Il medico Mondino de' Liuzzi, scultura del Teatro Anatomico dell'Archiginnasio di Bologna

negativo, 1957/03/21 - 1957/03/21

La lastra è stata rintracciata sprovvista di pergamino. Il fototipo è la riproduzione di un positivo: da esso sono state ricavate due ulteriori lastre, N_000790 e N_000791

  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Scultori - Italia - Sec. XVIII - Giannotti, Silvestro
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Palazzo dell'Archiginnasio - Scultura del Teatro Anatomico
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI A. Villani & Figli (attribuito): fotografo principale
    Giannotti, Silvestro (1680-1750): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La lastra in esame riprende una stampa positiva della scultura di Silvestro Giannotti (1680-1750), raffigurante il medico Mondino de' Liuzzi, prima delle distruzioni dovute ai bombardamenti della seconda guerra mondiale (gennaio 1944). Della medesima immagine positiva si conservano presso l'archivio SBAP altre due lastre che la riproducono: N_000790, negativo compiuto dalla ditta Villani il 21 marzo del 1957, e N_000791, particolare più ravvicinato della statua (la ripresa non comprende l'intero positivo originario). La scultura era parte dell'apparato ligneo che ornava la sala del Teatro Anatomico del Palazzo dell’Archiginnasio, comprendente, tra le altre, le figure di 12 Medici. Una disastrosa serie di bombardamenti nella mattinata del 29 gennaio 1944 colpì il cortile cinquecentesco del palazzo dell'Archiginnasio, originaria sede unificata dello studium bolognese, distruggendone il lato orientale, meridionale e parte di quello nord. Proprio sul fianco est si trovavano le emergenze più pregevoli dal punto di vista storico-artistico: al pianterreno la cappella di Santa Maria dei Bulgari, mentre al piano superiore il Teatro Anatomico, sala creata alla metà del Seicento per le dissezioni. Il lavoro di recupero dei materiali frammentari dispersi e sepolti sotto le macerie, oltre alla temporanea messa in sicurezza di quello che era ancora intatto, iniziarono all'indomani del bombardamento, sotto la direzione del soprintendente ai Monumenti dell'Emilia, Alfredo Barbacci (giunto a Bologna appena l'anno precedente, nel luglio del 1943), che aveva a disposizione gli uomini del Genio Civile, oltre la collaborazione del professor Vincenzo Gabelli, funzionario della stessa soprintendenza. A partire dal 1950, con l’arrivo dei primi fondi stanziati dal Ministero della Pubblica Istruzione, si poté procedere con la ricostruzione del Teatro Anatomico (già dal 1945 si era posto mano al ripristino dell'intero complesso dell'Archiginnasio). Soltanto nel 1968 l'opera di restauro venne conclusa; si ricordano per la parte scultorea Astorre Astorri, Alfonso Bortolotti, Venanzio Baccilieri e Ercole Drei, mentre per la parte architettonica, l'ebanista Turibbo Paltrinieri. La partizione architettonica del Teatro venne progettata dal Levanti (Antonio Paolucci) attorno al 1637, che ne curò anche la realizzazione delle sculture, i busti dei Dottori e le statue dei 12 Medici, ma queste ultime vennero sostituite dall'intagliatore Silvestro Giannotti, che le rinnovò negli anni Trenta del Settecento. Le immagini che riproducevano la situazione originaria prima degli eventi bellici furono largamente utilizzate per la ricostruzione del dopoguerra; si cita in merito Barbacci: "Il ripristino architettonico del Teatro Anatomico […] dovette essere preceduto da un lungo e paziente studio per riordinare i frammenti recuperati, determinando di ognuno, mediante il confronto coi rilievi e le fotografie, l'originaria ubicazione; […] non fu agevole recuperare il disegno esecutivo occorrente per il ripristino. Vi si pervenne mediante ripetute prove, effettuate componendo a terra, per zone orizzontali e verticali, gli elementi lignei recuperati ed effettuando i necessari controlli con i documenti iconografici" (vedi BIB, Bollettino d'arte 1955). La lastra in esame è attribuita e datata per confronto con N_000790. Achille Villani (1870-1945) aprì nel 1914 a Bologna un atelier fotografico in via S. Stefano 24, all'interno della sua abitazione. In precedenza attorno al 1910, dopo aver intrapreso l'attività di decoratore e pittore, iniziò a collaborare con lo studio Camera di via Indipendenza, soprattutto con Giuseppe Camera, figlio del fondatore Giovan Battista. Soltanto nel 1921 la sua ditta "A. Villani" venne registrata alla Camera di Commercio, iniziando così l'attività concorrenziale verso Felice Croci (1880-1934), nella riproduzione di opere d’arte e di architetture cittadine. Nel 1923 l'atelier fu spostato dall'abitazione privata di Achille allo stabile di via Piave 22 (oggi via Clavature). Qualche anno più tardi (1932) venne inoltre mutata la ragione sociale in A. Villani & Figli, dato che oltre al primogenito Vittorio (1905-1970), vi collaborava anche il secondo figlio Corrado. [PROSEGUE PER MANCANZA DI SPAZIO IN OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800634132
  • NUMERO D'INVENTARIO N_000789
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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