Madonna del Velo. Madonna con Bambino e San Giovannino
arazzo
1701 - 1800
In primo piano la Madonna contempla il figlio addormentato, sollevando il velo trasparente con la mano destra per scoprirlo, gesto che prefigura la tragica sorte, mentre con la sinistra abbraccia dolcemente San Giovannino sulla cui spalla poggia una canna di verga. Un diadema regge sul capo della Madonna un velo che ricade sulle sue spalle coprendole le braccia. Alle spalle dei personaggi si apre un paesaggio in cui in secondo piano sono visibili tra la vegetazione monumentali rovine che fanno da quinta, mentre sullo sfondo si intravedono delle abitazioni di un centro abitato
- OGGETTO arazzo
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MATERIA E TECNICA
filo di seta/ incollato
carta/ pittura a tempera
filo d'argento
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MISURE
Altezza: 52.5 cm
Larghezza: 42.5 cm
- AMBITO CULTURALE Manifattura Italia Meridionale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE MARCA - Museo delle Arti Catanzaro
- LOCALIZZAZIONE Contenitore fisico
- INDIRIZZO Via Alessandro Turco, Catanzaro (CZ)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il quadretto riporta delle varianti rispetto al dipinto riprodotto, conservato al Louvre. Sono stati aggiunti il tronco in primo piano e l’albero alle spalle del bambino, mentre non sono presenti le figurine che animano le antiche rovine e sul fondo non compare la città che ricorda Roma con l’edificio somigliante al Pantheon. Inoltre è stato aggiunto un drappo per ricoprire la nudità del Bambino. Le medesime differenze sono presenti in un quadretto raffigurante lo stesso soggetto iconografico, conservato in una collezione privata di Palermo, eseguito con la stessa tecnica dei fili di sete policrome, incollati con la cera calda sul cartone; attribuito al ricamatore leccese Leonardo Quesi e datato verso la prima metà del XVIII secolo. Esiste un’altra versione inedita della Madonna del Diadema blu, realizzata a fili incollati, appartenente alla collezione privata “Collection Josiane & Daniel Fruman, France”, ascrivibile al contesto meridionale e databile al XVIII secolo, copia abbastanza fedele del dipinto originale, dedotta dall’incisione eseguita da François de Poilly e Charles Louis Simoneau, pubblicata nel 1729. Per il quadretto di Palermo è stata avanzata l’ipotesi che il soggetto iconografico possa essere ripreso dalla medesima incisione poiché in entrambi la nudità del Bambino è ricoperta da un panno, assente nel dipinto del Louvre. Lo stesso potrebbe essere avvenuto per la realizzazione dell’opera presa in esame, considerando la facilità con cui le incisioni potevano circolare all’epoca. La versione palermitana e francese costituiscono un termine di paragone per definire il periodo cronologico dell’opera analizzata, ascrivibile al XVIII secolo. Sul piano cromatico emergono ulteriori analogie con il quadretto di Palermo, il drappo su cui giace il Bambino, color avorio, la veste e il velo della Madonna color ocra e azzurro; significativo il particolare del diadema che non appare nel caratteristico blu, ma di color ocra chiaro. La varietà cromatica dei fili di seta in cui dominano i colori freddi, soprattutto nel paesaggio all’aperto dove compaiono le diverse sfumature del blu e dell’azzurro. La presenza del filo color nero posto a contorno delle figure e delle architetture per suggerire la profondità e l’utilizzo delle lamine metalliche d’argento per impreziosire le lumegiature del drappo del Bambino, del velo, della veste della Madonna sono degli elementi ulteriori che accomunano il manufatto con la versione di Palermo, attribuito al ricamatore leccese Leonardo Quesi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800007843
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Catanzaro e Crotone
- DATA DI COMPILAZIONE 1977
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2022
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0