ancona, opera isolata - bottega bresciana (terzo quarto sec. XVIII)

ancona, 1757 - 1775

Due lesene, decorate da motivi pendenti, si impostano su plinti dai profili mossi e sorreggono una trabeazione a cornici modanate sormontata da una cartella mistilinea che reca al centro l’emblema francescano

  • OGGETTO ancona
  • MATERIA E TECNICA stucco/ doratura
    stucco/ modellatura
    stucco/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Bresciana
  • LOCALIZZAZIONE Pralboino (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’ancona in stucco richiama nella contenuta scelta cromatica i colori della sottostante mensa (per entrambe le opere si propone il riferimento orizzontale 0300185286) ma se ne distingue per il forte carattere barocchetto che svuota gli elementi della loro funzione architettonica e li trasforma in puri motivi decorativi come i fantasiosi plinti, le sottili lesene poco rilevate e la cimasa disegnata da un insieme di volute crestate ed elementi fitomorfi. La struttura dell’opera riprende, in forma semplificata, un modello diffuso in area bresciana da Giovanni Antonio Biasio con l’altare della Madonna del Rosario, realizzato nel 1739 nel Duomo di Montichiari (pubblicato da R. Massa nel contributo citato in bibliografia di confronto). L’esecuzione dell’ancona, comunque, è da porre in relazione ai lavori di rinnovamento che coinvolsero la chiesa di Santa Maria degli Angeli nel terzo quarto del Settecento, in seguito al riorientamento della medesima e alla consacrazione del nuovo altare, avvenuta nel 1757. Agli inizi del secolo XXI l’ancona è stata restaurata dal medesimo scultore locale che ha restaurato anche le mensole in stucco delle cappelle (informazione fornita da una comunicazione orale del sacrestano). Nel chiostro della basilica del Santo a Padova è conservato un paliotto in marmi mischi del secolo XVIII che presenta al centro un emblema francescano identico a quello che segna l’ancona di Santa Maria degli Angeli: il braccio nudo di Cristo a destra esce da una nube d’argento, con il segno del chiodo nella mano, ed incrocia il braccio manicato a sinistra, anch’esso con la ferita del chiodo ben evidente, mentre sullo sfondo è la croce con terminazioni lobate. Lo stemma serafico risale alla fine del secolo XV e la sua origine è da attribuire ad una scelta di san Bonaventura che volle per il proprio stemma da cardinale uno scudo azzurro con la mano di Cristo e quella di san Francesco inchiodate una sull’altra da un unico chiodo a voler significare il patto indissolubile che lega ogni frate minore a Cristo. In seguito l’emblema venne adottato come stemma ufficiale dell’Ordine dal generale Francesco Sansone, ministro dei frati minori dal 1475 al 1499, ma nel corso del tempo si è modificato: le braccia si sono allontanate, quella di san Francesco è stata contrassegnata dalla manica del saio e il chiodo è scomparso, inoltre spesso è stata aggiunta la croce (le informazioni sull’evoluzione e sul significato dello stemma serafico sono ricavate da http://santantoninob.altervista.org/index.php/component/content/article/48-articoli/106-lo-stemma-francescano.html). Così il significato del patto indissolubile tra il santo e Cristo si perse e fu sostituito dall’immagine di Francesco come alter Christus
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185287
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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