII e inizi XIII secolo.

Le analisi archeometriche del 2010 pubblicate negli Atti del Convegno Nigra sum - Culti, santuari e immagini delle Madonne Nere d’Europa- hanno rilevato sulle mani e sul viso della statua vari strati pittorici succedutisi nell'arco dei secoli. Il più antico incarnato era quindi corrispondente al roseo e non al bruno attuale, mentre le vesti, erano probabilmente sempre dorate, ma più opache in quanto la doratura più antica era eseguita con la porporina o con la polvere di oro.

Bibliografia

Venturoli Paolo (a cura di), Scultura lignea in Basilicata: dalla fine del XII alla prima metà del XVI secolo ; [Matera, Palazzo Lanfranchi, 1 luglio - 31 ottobre 2004], Torino, 2004
Scheda P.L. De Castris pp. 88-91

Calò Mariani Maria Stella, Madonne lignee dal volto bruno nei santuari della Puglia e della Basilicata, Atti del Convegno Internazionale (Santuario e Sacro Monte di Oropa, Santuario e Sacro Monte di Crea, 20-22 maggio 2010), a cura di L. Groppo, O. Girardi, 2010

Inez van der Wef, Rocco Laviano, Luigia Sabbatini, Indagini archeometriche sulle Madonne di Siponto e di Lucera, Il volto oscuro del divino, Atti del VI Convegno Internazionale di studio (Bari-Foggia-Lucera, 20-23 maggio 2010), 2010